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Upskill, una consapevolezza nuova per le piccole aziende italiane

La seconda edizione spingerà altre imprese, anche sociali, di Verona, Vicenza e Mantova a mettersi alla prova. Ecco cosa suggeriscono esempi di successo della precedente iniziativa

In collaborazione con: Fondazione Cariverona

La call promossa da Fondazione Cariverona per la seconda edizione di Upskill, al fine di raccogliere le manifestazioni di interesse da parte di aziende e soggetti economici con finalità sociali che hanno sede nelle province di Verona, Vicenza e Mantova, si conclude il 31 gennaio (ne avevamo scritto qui). Le imprese che saranno selezionate potranno sviluppare, con il supporto di giovani tecnici degli ITS e degli studenti universitari, nuovi prodotti o affrontare processi di trasformazione del proprio business model, per essere ancora più competitivi e resilienti nel mercato attuale. Le sfide progettuali si tradurranno in prototipi lungo una road map che sarà scandita dalla metodologia stessa che porterà imprese e studenti a confrontarsi.

L’edizione 2022, la prima, ha portato alla realizzazione di 33 prototipi. Per le nuove partecipanti, e per i giovani tecnici ITS che prendono parte all’iniziativa, non mancherà quindi la giusta ispirazione. Le storie di Upskill infatti rispecchiano le sfide, i bisogni, le curiosità e le proiezioni sul futuro della micro e piccola impresa italiana. Un osservatorio privilegiato, più in generale, anche sul made in Italy al tempo dell’industria 4.0.

Un caso esemplare è il progetto realizzato, con l’apporto dei tecnici ITS, per la veronese Officine Pegoretti, nome storico del mondo della bicicletta. L’azienda aveva chiesto agli studenti di creare un sistema che assistesse il lavoro della saldatura ma senza introdurre un elemento totale di automazione. Il lavoro degli studenti, con il supporto delle project manager di Upskill 4.0 (spin off dell’ateneo Ca’ Foscari), ha portato alla realizzazione di una maschera per la saldatura che consente agli operatori di sfruttare i vantaggi della realtà aumentata e della sensoristica 4.0 nei diversi passaggi dell’operazione che resta, quindi, artigianale. Le aziende che parteciperanno alla nuova edizione lanceranno delle sfide progettuali per rispondere a esigenze o bisogni puntuali ma il viaggio dell’innovazione, in sinergia con gli studenti di ITS e atenei, potrebbe portarli anche altrove, verso dimensioni interessanti e inesplorate.

Il prototipo realizzato per Officina Pegoretti, presentato a Milano nell’evento conclusivo della prima edizione

Così è successo alla vicentina (opera a Nove) Botteganove che realizza ceramiche artistiche. Inizialmente, la sfida progettuale verteva sul desiderio di mostrare ai clienti le fasi del processo produttivo artigianale, con un tour virtuale all’interno del laboratorio. Ma a fine corsa, il brand ha ottenuto una vera e propria carta di identità digitale del prodotto al fine di offrire contenuti aggiuntivi e anche un configuratore immersivo. Partita quindi da un’esigenza influenzata anche dagli eventi – la pandemia ha spinto i brand a pensare a soluzioni per avvicinare il pubblico al proprio background – Botteganove ha ottenuto una soluzione che fornisce un servizio aggiuntivo e potenzia la capacità di veicolare il know how artigianale del prodotto grazie all’elemento digital.

Ma con il supporto dei tecnici degli ITS e degli esperti di Upskill 4.0, le aziende ripenseranno anche alle modalità con cui si presentano, rafforzando la comunicazione in tutti i suoi aspetti e proponendo anche servizi che consentono scelte più informate e consapevoli.

Il vivaio Coplant, operativo a Canneto sull’Oglio – in provincia di Mantova – ha aggiornato la sua presenza digitale rinnovando logo, sito internet, strategia comunicativa e pagina Instagram. Ma, grazie all’apporto delle competenze degli studenti degli ITS, ha anche messo a punto un configuratore web che consente al cliente di valutare la zona climatica quando sceglie le piante e di visualizzarne quindi l’evoluzione nel corso delle stagioni.

Le aziende che hanno partecipato hanno potuto quindi toccare con mano il valore aggiunto di uno sguardo più ampio sulle possibilità in termini di business, comunicazione e assistenza alle operazioni tradizionali che viene anche dal confronto con metodologie e competenze non sempre presenti in casa. Inoltre, la routine è spesso nemica dell’innovazione e anche in quest’ottica, Upskill rappresenta un momento di interessante discontinuità. Per raggiungere il risultato gli apporti degli studenti ITS sono importanti. Ma Upskill si rivela anche per loro un banco di prova: le imprese non sempre sono note agli studenti, pur essendo realtà importanti e consolidate del tessuto produttivo, e l’iniziativa costituisce quindi anche un fondamentale momento di presa di coscienza del mondo reale.

Il metodo del design thinking non è necessariamente noto e al tempo stesso le competenze di partenza subiscono approfondimenti sul campo.

E non si tratta solo di hard skill. Lo spiega bene Selena Brocca, direttrice generale di Upskill 4.0: “Upskill 4.0 punta a sviluppare nuova consapevolezza negli studenti che coinvolge nei progetti oltre a dare loro le competenze necessarie per eccellere in un mondo in continua evoluzione. Per ogni team costruiamo delle esperienze basate sul Challenge Based Learning. Applichiamo il design thinking non solo per risolvere le sfide lanciate dalle aziende, ma anche per pianificare le attività didattiche di ogni progetto. I partecipanti hanno anche l’occasione di acquisire quelle competenze trasversali come il problem solving, il lavoro di gruppo, l’empatia e l’ascolto attivo tanto richieste dal mondo del lavoro. Nei cento progetti sviluppati finora abbiamo visto più di 400 studenti risolvere sfide complesse e crescere in pochi mesi in modo esponenziale. Accompagnare i giovani nella loro crescita professionale è per noi motivo di grande soddisfazione“.

Prossimamente, saranno quindi svelate le imprese che animeranno la seconda edizione di Upskill, esponenti di settori cruciali come artigianato, made in Italy, turismo, offerte e proposte culturali, silver economy. E ancora una volta l’iniziativa di Fondazione Cariverona ci dirà molto sul presente e sul futuro delle micro e piccole imprese italiane e di cosa può fare la formazione terziaria tecnologica per loro.

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