Alcuni articoli della riforma sugli ITS Academy “andrebbero modificati, indicando quali sono le aree di sviluppo su cui il paese intende puntare”. Lo spiega a TuttoITS Gigi Caramia, segretario nazionale della Flc Cgil con delega all’istruzione tecnica superiore. “Servono scelte di visione. Gli ITS vanno messi al servizio di un’idea di politica industriale. Io non ho l’impressione che si vada verso la creazione di un sistema stabile al servizio dei processi di innovazione del paese”.
Caramia ritiene che la riforma abbia avuto il merito di aprire “una discussione sul tema dell’istruzione tecnologica superiore, sul collegamento che ci dovrebbe essere tra l’innovazione e i profili professionali”. Per il sindacalista però ci sono diversi problemi e aspetti critici a un anno dall’approvazione del provvedimento da parte del Parlamento. Innanzitutto c’è il rischio che i finanziamenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) diventino in realtà una specie di ulteriore incentivo per una singola impresa senza avere un impatto positivo sull’intero sistema. Caramia evidenzia poi un altro tema: le strutture in cui vengono svolti i percorsi formativi. Tutte le sedi delle Fondazioni ITS devono avere caratteristiche di qualità.
Inoltre bisogna guardare ai livelli di qualificazione dei docenti. Le indicazioni al riguardo, talvolta, sono molto meticolose e altre volte prevedono aperture a 360 gradi. Secondo il sindacalista la preparazione dei docenti è “un livello di tenuta nazionale dell’intero sistema”.
Un altro aspetto ritenuto critico è quello dell’accreditamento delle Fondazioni ITS, tema su cui è intervenuta la stessa riforma. “Sui meccanismi di accreditamento c’è una ‘autoreferenzialità regionale’ troppo forte. Mancano scelte per dare sistematicità, organicità e stabilità al sistema”, sostiene Caramia, secondo cui bisogna “evitare che vengano dati accreditamenti poco pertinenti”.
Sulla riforma pesa poi la mancata attuazione delle sue stesse norme. I decreti richiesti al ministero dell’Istruzione e del merito (Mim) sono tanti e stanno arrivando adesso. Si tratta di “atti amministrativi che vanno messi in pratica”. Caramia auspica un intervento di semplificazione normativa. Al momento sono ancora in vigore tutti i provvedimenti che riguardano gli Istituti Tecnologici Superiori, adottati prima della riforma, a cominciare dal decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (Dpcm) del 25 gennaio 2008. C’è il rischio di una stratificazione normativa.
Il confronto
A inizio giugno ministero e sindacati si sono confrontati sull’istruzione tecnica e professionale, discutendo anche di ITS Academy. “Durante l’incontro abbiamo sollevato il tema di un maggior coinvolgimento delle parti sociali”, spiega Caramia, evidenziando come “nel mese di maggio ci siano stati numerosi incontri di carattere tecnico” tra i dirigenti del Mim e i rappresentanti delle Regioni. “Non sentire in maniera coordinata le parti sociali ci risulta un modo di lavorare strano”, rileva il sindacalista, che si aspetta un maggior coinvolgimento nei prossimi mesi.
Per Caramia si tratta di un confronto che può arricchirsi dei suggerimenti di chi opera nel mondo del lavoro oltre che nel mondo della formazione. Le parti sociali possono mettere in campo anche qualche altra idea, sia in termini di formazione sia in termini di pertinenze tecnologiche, rispetto alle attività vere e proprie e ai profili in uscita.
Il segretario nazionale della Flc Cgil con delega all’istruzione tecnica superiore saluta con favore una misura scaturita dal confronto di inizio giugno con il ministero. L’articolo 21 del cosiddetto decreto-legge “Pa 2”, pubblicato in Gazzetta ufficiale nelle scorse settimane, prevede un rafforzamento della capacità amministrativa del Mim per il “funzionamento del sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e del sistema di istruzione e formazione professionale”. La norma prevede, tra le altre cose, l’incremento di alcune posizioni dirigenziali e il reclutamento di nuovo personale. Per Caramia si tratta di una risposta interessante.