Rafforzare “l’istruzione tecnica e professionale” attraverso la costituzione degli Istituti Tecnici Superiori: un obiettivo che è stato raggiunto, contenuto nel decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (Dpcm) del 25 gennaio 2008. Si tratta di uno dei provvedimenti chiave per partire, dall’inizio, per ricostruire la storia degli ITS in Italia. Sedici articoli che quasi 15 anni fa hanno definito le prime linee guida per la “riorganizzazione del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore”.
Il dpcm fa riferimento appunto a diversi obiettivi da perseguire, come “l’orientamento permanente dei giovani verso le professioni tecniche” e una stretta collaborazione con i territori e il mondo del lavoro. Vengono poi definiti una serie di standard organizzativi degli ITS, “gli elementi essenziali” per la loro riconoscibilità.
Il provvedimento indica poi le aree tecnologiche a cui fanno – tuttora – riferimento gli Istituti: efficienza energetica, mobilità sostenibile, nuove tecnologie della vita, nuove tecnologie per il made in Italy, tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e tecnologie della informazione e della comunicazione. Inoltre si menzionano le “certificazioni dei percorsi” e si parla di “verifiche finali delle competenze acquisite”.
L’impostazione originale degli ITS
Un aspetto interessante del dpcm sono i suoi allegati, A e B. Il primo si occupa delle linee guida per la costituzione degli Istituti, che si configurano come “fondazioni di partecipazione”. L’allegato B invece è una sorta di fac-simile di uno “schema di statuto”, costituito da ben 20 articoli. Il dpcm del 2008, in sostanza, ha posto le basi per l’avvio e lo sviluppo degli ITS. Ha definito una “fase transitoria” fondamentale nella crescita degli Istituti, per come li conosciamo oggi.
Dopo l’entrata in vigore di questo provvedimento sono nati quindi i primi Istituti, la cui comparsa risale al 2010. Tra quell’anno e il 2015, secondo il primo monitoraggio di Indire – l’istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa che cura e gestisce la banca dati sugli Istituti – in Italia sono presenti 75 Fondazioni ITS, con 349 percorsi attivati e 7.838 studenti ammessi. In quegli anni le aziende in cui gli studenti hanno svolto il loro stage sono state 1.056, mentre almeno 231 laboratori venivano messi a disposizione durante i corsi.
I percorsi attivati nei primi ITS rientrano, in particolare, nell’area nuove tecnologie per il made in Italy (43,6%). Indire nel suo monitoraggio del 2015 evidenzia come “il numero dei percorsi attivati è aumentato costantemente dal 2010 al 2014, a eccezione dei percorsi dell’area mobilità sostenibile, che mostrano una lieve flessione dal 2013 al 2014”.
Le novità degli anni Dieci
Tornando ai provvedimenti sugli ITS, va segnalato che nel 2011 arriva un decreto del ministero dell’Istruzione che si occupa di alcuni aspetti chiave degli Istituti, come le aree tecnologiche, i requisiti d’accesso ai percorsi formativi e la verifica delle competenze acquisite. Un altro intervento normativo – sempre firmato dal ministero e datato 2013 – fornisce le linee guida sull’organizzazione delle commissioni degli esami finali per il rilascio dei diplomi.
Mentre nel 2014 Governo, Regioni, province e Comuni firmano un accordo sulla “realizzazione del sistema di monitoraggio e valutazione dei percorsi ITS”. Questo sistema viene realizzato “nell’ambito dei piani territoriali adottati ogni triennio dalle Regioni”, con riferimento alla “programmazione dell’offerta formativa di istruzione e formazione tecnica superiore e ai programmi finanziati”. L’accordo attribuisce poi alle Regioni il compito di trasmettere i piani – in formato digitale – al ministero dell’Istruzione e a Indire, “ai fini dell’acquisizione” delle informazioni da inserire nella Banca dati nazionale per l’attuazione del sistema di monitoraggio e valutazione. Si tratta del sistema a cui facevamo riferimento prima, che ci ha consentito di svolgere una rapida ricognizione sui primi Istituti presenti in Italia.
L’impennata del 2018
Infine un decreto del ministero dell’Istruzione ha introdotto, nel 2018, i Programmi di sviluppo nazionale. Essi supportano la “filiera formativa” degli ITS, i quali, in stretta collaborazione con le imprese, “progettano e realizzano percorsi di alta formazione tecnica destinati a giovani e adulti e promuovono processi innovativi, tecnologici e organizzativi, prioritariamente correlati al Piano nazionale impresa 4.0”.
Rispetto ai primi anni dalla loro comparsa, nel 2018 si assiste a una crescita importante degli Istituti. I dati di Indire certificano l’esistenza di 95 fondazioni ITS sul territorio nazionale, con 10.447 studenti ammessi (8.961 diplomati) e 429 percorsi attivati. Le aziende in cui gli studenti hanno svolto il loro stage sono 1.449. Invece i laboratori utilizzati durante i corsi sono 538 (128 di proprietà delle Fondazioni e 410 in convenzione d’uso). Inoltre nel monitoraggio del 2018 l’istituto “rileva un incremento dei percorsi realizzati del 79,37% rispetto al 2015 e del 16,49% rispetto al 2017”. Mentre “le aree che detengono sempre il maggior numero di percorsi monitorati sono le nuove tecnologie per il made in Italy (ambito sistema meccanica) e la mobilità sostenibile”.
Oggi gli ITS hanno quasi raggiunto quota 120, e nel 2021 ne sono nati 5 nuovi.