Il futuro degli Istituti Tecnici Superiori è ancora tutto da scrivere. Al di là delle novità in arrivo con la riforma che è prossima all’approvazione, non c’è dubbio che il sistema degli ITS italiani abbia di fronte una serie di irrinunciabili questioni da affrontare: aspetti anche, o meglio soprattutto, comunicativi e culturali. Abbiamo raccolto qui sotto quelli a nostro giudizio più rilevanti e urgenti.
1. ITS, ancora (troppo) poco conosciuti
Gli Istituti Tecnici Superiori sono un’ottima opzione per formarsi e per prepararsi al mondo del lavoro. Si tratta infatti di scuole professionalizzanti post diploma ideate per formare figure professionali altamente qualificate. Eppure, sono ancora pochi gli studenti che scelgono questo tipo di percorso formativo. Una delle sfide che gli ITS devono superare è quindi quella di farsi conoscere maggiormente. Lo dimostrano anche i dati: in Italia gli ITS sono scelti da circa 18mila giovani ogni anni, quasi nulla in confronto agli oltre 750mila studenti che si iscrivono all’equivalente percorso tedesco.
Dalla necessità di promuovere l’innovativa realtà degli ITS è nato peraltro il progetto stesso TuttoITS. Su questo sito e sui canali social (raccolti in fondo a ogni pagina) i più giovani possono informarsi e scegliere con più consapevolezza il tipo di formazione più adatto alle loro esigenze.
2. Gli ITS non sono una scelta di serie B
Complici il sistema di orientamento non perfettamente funzionante e la scarsa informazione generale, oggi esiste un pregiudizio secondo cui gli ITS siano una scelta di serie B rispetto ai classici percorsi universitari. Nulla di più sbagliato: gli Istituti Tecnici Superiori formano futuri lavoratori altamente qualificati, proprio ciò che il mercato richiede. Dati alla mano, l’ultimo report dell’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire) mostra come l’80% dei diplomati ITS abbia trovato lavoro entro un anno dal diploma.
Una delle sfide che gli ITS devono superare è quindi quella di promuovere un nuovo sistema di orientamento che valorizzi il potenziale di questi istituti e che faccia capire ai ragazzi e alle loro famiglie che gli ITS non sono una scelta di serie B, ma anzi permettono di trovare un lavoro di qualità in tempi rapidi.
3. La confusione tra ITS e Itis
L’acronimo ITS è facilmente confondibile con l’acronimo Itis, che indica invece un Istituto tecnico industriale statale, ossia un percorso di studi relativo alla scuola secondaria di secondo grado. La somiglianza tra le due sigle è molto penalizzante per gli ITS, che vengono quindi spesso confusi con gli Itis, nonostante c’entrino ben poco l’uno con l’altro e si rivolgano a fasce d’età e livelli di formazione diversi. Anche per questo motivo, la nuova denominazione indicata per gli Istituti Tecnici Superiori dalla nuova riforma è ITS Academy, con la speranza di ridurre questi malintesi.
Gli ITS, lo ricordiamo, permettono di sviluppare delle competenze immediatamente spendibili nel mondo del lavoro senza intraprendere il più lungo percorso universitario, che il diploma di ITS comunque non preclude.
4. La conversione dei crediti universitari
Gli ITS sono un’ottima alternativa all’università, ma un tipo di formazione non esclude l’altro. Proprio per questo motivo gli studenti degli ITS possono richiedere il riconoscimento di crediti formativi universitari (cfu) relativi ad alcuni moduli didattici. Si tratta di un’opportunità molto apprezzata da quegli studenti che, dopo aver frequentato l’ITS, decidono di iscriversi all’università.
Ma come mai la conversione dei crediti rientra tra le sfide che gli ITS devono superare? Il motivo sta nel fatto che negli anni la legge che regola questa possibilità è cambiata varie volte. Al momento il numero di crediti riconosciuti varia a seconda degli accordi con le singole università e in base al tipo di percorso scelto dallo studente, e tutto ciò crea attriti, confusione e una scarsa adesione a questa opportunità.
5. La sfida della digital transformation e dell’industria 4.0
Infine, tra le sfide che gli Istituti Tecnici Superiori devono superare, non si può dimenticare la trasformazione digitale. I dati ci dicono che l’Italia resta sempre più indietro in Europa nel grado di digitalizzazione dell’economia e della società, anche a causa della scarsa educazione tecnologica.
Se però da una parte riscontriamo dati negativi sull’adeguatezza digitale del nostro paese, dall’altra la formazione trova il suo riscatto negli ITS e nel Progetto ministeriale ITS 4.0. Negli ultimi anni gli ITS si sono contraddistinti come driver dell’innovazione e oggi si confermano come un sistema sempre più dinamico, flessibile e connesso con le filiere produttive dell’industria 4.0. Il progetto ITS 4.0 propone a tutte le Fondazioni a cui fanno capo gli ITS un nuovo programma formativo-professionale che avvicina scuole e imprese sui temi del 4.0. L’obiettivo? Fare dei bienni post diploma una palestra di innovazione per consentire agli studenti e agli imprenditori di scoprire le potenzialità delle tecnologie 4.0.