Non solo con i social è possibile trovare lavoro, ma, lo dimostrano i fatti, grazie ai social sono nate professioni ad hoc, come il social media manager, i community manager e, caso limite ma ricco di appeal, gli influencer.
Per coloro che si limitano a fare lavori tradizionali, i social costituiscono comunque un interessante strumento per trovare un’occupazione o fare carriera, a patto di saper valorizzare al meglio questi tool, senza commettere errori. Sui social ci sono i potenziali futuri datori di lavoro, i player del job recruiting ma, a ben pensarci, anche semplicemente coloro che possono metterci in contatto con chi ne offre: il canale informale (amici, parenti, conoscenti) è di per sé un asset per trovare lavoro e i social, grazie al digitale, lo hanno moltiplicato potenzialmente all’infinito.
Cerchiamo però di capire come utilizzare al meglio le piattaforme che usiamo ogni giorno, anche quelle apparentemente meno connesse al lavoro.
LinkedIn, per veri carrieristi
Proprio come altri social, questo professional network consente di creare una rete di contatti. E le relazioni, si sa, aiutano il lavoro. Restare in collegamento con gli ex colleghi dell’università o del master è importante, ma non è certo il fine ultimo della piattaforma. L’obiettivo è ampliare la rete aggiungendo professionisti che possono apprezzare il nostro cv, favorire altri incontri vantaggiosi e ricordarsi di noi alla bisogna.
La piattaforma consente di pubblicare il proprio curriculum, di attivare avvisi sulle offerte di lavoro (anche geolocalizzandole), di verificare il proprio livello di competenze, di interfacciarsi con in cacciatori di testa e molto altro (soprattutto se si attiva la versione premium). Per raggiungere l’obiettivo è necessario però impegnarsi costantemente, aggiornando le informazioni nel tempo e creando contenuti che valorizzino l’impegno sul campo. Non basta indicare le mansioni, è meglio scendere nel dettaglio, per dimostrare che il nostro apporto ha già fatto la differenza in passato.
Essere elusivi, su una piattaforma scandagliata dai recruiter, non paga. Non bisogna solo esibire risultati creando post ma anche discutere del proprio lavoro, e del futuro del proprio settore, con la community allargata che segue, creando un ingaggio stimolante, aperto e mai divisivo o urlato.
Un approccio business first è quello che paga su un social popolato da professionisti e setacciato dagli head hunter. Un’opzione vincente è anche quella di puntare su una dimensione phygital della propria presenza su LinkedIn, citandola su biglietti da visita, curriculum, al fine di prolungare i vantaggi anche lontano dalla rete. Infine, occhio a valorizzare le raccomandazioni di colleghi, supervisori, superiori: saranno di fatto un asset e un aiutino per i recruiter.
Pro: Le offerte fioccano settando bene i parametri
Contro: Non adatto a gente pigra
Cercando in casa Meta
Facebook e Instagram possono aiutarci a trovare lavoro? Entrambi vengono usati, spesso, per esibire cose del tutto private ma sono comunque straordinarie piattaforme per venire a conoscenza di assunzioni e opportunità lavorative.
Su entrambe, infatti, è possibile seguire le pagine di aziende (a loro volta queste ultime possono pubblicare annunci), ma anche quelle dei grandi player del recruiting (come inJob, presente in tre continenti) o, più semplicemente, delle istituzioni del lavoro e delle politiche sociali (la governativa clicLavoro è presente su tutti i maggiori social, per informare il pubblico su normative, formazione, concorsi e assunzioni).
Altro discorso, ma non meno rilevante, è la cura del personal branding, con foto e contenuti che rafforzino l’immagine che si vuole veicolare all’esterno. Non è facile, considerato che entrambi i social sono sostanzialmente una sorta di gemello digitale della vita privata. Bisogna ripensare le foto, i contenuti e anche i like e i commenti lasciati in giro. I social ci hanno reso più raggiungibili ma anche più esposti in tutto quello che facciamo: opinioni su temi controversi, un tone of voice inadeguato e una bacheca piena di cose pleonastiche potrebbero costituire un grosso problema per il volenteroso head hunter che riesce a pescare un candidato sulla piattaforma di Zuckerberg. Meta, la casa madre di Facebook, inoltre offre anche programmi di formazione, certificazioni e corsi gratuiti. Possono tornare utili e dimostrare che anche le skill si possono allenare con gli strumenti del tempo.
E Instagram? Le aziende ormai utilizzano tutti i canali per far sapere che cercano professionisti in grado di fare la differenza. Bisogna costruire quindi un feed coerente con l’obiettivo di trovare lavoro: insomma, seguire una pagina di gattini in meno e una di job coach in più. Non bisogna dimenticare poi la specificità di un social che parla per immagini: tutti coloro che creano, in svariati campi, hanno a disposizione una platea eccezionale. Una designer di gioielli potrebbe essere notata da un brand o dal manager di un marketplace che, semplicemente, segue hashtag in materia. Come sottovalutare una simile chance, grazie a una piattaforma che consente anche di inviare utilissimi message in direct?
Pro: Le potenzialità relazionali di ambo le piattaforme sono illimitate
Contro: La commistione tra pubblico e privato è rischiosa
Twitter, non solo polemiche
La maggior parte degli utenti lo utilizza per dialogare e conversare sui temi del momento. E in effetti la piattaforma di microblogging serve soprattutto a quello. Ma non solo: pensate a tutti i media che pubblicamente dichiarano di cercare giornalisti e contributor (si sa, il social è utilizzatissimo dai professionisti del giornalismo e della comunicazione).
Anche in questo caso, pagano un profilo sempre aggiornato, una foto che vi identifica chiaramente e una coerente proposizione: mostrate interesse per gli argomenti cruciali per il settore, utilizzate saggiamente gli hashtag per indicare che cercate lavoro e contattate le giuste persone con adeguato tatto: solo chi non è online non vuole farsi trovare.
Pro: Basta un retweet per scoprire l’annuncio della vita
Contro: Il meccanismo della bolla può essere un limite