L’e-waste, l’insieme dei rifiuti generati da apparecchiature elettriche ed elettroniche, rappresenta a livello globale un problema ma anche una grossa opportunità, come ricordava un’analisi del World Economic Forum che rimarcava come “l’insaziabile domanda di dispositivi elettrici da parte dell’umanità stia creando il flusso di rifiuti in più rapida crescita al mondo”. Trattare i Raee adeguatamente significa evitare danni all’ambiente e recuperare in maniera efficiente le risorse naturali ( metalli preziosi e plastiche) in essi contenute per limitare l’estrazione di materie prime .
Lo indicava anche la Corte dei Conti Europea nel 2021, sottolineando come “nel complesso gli Stati membri dell’UE raccolgono e recuperano più apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso rispetto a gran parte del resto del mondo”. Molto resta ancora da fare e lavorare in aziende che operano in questo segmento significa contribuire a molteplici, complessi, obiettivi. In Europa, tra le grandi realtà del settore, figura Stena Recycling: in Italia, l’azienda svedese è presente con i suoi impianti ad Angiari; Carpi; Cavenago.
Nell’impianto veneto di Angiari è al lavoro ogni giorno anche Francesco Carta: 44 anni, origini sarde, ha iniziato a lavorare in azienda nel 2009 e oggi ricopre la carica di responsabile di produzione dell’impianto di primo trattamento.
La storia di Carta dimostra che quando il treno passa, bisogna salire al volo, come racconta lui stesso a TuttoITS: “Sono entrato in Stena come smontatore di tv, nell’impianto di Castenedolo, poi sono stato spostato al trituratore frigo. Sono stato assunto a tempo indeterminato nell’arco di due mesi. Ad Angiari sono approdato nel 2012, quando è nato l’impianto PMR (Precious Metal Recycling) in cui sono entrato come palista. Quando passa il treno devi saltarci su e non perderlo. Attualmente sono responsabile di produzione e gestisco il personale”.
Formazione (anche in trasferta)
Carta, che ha studiato alla scuola edile, in azienda ha colto numerose opportunità di formazione e crescita: uno degli assi portanti in casa Stena, non solo in Italia, è la filosofia Care for Potential, prendersi cura del capitale umano, provvedendo alla formazione. “In azienda, ho seguito numerosi corsi: quelli da mulettista, da palista, quelli per l’utilizzo di piattaforme di lavoro elevabili (Ple), quelli di inglese, quelli relativi alla sicurezza. Ma abbiamo anche corsi che insegnano a interagire con gli operai, evitando i conflitti. Ricopro anche il ruolo di RLS (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, ndr) dell’impianto e in Stena è alta l’attenzione in ottica infortuni zero”.
Un’ulteriore chance di formazione viene anche garantita dalle trasferte in Svezia, conferma Carta, che ricorda: “Nel 2012, sono andato per due settimane a fare formazione alla casa madre: un ambiente sereno, poco stressante. A nostra volta siamo andati in Svezia a portare il nostro contributo e a spiegare come facciamo funzionare, ad esempio, un macinatore verticale che abbiamo al PMR. La casa madre insegna ma altrettanto facciamo noi: le informazioni viaggiano”.
E anche in azienda non mancano le occasioni di tramandare competenze: se molti colleghi “sono cresciuti al PMR con me, sono tutti nella soglia 40/50 anni”, molti altri entrano in azienda per periodi più brevi o lunghi e nuove occasioni si apriranno: “Ci sono persone che entrano quando abbiamo picchi di lavoro, come in estate: in alcuni casi restano. In questa fase cerchiamo persone per l’impianto di trattamento per il recupero delle plastiche (che sorgerà nel sito, ndr): ci sarà bisogno di chimici, di persone addette al controllo qualità, oltre alle figure tipiche delle linee produttive”.
Le sfide di un corretto smaltimento
Le responsabilità di Stena sono ampie: “Tante cose cambiano e ci si adegua. Cerchiamo, anche in ottica emissioni, di migliorare sempre più l’impianto, ha un costo ma non possiamo restare indietro. L’azienda sul taglio delle emissioni sta spingendo tantissimo. Prendiamo ad esempio il processo di smaltimento dei frigoriferi: sembra semplice ma, quando recuperiamo il gas pentano (altamente infiammabile, ndr) ci sono valori da controllare, anche da remoto, per non emettere nell’aria sostanze inquinanti. I ragazzi che entreranno hanno tante cose da imparare e dovranno anche sporcarsi un po’ le mani per capire”.
Lavorare in Stena è un obiettivo per chi vuole quindi diventare un professionista nell’ambito della circular economy, per valorizzare formazioni tecniche (come quelle di area ITS), per stare in un gruppo dove le sfide evolvono anche in relazione all’evoluzione della tecnologia. “E’ un gruppo stabile, serio, attento al discorso sicurezza. E poi, c’è un mondo da conoscere. Non pensavo che la gente sprecasse così tanto: noi raccogliamo, ricicliamo, recuperiamo ma ti rendi davvero conto dell’inquinamento che c’è in giro al giorno d’oggi”, conclude Carta.