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Come scegliere il lavoro giusto per te

Dalla consulenza professionale ai test che indagano la personalità, sono diverse le opzioni per compiere la scelta adatta, come ricorda anche inJob

  Lavoro

In collaborazione con: inJob

“Cosa vuoi fare da grande?”. La centralità della scelta del lavoro nelle nostre vite è tale che la domanda viene posta fin dalla più tenera età. In alcuni casi, le idee infantili diventano realtà, in altri gli obiettivi cambiano. A differenza del passato, è difficile pensare di fare lo stesso lavoro per tutta la vita: la spinta al cambiamento è parte integrante della dimensione professionale, perfino per coloro che hanno contratti stabili e buone paghe.

Più che in passato, bisogna valutare quali saranno i lavori che andranno forte nel futuro e quali quelli presenti destinati invece, su un arco di tempo medio o lungo, a subire un pesante ridimensionamento, a causa dell’accelerazione tecnologica.

Tuttavia, bisogna pur scegliere e dare il via al proprio percorso professionale, che sarà fatto di tante tappe e che annovererà sicuramente momenti di ripensamento o fasi di reskilling.

Ma da dove partire? Spesso la scelta del lavoro si rivela uno step coerente con gli studi fatti, soprattutto quelli di ambito accademico. Ma non sempre e così e non sempre dopo le superiori si sceglie di andare all’università (una valida alternativa è la formazione tecnica altamente qualificata degli ITS).

Amici e famiglie possono consigliare ma diverso è l’apporto di un servizio professionale di orientamento, come ricorda inJob, player internazionale del job recruiting presente in tre continenti (e naturalmente in Italia).

I consigli del professionista

Proprio come in banca un consulente può dare info e preziosi insight a chi vuole investire, così nel mondo del lavoro i servizi di consulenza possono aiutare i futuri giovani professionisti a orientarsi in un mercato complesso. E quindi a scommettere su se stessi. Gli addetti ai lavori hanno il polso del mercato, possono aiutare studenti, laureati e neolaureati a individuare obiettivi e propensioni e naturalmente a sviluppare un piano di sviluppo personalizzato per la carriera. Il confronto con un professionista serve anche a capire come redigere un buon curriculum e affrontare i primi colloqui.

Indagare gli scenari presenti e futuri

Che si chieda l’assistenza di un servizio di orientamento o meno, è importante capire che il mondo del lavoro è al centro di cambiamenti radicali. Bisogna guardare ai prossimi decenni e non ai prossimi mesi, anche per capire quali competenze saranno richieste. Il report The Future of Jobs Report 2020 del World Economic Forum indicava che i divari sul fronte delle skills continuano a crescere, posto che in cinque anni tutti i settori richiederanno nuove abilità. Persino i lavoratori che conserveranno i ruoli attuali, indicava il report, vedranno cambiare la quota delle competenze chiave per il 40% entro cinque anni .

La valutazione dei punti di forza e delle attitudini è fondamentale ma per metterla al servizio di quale professione, di quale settore? Molte professioni ambite oggi sono nate grazie all’accelerazione digitale o all’esplosione di piattaforme come i social: seguire l’evoluzione della tecnologia e dell’innovazione è un ottimo viatico per capire come formarsi e su quali settori scommettere

(foto: Pixabay)

Modelli di lavoro e di vita

Un aspetto da valutare è anche quello delle responsabilità e delle opportunità connesse al modo in cui si lavora. Autonomi e dipendenti hanno, rispettivamente, vantaggi e svantaggi, e quando si sceglie una professione si decide anche quale approccio di vita e di carriera perseguire. In teoria può affascinare un lavoro con orari flessibili, una routine meno standard, ma le incertezze e i potenziali alti e bassi dal punto di vista del reddito sono tollerabili?

Chiedersi cosa è giusto o meno, significa addentrarsi in un campo molto più psicologico e valutare che cosa si ama, in cosa si è bravi e in generale quale contributo si pensa di dare al mondo.

I test attitudinali

Sono le domande che pone il test Ikigai, che aiuta chi lo effettua a sondare la propria personalità per capire in che modo attitudini e passioni possano trasformarsi in vocazioni e missioni professionali. Gli utenti che utilizzano questo metodo rispondo a quattro quesiti (che cosa ami, in cosa sei bravo, di cosa ha bisogno il mondo, per cosa puoi essere pagato) che li aiutano a creare una connessione più chiara tra le attività e le abilità già emerse e i contesti professionali in cui potrebbero essere valorizzate. Il quarto step, “per cosa puoi essere pagato”, è il più interessante, perché spesso, agli aspiranti professionisti, manca una conoscenza reale dei fabbisogni del mercato e dei lavori esistenti. Anche quando le persone individuano il campo devono fare uno passaggio in più e capire, in virtù del carattere, quale archetipo lavorativo vogliono incarnare. Cosa essere: amministratore, controllore, mediatore, mentore, stratega? L’elenco potrebbe continuare ma il senso è chiaro: in uno stesso contesto professionale coesistono più attività per tipologie diverse di persone.

I test attitudinali, tra cui appunto il modello Ikigai, possono quindi dare un contributo utile per evidenziare punti di forza, qualità caratteriali e propensioni, uno passaggio fondamentale per cercare, in prima battuta, non il lavoro dei sogni, ma almeno il giusto contesto per sentirsi utili e fieri ogni giorno.

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