Il traguardo della storica riforma del mondo degli ITS è vicino, ma restano sul tavolo alcuni ostacoli che dovranno essere aggirati o superati. La riforma degli ITS, uno dei provvedimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), si trova ancora nella commissione Cultura del Senato. Sul testo, composto da 16 articoli e ricco di novità per gli Istituti, manca il parere (chiave) della commissione Bilancio di Palazzo Madama. Si dovrà poi procedere alla votazione degli emendamenti (sono più di 70) prima di arrivare nell’aula del Senato. E, successivamente, il testo potrà tornare nella Camera dei deputati per il via libero definitivo.
Nonostante gli ovvi rallentamenti dovuti alla priorità della crisi in Ucraina, qualcosa si è mosso la scorsa settimana: è arrivato il parere favorevole – con osservazioni – della commissione Finanze. Ma finché non arriverà quello della commissione Bilancio sarà difficile procedere nell’iter del nuovo testo messo a punto dal relatore Riccardo Nencini, senatore del Partito socialista italiano e presidente della commissione Cultura.
Il testo della riforma – adottato a febbraio dalla settima commissione di Palazzo Madama – contiene una serie di modifiche rispetto alla versione approvata alla Camera nel luglio scorso. Come anticipato, ci sono poi gli emendamenti presentati dai senatori ancora da votare. Probabilmente non vi saranno molte modifiche sostanziali rispetto a quanto deciso finora nella commissione Cultura. Anche perché in questi mesi c’è stato un lavoro interlocutorio tra i gruppi parlamentari di maggioranza, che ha visto un confronto continuo con i colleghi della commissione omologa di Montecitorio, i quali si erano occupati della prima versione della riforma.
Tra le proposte presentate dalle forze di opposizione vi è quella di Fratelli d’Italia che vuole cambiare il nome degli Istituti: da ITS Academy (la nuova denominazione contenuta nella riforma) a Fondazioni smart academy. Il Movimento 5 stelle – con una modifica che porta la firma della senatrice Orietta Vanin – propone invece un’altro nome: Istituti tecnologici superiori (ITS), senza Academy. Invece un emendamento del Partito democratico prevede che gli ITS Academy possano essere costituiti “anche tra più Regioni, qualora queste siano limitrofe”.
Sempre i dem chiedono che l’istituzione scolastica promotrice della fondazione di partecipazione dell’Istituto, in “qualità di fondatore”, ne costituisca anche “l’ente di riferimento, ferma restando la distinta ed autonoma sua soggettività giuridica rispetto all’Istituto tecnologico superiore”. Da Liberi e uguali arriva la richiesta di affidare al ministero dell’Istruzione (Mi) il compito di definire gli “standard qualitativi” e le “modalità di reclutamento dei docenti e del personale utilizzato” negli ITS. La Lega invece propone che tra i soggetti che costituiscono le fondazioni di partecipazione non vi sia una scuola superiore statale o paritaria ma un istituto di istruzione secondaria statale o paritaria che “appartenga all’ordine tecnico o professionale” nel quale siano “attivi indirizzi di istruzione tecnica o professionale , situati nella provincia ove ha sede la fondazione”.
Inoltre Azione e Italia viva propongono che una parte della quota premiale (fino al 5%) delle risorse contenute nel Fondo ITS – previsto dalla riforma e istituito al Mi – venga assegnata agli Istituti che si trovano in realtà geografiche “caratterizzate da più alti tassi di dispersione scolastica e da minore disponibilità di posti in relazione alla popolazione residente nel raggio di 100 chilometri”.
Il relatore Nencini ha depositato diverse proposte per ritoccare il testo adottato dalla commissione Cultura. Innanzitutto c’è una modifica che punta a creare un “tavolo istituzionale paritetico tra il Governo e le regioni, il cui coordinamento è affidato al ministero dell’Istruzione, per l’elaborazione di proposte ai fini della definizione degli schemi dei decreti attuativi” della riforma. Mentre un altro emendamento stabilisce che il Mi avrà 90 giorni, dalla data di entrata in vigore della riforma, per emanare il decreto con i criteri e le modalità di riparto del Fondo dedicato agli Istituti. Un’altra proposta presentata da Nencini punta a stabilire che la durata della fase transitoria di attuazione passi da uno a tre anni, a partire dalla data di entrata in vigore del provvedimento.
Anche se nessuna di queste proposte modificherebbe l’impianto generale del provvedimento, si tratta di dettagli nient’affatto trascurabili in termini dell’impostazione formale e operativa dei nuovi ITS. Non resta quindi che attendere gli esiti del dibattito parlamentare delle prossime settimane, con la sola urgenza di concludere tutto l’iter entro la fine di quest’anno, per non disperdere le risorse del Pnrr.