Finanziamenti stabili per gli ITS, un ruolo maggiore per le imprese e nuove aree tecnologiche: la riforma degli Istituti Tecnici Superiori di cui si parla da molti mesi è quasi pronta per il rush finale, con una serie di novità che influiranno in modo decisivo su presente e futuro di queste academy.
Il provvedimento si trova al momento nella commissione Cultura del Senato, e il relatore della riforma è il senatore e presidente del Partito socialista italiano Riccardo Nencini. Il testo è stato adottato dalla settima commissione di Palazzo Madama nel mese di febbraio. Per completare il suo iter attende il parere chiave della commissione Bilancio. Dopodiché si procederà alla votazione degli emendamenti presentati dai gruppi (sono più di 70). Il passo successivo sarà l’approdo nell’aula del Senato e, successivamente, in quella di Montecitorio, per il via libero definitivo. Sul testo, probabilmente, non ci saranno molti ritocchi rispetto ai contenuti previsti nella sua versione odierna.
Composto da 16 articoli, il testo della riforma introduce modifiche importanti per gli ITS, verso cui il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) destina ben 1,5 miliardi di euro. Vediamo, in ordine, le principali novità che la riforma porta con sé.
Cambia il nome
Con la riforma gli ITS cambiano nome: diventano Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy). Dovranno promuovere l’occupazione giovanile e rafforzare le condizioni “per lo sviluppo di un’economia ad alta intensità di conoscenza”, con un focus particolare rivolto a competitività e innovazione.
I nuovi ITS Academy avranno il compito prioritario di “potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali”. Inoltre dovranno “sostenere la diffusione della cultura scientifica e tecnologica, l’orientamento permanente dei giovani verso le professioni tecniche e l’informazione delle loro famiglie, l’aggiornamento e la formazione in servizio dei docenti di discipline scientifiche, tecnologiche e tecnico-professionali della scuola e della formazione professionale”. Altra priorità per gli Istituti sarà soddisfare i fabbisogni formativi anche in relazione alla transizione digitale.
Aree tecnologiche
Arrivano novità per le aree tecnologiche. Al momento ne esistono 6: efficienza energetica, mobilità sostenibile, nuove tecnologie della vita, nuove tecnologie per il made in Italy, tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e tecnologie della informazione e della comunicazione. La riforma punta ad allargare il numero delle aree che sono state introdotte dal dpcm del 2008. Sarà un decreto del ministero dell’Istruzione (Mi), da adottare entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del provvedimento, a individuare una serie di aree tecnologiche, che dovranno fare riferimento ad ambiti come: “transizione ecologica, compresi i trasporti, la mobilità e la logistica; transizione digitale; le nuove tecnologie per il made in Italy, compreso l’alto artigianato artistico; le nuove tecnologie della vita; i servizi alle imprese e agli enti senza fine di lucro; le tecnologie per i beni e le attività artistiche e culturali e per il turismo; le tecnologie dell’informazione, della comunicazione e dei dati; l’edilizia”.
Gli ITS Academy – viene specificato nel testo – potranno fare riferimento anche a più di un’area tecnologica tra quelle individuate con il decreto del Mi, a condizione che nelle stesse aree non operino altri Istituti situati nella stessa regione.
La Fondazione
Per la costituzione degli Istituti rimane il modello della Fondazione di partecipazione, quale “standard organizzativo nazionale della struttura”. I soggetti fondatori indicati nella riforma sono diversi. Ci deve essere almeno “un istituto di scuola secondaria di secondo grado, statale o paritaria, ubicato nella provincia presso la quale ha sede la fondazione, la cui offerta formativa sia coerente con l’area tecnologica di riferimento dell’ITS Academy”. Per la costituzione sono poi necessari una “struttura formativa accreditata dalla regione” – situata nella provincia dove ha sede la fondazione – nonché una o più imprese, gruppi, consorzi e reti di imprese del settore produttivo che utilizzano in modo prevalente le tecnologie che caratterizzano l’ITS Academy. E ancora: deve essere presente “un’università, un dipartimento universitario o un altro organismo appartenente al sistema universitario della ricerca scientifica e tecnologica ovvero un ente di ricerca, pubblico o privato”.
I soggetti fondatori dovranno “possedere una documentata esperienza nel campo dell’innovazione”, acquisita soprattutto con la partecipazione a progetti nazionali e internazionali di formazione, ricerca e sviluppo. Ciascun ITS Academy stabilirà, nel proprio statuto, i “requisiti di partecipazione, le modalità di verifica dei medesimi requisiti, con particolare riferimento al possesso di documentata esperienza nel campo dell’innovazione, oltre alla procedura di ammissione, i limiti e la natura dei rapporti tra i partecipanti nonché i diritti e gli obblighi ad essi connessi e le eventuali incompatibilità”. Lo statuto verrà redatto sulla base di uno schema definito a livello nazionale con le linee guida che saranno emanate in un decreto del Mi. La conformità dello statuto allo schema costituirà “standard minimo” di organizzazione per assicurare il funzionamento degli Istituti in tutto il territorio nazionale.
Il patrimonio
La riforma evidenzia come tutti i soggetti fondatori dovranno contribuire al patrimonio degli Istituti, anche attraverso risorse strutturali e strumentali. Esso sarà costituito dal “fondo di dotazione, costituito dai conferimenti, in proprietà, uso o possesso, a qualsiasi titolo, di denaro, beni mobili e immobili o altre utilità impiegabili per il perseguimento dei compiti istituzionali, effettuati dai fondatori all’atto della costituzione e dai partecipanti”. Faranno parte del patrimonio anche i “beni mobili e immobili che pervengono a qualsiasi titolo alla fondazione”, le “elargizioni disposte da enti o da privati con espressa destinazione” in favore del suo incremento e i “contributi attribuiti al patrimonio dall’Unione europea, dallo Stato, da enti territoriali e da altri enti pubblici”.
Il ruolo delle imprese
Le imprese avranno un ruolo centrale. Innanzitutto la riforma prevede che la docenza degli Istituti dovrà arrivare “per almeno il 60% del monte orario complessivo” dal mondo del lavoro. Inoltre gli stage aziendali e i tirocini formativi saranno “obbligatori almeno per il 35%” della durata del monte orario complessivo dei percorsi formativi. Potranno essere svolti anche all’estero e saranno “adeguatamente sostenuti da borse di studio”.
Altra novità: le imprese fondatrici e partecipanti esprimeranno, “di norma”, il presidente dell’ITS Academy, cioè il legale rappresentante della Fondazione. Gli altri organi previsti dalla riforma sono il consiglio di amministrazione – in cui siedono sia il presidente che il direttore didattico – l’assemblea dei partecipanti, il comitato tecnico scientifico e il revisore dei conti. I poteri di controllo sono affidati alle prefetture. L’articolo 4 del provvedimento prevede poi un credito d’imposta al 30% per le imprese che decidono di investire negli ITS Academy. E il credito sale al 60% se l’erogazione avviene nelle province in cui il tasso di disoccupazione è superiore a quello medio nazionale.
Finanziamenti stabili
I nuovi Istituti potranno contare sul Fondo per l’istruzione tecnologica superiore, istituito nello stato di previsione del ministero dell’Istruzione. Si tratta di un finanziamento stabile per gli ITS Academy: sono previsti 68 milioni di euro quest’anno e 48 milioni annui a decorrere dal 2023. Il Fondo finanzierà prioritariamente la realizzazione dei percorsi formativi, il potenziamento dei laboratori e delle “infrastrutture tecnologicamente avanzate”, nonché l’orientamento dei giovani e delle loro famiglie e le borse di studio. Le risorse verranno destinate anche all’anagrafe degli studenti (istituita al Mi), al sistema di monitoraggio e valutazione degli ITS Academy e alla banca dati nazionale. Ancora, serviranno pure per finanziare un programma triennale che sarà definito da un decreto del Mi. La costituzione del Fondo rappresenta una novità importante per gli Istituti, fino a oggi di fatto dipendenti dalle risorse contenute nei bandi annuali.
L’attuazione della riforma
Come abbiamo visto, per rendere operative alcune delle misure più importanti contenute nella riforma serviranno una serie di decreti attuativi, che saranno emanati dal ministero dell’Istruzione. In particolare, il Mi dovrà disciplinare la fase transitoria, che durerà almeno un anno dalla data di entrata in vigore del provvedimento.
Durante questa fase si riterranno “accreditate temporaneamente” le Fondazioni che lo sono già prima del 31 dicembre 2019 e quelle accreditate da quel momento ed entro la data di entrata in vigore della riforma, purché abbiano almeno un percorso attivo con un numero di iscritti non inferiore al 50% della media nazionale degli iscritti ai “medesimi percorsi e che dispongano di sedi e laboratori anche in via non esclusiva”. Sarà il decreto del Mi sulla fase transitoria a stabilire “modalità semplificate di accreditamento” per gli Istituti già esistenti alla data di entrata in vigore della riforma.