A Campobasso, presso il convitto nazionale Mario Pagano, si sono da poco concluse due giornate dedicate al ruolo della scuola nella preparazione dei giovani alle professioni del futuro. La Fondazione ITS Academy Demos, in collaborazione con Impara Digitale, hanno organizzato l’evento dedicato a innovazione tecnologica e didattica, formazione e professioni del futuro. Sono intervenuti grandi esperti del mondo della scuola e degli Istituti Tecnologici Superiori, dirigenti del Ministero, imprenditori, psicologi.
Abbiamo intervistato Rossella Ferro, presidente dell’ITS Demos, per raccogliere le sue impressioni e riflessioni sugli scambi di opinioni a cui ha assistito durante gli Stati Generali della scuola.
Perché gli Stati generali della scuola sono stati un evento importante?
F: Durante queste due giornate dedicate alla scuola e alla sua innovazione è stato molto importante assistere alle relazioni tenute da interlocutori di eccezione. È stato interessante fare incontrare in uno stesso luogo i referenti di diverse categorie, che sono coinvolte e implicate nella formazione e che hanno contezza delle difficoltà del mondo del lavoro. Abbiamo avuto anche l’occasione di discutere sulla nuova concezione della scuola, in cui sarà protagonista il PNSD (piano nazionale scuola digitale). I programmi scolastici sono in via di aggiornamento rispetto alla transizione digitale e all’innovazione tecnologica.
I relatori hanno illustrato ai presenti, ciascuno nel proprio ambito professionale e sotto le più diverse sfaccettature, quella che è l’evoluzione del mondo del lavoro considerando le reali esigenze delle imprese, i nuovi paradigmi dei sistemi educativi, l’innovazione tecnologica e didattica, la virtualità, la robotica. Temi
di grande attualità in cui il dialogo tra scuola, ITS e imprese deve essere sempre aperto e alimentato.
Come possono entrare questi temi nella pratica della formazione a scuola?
F: Le parole pronunciate nel primo giorno di lavoro sono state rese vive e reali grazie ai workshop cui hanno partecipato numerosi studenti. Inoltre, la partecipazione del ministero permette davvero alla scuola di aprirsi alle imprese. Rappresenta proprio lo sforzo e il tentativo di comprendere come intercettare il futuro, che è ancora presente nella conversione digitale delle imprese.
La scuola può intercettare il futuro e anticiparlo attraverso nuovi programmi, nuovi metodi didattici e nuovi metodi di apprendimento che siano aggiornati alle esigenze della nuova generazione. Del resto i più giovani comunicano, apprendono e acquisiscono competenze in modo diverso e innovativo, che non possiamo ignorare.
Lei è anche un’imprenditrice, essendo la proprietaria del pastificio la Molisana. Secondo lei, cosa è necessario fare per tendere questa mano verso il mondo delle imprese e del lavoro?
F: Un ruolo centrale e cruciale è rivestito dall’orientamento e il ministero si sta impegnando anche su questo fronte. Come ha detto il Vicepresidente di Confindustria per il digitale, continua a permanere un mismatch tra domanda e offerta di lavoro. C’è uno scollamento tra il fabbisogno lavorativo delle imprese e il percorso scolastico. Bisognerebbe aggiornare i programmi e orientare i giovani verso i mestieri del futuro. La conversione digitale porterà a vedere scomparire 85 milioni di lavori tradizionali, ma 97 milioni di nuovi lavori si realizzeranno. Quindi la transizione digitale porterà a uno stravolgimento positivo del mondo del lavoro.
E gli ITS come si stanno inserendo in questa trasformazione della scuola e delle imprese?
F: Gli ITS si inseriscono perfettamente in questo segmento. Gli Istituti Tecnologici hanno il precipuo compito di essere dei percorsi, delle università professionalizzanti, estremamente flessibili. Inoltre, hanno il privilegio di basare i propri percorsi formativi sulla raccolta del fabbisogno del territorio e sulle implementazioni plasmate proprio su quel fabbisogno.
Gli ITS studiano e intercettano il futuro e consentono, soprattutto alle piccole e medie imprese (PMI), di evolversi e di essere più competitive sul mercato nazionale e internazionale. Le PMI, infatti, hanno meno forza rispetto alle grandi multinazionali che hanno le proprie academy interne per la formazione e i propri dipartimenti di ricerca e sviluppo.
Rimangono criticità da risolvere per rendere più incisiva la formazione offerta dagli ITS?
F: Come imprenditrice e presidente di un ITS mi sono sentita di fare un’osservazione. Dal confronto con colleghi emerge che solo una piccola percentuale di ITS è davvero performante, cioè riesce ad attirare numerosi studenti e ben orientati verso questo percorso. La maggioranza degli ITS sconta ancora il prezzo dell’incertezza e dell’ignoranza da parte della comunità tutta. La mancanza di riconoscibilità da parte di dirigenti delle scuole superiori, dei delegati all’orientamento, delle istituzioni è un caro prezzo da pagare. Credo che ci debba essere una maggiore e più incisiva azione di orientamento da parte delle istituzioni e del ministero per incentivare la formazione che solo gli ITS possono dare.
E da parte delle aziende? Serve più apertura?
F: Dalla mia esperienza diretta potrei dire di no. Quando incontro le aziende e racconto cosa sono concretamente gli ITS risveglio sempre grande interesse e apertura. Le aziende vedono gli ITS come una possibilità di formazione, ma anche come un’opportunità di conoscenza di profili professionali. Una conoscenza più approfondita rispetto a quella che può offrire un semplice colloquio. Lo stage di 6-8 mesi in azienda è di fatto un’opportunità per tutti, anche per l’aspirante dipendente che ha la possibilità di testare la sua futura occupazione e vedere se corrisponde alle sue aspettative.