Finanziamenti stabili per gli ITS, un ruolo maggiore per le imprese e nuove aree tecnologiche: la riforma degli Istituti Tecnici Superiori è stata approvata dall’aula del Senato con 175 voti favorevoli e 7 contrari. Il provvedimento adesso tornerà alla Camera per la terza lettura, visto che a Palazzo Madama sono state apportate una serie di modifiche importanti alla versione del testo approvata a luglio nell’altro ramo del Parlamento.
Per TuttoITS abbiamo intervistato in esclusiva Riccardo Nencini, relatore della riforma. Il senatore del Partito socialista italiano e presidente della commissione Cultura al Senato ha seguito passo dopo passo l’iter del provvedimento: dalle audizioni degli stakeholder ai voti sugli emendamenti, fino alla conclusione dell’esame in commissione e all’approdo in Aula.
Quali sono le ambizioni di questa riforma?
“Vogliamo rilanciare un settore decisivo per l’economia italiana perché molte imprese decidono di cercare personale formato anche in molti settori in cui si registrano delle carenze. Con la riforma intendiamo poi raddoppiare il numero delle ragazze e dei ragazzi degli ITS, oggi relativamente basso”.
Come avete lavorato in Parlamento per trovare un accordo politico?
“Molte delle modifiche sulla riforma erano state in larga parte già concordate proprio per agevolare l’iter del testo una volta licenziato, cosicché da facilitare la terza lettura alla Camera dei deputati. Ci siamo confrontati costantemente con gli stakeholders – direi più volte – recependo molte delle loro indicazioni. C’è stato un dialogo con i ministeri competenti, in particolare quello dell’Istruzione. Inoltre per poter arrivare a un testo condiviso abbiamo coinvolto in modo congiunto la VII commissione di Montecitorio”.
Quali sono gli aspetti della riforma destinati ad avere un maggiore impatto?
“Ci sono tre filoni. Innanzitutto abbiamo inserito nel testo la tutela del diritto allo studio. Quindi la possibilità per l’imprenditore di costruire studentati e la certezza delle borse di studio. Abbiamo creato le condizioni di mettere il merito vicino al bisogno. Poi c’è tutto un pacchetto di agevolazioni per gli imprenditori che decidono di investire negli ITS, come il credito d’imposta al 30% e che sale al 60% nelle province con maggior tasso di disoccupazione. Infine un serie di misure che riguardano il percorso degli Istituti, con un aggiornamento almeno triennale delle aree tecnologiche e delle figure professionali per ciascuna area per legare la formazione ai cambiamenti del mondo del lavoro”.
Grazie a questa riforma gli ITS possono colmare il gap con i loro omologhi all’estero?
“L’obiettivo è quello di avvicinarsi sempre di più in quella direzione, al lavoro fatto da paesi come la Germania. Dobbiamo avvicinarci a quel modello lì lavorando al meglio sulle peculiarità italiane. Siamo in anticipo rispetto ai tempi indicati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che prevedeva l’intervento della riforma entro la fine del 2022“.