Il provvedimento che riforma gli ITS e li rende Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy) è diventato legge martedì 12 luglio dopo la terza lettura alla Camera dei deputati con un esito emblematico: una sostanziale unanimità, eccezione fatta per 6 astenuti e un certo numero di assenti fisiologici. Un esito politico che senz’altro lusinga il mondo degli ITS, ma che allo stesso tempo pare quasi straniante se si pensa che appena poche ore più tardi il governo di Mario Draghi, al Senato, ha avuto i ben noti problemi nell’ottenere la fiducia sul cosiddetto decreto aiuti.
Una possibile lettura di questa dinamica politica è senz’altro che la riforma ITS sia passata – come si suol dire – per il rotto della cuffia, approvata in extremis con il favore di una congiuntura delle sedute parlamentari che ha dato un grosso aiuto in termini cronologici. Viceversa, si potrebbe anche invertire il rapporto di causa-effetto: non una riforma che riesce a passare all’ultimo istante di vita di un Governo già sull’orlo della crisi, ma un provvedimento così utile, urgente, condiviso e voluto da portare tutti i partiti a lavorare di concerto per portare a casa il risultato. Prima che fosse troppo tardi.
Sostenere che le tempistiche del sostegno cangiante al Governo siano state dettate solo dalla questione ITS, come se questo provvedimento fosse l’ago della bilancia dell’equilibrio politico del nostro paese, è ovviamente esagerato. Anche perché, come abbiamo raccontato, l’iter stesso della riforma ha subìto rallentamenti fino alle ultimissime battute proprio a causa di dissidi e tattiche politiche all’interno della maggioranza. Ma non ci sono dubbi sul fatto che l’approvazione della riforma ITS come risultato definitivamente incassato dal Governo Draghi (e spinto anzitutto dai ministri Patrizio Bianchi e Mariastella Gelmini) sia tutt’altro che una coincidenza.
Vista dalla prospettiva degli ITS, si potrebbe dire, l’obiettivo è raggiunto. Vero dal punto di vista normativo, un po’ meno da quello pratico e della messa a terra della riforma stessa, che per diventare operativa necessita ora di una serie di decreti attuativi, senza i quali (finanziamenti a parte) rischia di rimanere poco più che lettera morta. Difficile individuare a priori quale potrebbe essere l’impatto di una (ipotetica, ma verosimile) crisi di Governo su una riforma appena giunta al termine dell’iter parlamentare. Ma se è vero che un primo importante traguardo per il futuro degli Istituti Tecnologici Superiori è stato tagliato, è altrettanto importante ricordare che la strada da percorrere è ancora lunga. E ha un’estensione temporale che – comunque vada – andrà ben oltre l’attuale legislatura.