“La riforma degli ITS va migliorata, per rafforzare questi Istituti e renderli più aderenti alle richieste di formazione dei giovani e ai fabbisogni dello sviluppo delle economie e delle competenze dei territori e rispondere alle offerte di lavoro“. È questo l’appello lanciato da Cgil Firenze e Flc Cgil Toscana durante il convegno “Riforma degli ITS – Il nuovo sistema applicato al territorio“ che si è svolto alla Camera del Lavoro di Firenze lo scorso 5 settembre. Un’occasione per approfondire gli strumenti di istruzione post secondaria professionalizzante come gli ITS, in rapporto alla loro applicazione sul territorio, alla loro efficacia in termini di apprendimento e di inserimento lavorativo, anche alla luce della riforma approvata a luglio del Parlamento.
Chi ha partecipato al convegno
Durante l’evento sono state raccontate le esperienze sul territorio, come quelle degli ITS Prime, Prodigi ed Energia e ambiente, con il contributo e le testimonianze di alcuni docenti degli Istituti. Ai lavori del convegno hanno partecipato: Paola Galgani ed Elena Aiazzi, della segreteria generale Cgil Firenze; Emanuele Rossi, segretario generale Flc Cgil; Luca Meneguzzo, coordinatore nazionale Fisac Cgil Anpal Servizi; Gigi Caramia, segretario nazionale Flc Cgil e Christian Ferrari, segretario nazionale Cgil.
Erano presenti anche Azzurra Morelli, vicepresidente Confindustria Firenze, Mirko Del Grande, direttore Fondazione Prime, Luigi Burroni, professore di Sociologia all’Università di Firenze e Alessandra Nardini, assessora al Lavoro della Regione Toscana e coordinatrice della commissione Lavoro della Conferenza delle Regioni.
Durante il convegno, Morelli, in particolare, si è concentrata sul ruolo degli ITS, sulla loro capacità di raccogliere le esigenze dei territori e di tradursi in un’offerta formativa stabile.
In una nota diffusa al termine dei lavori, Cgil e Flc Cgil Firenze hanno evidenziato come “la riforma non ha tenuto abbastanza conto delle indicazioni del sindacato sulla necessità di mantenere una gestione pubblica e nazionale, con il rischio che la gestione vada troppo nelle mani delle singole imprese. Rischia di venire meno, infatti, il legame con la scuola e l’istruzione pubblica. Servirebbe una visione generale nell’ambito del tema nazionale di supporto e sviluppo della transizione digitale e ambientale, coniugata alle singole specificità territoriali, che coinvolga il sindacato e le altre parti interessate“.
Per le sigle sindacali “manca poi nella riforma un coordinamento nazionale, così come non ci convince (è paradossale) che il personale delle scuole sia amministrativo e che la docenza dovrà essere a tempo e non stabile. Occorrono infine più stanziamenti economici, una migliore attività di orientamento nelle scuole e più ITS sul territorio“.