Istituti Tecnici Superiori o Istituti Tecnologici Superiori? Il cambiamento di nome in corsa è uno dei punti della riforma (prossima all’approvazione) di cui si discute da tempo. E la ragione è semplice: deve essere chiaro che i nuovi ITS, per i quali il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha stanziato 1,5 miliardi di euro, dovranno puntare anzitutto a “potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali”.
E se fra tecnica e tecnologia la differenza non è così sottile – sebbene talvolta i due termini vengano impropriamente usati come sinonimi – il cambio, a costo zero dato che l’acronimo rimane lo stesso, potrà certamente dare un sapore diverso (forse più prestigioso) a queste realtà in crescita.
Le aree tecnologiche
Quale che sia il nome, gli ITS sono percorsi di formazione in cui di tecnologie e innovazione si parla (e si insegna) molto. Le aree tecnologiche al momento sono sei, ma la riforma in corso di approvazione punta addirittura ad aumentarle. L’offerta formativa include il settore dell’efficienza energetica, della mobilità sostenibile, delle nuove tecnologie per la vita, per il made in Italy, delle tecnologie innovative per i beni e le attività culturali (il turismo) e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
La docenza è affidata almeno per il 50% a professionisti del settore provenienti dalle aziende che collaborano con gli ITS, e almeno il 30% della durata dei corsi si svolge in azienda (in Italia o all’estero), sotto forma di stage. E, siccome la riforma in corso di approvazione per gli ITS mira a conferire un ruolo sempre maggiore alle aree tecnologiche e all’industria 4.0 – quella che fa sempre più uso dell’automazione nella gestione dei processi produttivi e gestionali, per intenderci – queste due percentuali saranno alzate al 60% nel caso della docenza e al 35% per quel che riguarda il monte orario degli stage.
Piani di lavoro, non piani di studio
Ma vediamo un po’ meglio come si articolano i progetti del settore tecnologia e innovazione. Anzitutto, lo slancio verso il mondo lavorativo comincia al momento della scelta del curriculum più adatto: lo si fa in base alla figura professionale e in base alle competenze acquisite, non in base alle materie. Per ogni settore tecnologico sono chiare le prospettive di carriera e le attività che potranno essere svolte. Un esempio: si è interessati al settore energia rinnovabile e fonti sostenibili? It’s green è il progetto di efficienza energetica volto a formare super-tecnici dell’ambito dell’approvvigionamento e della generazione di energia (in particolare rinnovabile) da un lato, nella progettazione di impianti energetici e nell’edilizia sostenibile dall’altro. E di sostenibilità si parla anche nel piano rivolto al settore della mobilità di persone e merci, It’s motion: dalla gestione e assistenza dei trasporti esistenti in un’ottica di ottimizzazione e anti-spreco, alla manutenzione e progettazione di nuove infrastrutture per finire al supporto logistico.
Avvicinandosi un po’ di più al ramo puramente scientifico, poi, è possibile tuffarsi nel mondo delle biotecnologie e delle nuove tecnologie biomediche: dalla produzione di nuove molecole, al controllo qualità di prodotti a base biotecnologica fino allo sviluppo e produzione dei dispositivi biomedicali, apparecchi e kit per la diagnosi, terapia e riabilitazione.
Ci sono poi tutti i percorsi di formazione volti a valorizzare le eccellenze del made in Italy, dal settore agroalimentare a quello edilizio, sfociando persino nell’ambito del marketing, della comunicazione e dell’informatica. Ultimo ma non meno importante, anzi forse fondamentale in un paese come il nostro, la formazione di figure tecniche professionali per la gestione e dei beni culturali e del turismo.