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Turismo e ITS, una formazione all’altezza delle nuove sfide

Il settore, pesantemente colpito dalla pandemia, è alle prese con interessanti evoluzioni. La formazione tecnica superiore è il contesto per creare competenze adeguate al nuovo corso

  Lavoro

In collaborazione con: UniCredit

Il settore turistico gioca un ruolo decisivo nel panorama nazionale perché, come ricordava lo stesso Pnrr, oltre al peso diretto che riveste nell’economia italiana, è anche “espressione dell’immagine e brand del Paese”. Non c’è dubbio che la pandemia abbia rappresentato uno choc ma anche un’opportunità di ripensare alcune dinamiche, al fine di scommettere sempre più sulla digitalizzazione per offrire esperienze più integrate e personalizzate. Nei prossimi anni, come indicava il Piano di ripresa e resilienza, il settore risentirà di un cambiamento che passerà anche dal rinnovamento e dalla modernizzazione dell’offerta turistica attraverso la riqualificazione delle strutture ricettive e il potenziamento dell’infrastruttura e dei servizi turistici strategici. Anche in questo ambito la transizione digitale e verde farà sentire i suoi effetti.

A fronte delle diverse specializzazioni del settore, una formazione verticale, flessibile – e in grado di assecondare i reali bisogni delle imprese- farà la differenza per chi ambisce a lavorare in questa industry. Ne parliamo con Enrica Scopel, dal 2017 direttore generale della Fondazione ITS Academy Turismo Veneto: con sette percorsi e sei sedi nel territorio, l’ITS forma figure professionali specializzate per i settori dell’hospitality e del business management, grazie a una didattica molto attenta alla componente esperienziale e a quella tecnologica.

Grazie alla sinergia con UniCredit, e al programma UniGens, l’ITS favorisce anche un approfondimento sui temi dell’impresa, degli investimenti e della consapevolezza finanziaria, possibile grazie alla presenza in aula di professionisti che hanno lavorato o lavorano in UniCredit.

Scopel, il turismo è un settore cruciale per l’Italia ma è anche uno di quelli più impattati dalla pandemia.  Qual è il valore aggiunto di una formazione da ITS in questo ambito?

Va premesso che stiamo ancora pagando lo scotto pesante creato dalla pandemia. Si sono evidenziate alcune criticità di gestione. In questo momento più che mai c’è la necessità di una preparazione pragmatica, rinnovata, innovativa. Andiamo a formare le persone sulle esigenze che le aziende hanno oggi e avranno domani, non su quelle di ieri. Il vantaggio è l’update dei percorsi formativi. Ogni anno rivediamo e aggiorniamo la progettazione dei percorsi, per crearne di nuovi sulla base delle istanze che arrivano dal mondo del lavoro e delle imprese, sui desiderata di queste rispetto alle competenze dei giovani.

ITS Academy Turismo Veneto è un polo di riferimento, tutti i percorsi sono cofinanziati dal dal Ministero dell’Istruzione e dalla Regione Veneto.

Quali sono i desiderata delle imprese, per capirci?

Saper usare operativamente gli applicativi, quindi software di gestione, di prenotazione ma anche di data analysis. Abbiamo unità formative dedicate all’uso di software ma le esigenze sono anche più banali, ad esempio l’utilizzo di Access, Adobe, Excel. Tutte le aziende chiedono conoscenza delle lingue e la gestione delle relazioni, quindi soft skill: all’interno di unità formative dedicate, con attività di team working o team building in esterna, andiamo a sviluppare competenze a volte nascoste, inespresse. Gli ultimi due anni non hanno aiutato i giovani a imparare ad esprimersi e crescere dal punto di vista delle relazioni interpersonali. Abbiamo potenziato questi ambiti.

Come si procede a ripensare l’offerta formativa per le esigenze dei diversi attori?

La parola chiave è dialogo, le aziende hanno esigenze che ci manifestano non una tantum ma quotidianamente. Noi prendiamo atto delle indicazioni, riprogettiamo le unità formative e ricerchiamo sul mercato le competenze e gli specialisti utili a questo obiettivo. Ampliamo la faculty della Fondazione ogni anno facendo entrare nuove professionalità attraverso un avviso di selezione.

Il potenziale degli ITS si sta esprimendo in tutta la sua forza in questa fase?

Ancora no, anche se l’impegno è costante. Siamo purtroppo ancora poco conosciuti come segmento di formazione sul mercato. La famiglia italiana media non sa cos’è l’alta formazione professionalizzante e non sa che rappresentiamo, come le Università, l’istruzione terziaria. Stiamo valorizzando le best practice dei nostri alumni che attraverso il loro racconto possono essere ambassadors dei percorsi di formazione ITS. E’ un percorso lungo ma è un passaggio culturale che va fatto. Tra dieci anni cominceremo a vedere il ritorno sull’investimento. Anche il nome , ITS, non aiuta a fare chiarezza. Siamo confusi con le secondarie di secondo grado.

Il naming e il branding sono la chiave del posizionamento.

Enrica Scopel, direttore generale della Fondazione ITS Academy Turismo Veneto

Lo scopo è arrivare anche a una platea più ampia dal punto di vista anagrafico, che punta al reskilling?

Non solo al reskilling ma anche all’upskilling.  Persone che sono nel mondo del lavoro ma sentono l’esigenza di integrare, accrescere e vedere riconosciute delle competenze. Questo è  possibile all’interno di percorsi che si svolgono in tempi contenuti e, nel caso del turismo, consoni allo svolgimento dell’attività professionale: siamo in aula in bassa stagione, lasciamo liberi i partecipanti in alta stagione, così che possano lavorare.

Ci sono attori che potrebbero trainare di più questo mondo, ad esempio le stesse banche che sono sui territori e possono rappresentare un anello di congiunzione tra realtà diverse?

Tutti i player potrebbero fare di più; i player ci sono e ci supportano, il problema è il coordinamento delle voci. UniCredit ci supporta dal punto di vista della didattica, perché fornisce moduli formativi legati al credito e all’autoimprenditorialità e, dal punto di vista esterno, fornendoci occasioni di visibilità. Probabilmente manca un coordinamento generale, meno legato a circostanze o singoli settori, siamo 120 fondazioni ITS in Italia che hanno nomi spesso diversi; manca una sinergia dal punto di vista della comunicazione nella costruzione del brand, ma anche della condivisione. Un giornalista tempo fa ci ha chiamato itis. Se ci chiamano itis non ci stanno facendo una pubblicità utile.

La sinergia con UniCredit porta nel vostro ITS gli interventi formativi di UniGens. Come nasce questa collaborazioni e quali vantaggi porta?

La competenza specifica legata al credito, e soprattutto alla parte dell’investimento in startup, è il motivo che ci lega a UniCredit con specialisti che entrano in aula e forniscono informazioni tecniche. Abbiamo inserito il loro apporto nei corsi di food and beverage management (food and wine marketing & comunication, ndr), sono percorsi che nel tempo hanno visto i diplomati dare vita a startup. Uno di loro a tre anni dal diploma ha avviato un’impresa, nel mondo ristorativo, e oggi ha 18 dipendenti in sei filiali e questo anche grazie al supporto dell’istituto di credito che ha fornito indicazioni molto operative rispetto all’accesso al credito.

La possibilità di fare impresa è ulteriore motivo di appeal per il mondo ITS?

Dipende dai settori e dalla tipologia dei percorsi. Il mondo della ristorazione e dell’ospitalità richiede competenze specifiche: nel momento in cui un giovane ha tutte le competenze legate al food costing, alla gestione dei ricavi, al marketing, alla comunicazione, se ha anche un’indole imprenditoriale, si sente forte e invogliato a intraprendere un percorso.

Le competenze della formazione tecnica professionale possono essere anche superiori alle esigenze della tipica impresa italiana?

Si, a volte le persone che formiamo hanno delle competenze maggiori rispetto ai  bisogni che l’impresa tradizionale percepisce, ma questa è una grande opportunità di crescita per questo comparto imprenditoriale.

La sinergia con UniCredit continuerà?

Siamo legati ai bandi e alla progettazione biennali. Nel biennio andiamo a inserire, di progettazione in progettazione, tutte le aziende che possono apportare valore, e in questo senso c’è continuità con UniCredit che sarà presente anche nel prossimo biennio.

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