Un provvedimento che fa salire il numero delle aree tecnologiche dei percorsi ITS Academy.
Durante il mese di ottobre le commissioni Cultura di Camera e Senato hanno espresso il loro parere favorevole sullo schema di decreto messo a punto dal ministero dell’Istruzione e del merito (Mim), composto da 10 articoli e tre allegati.
In particolare si tratta di uno dei decreti attuativi più importanti e attesi della riforma che ha ridefinito la governance degli Istituti Tecnologici Superiori. Con l’espressione dei pareri da parte delle commissioni competenti il testo adesso è pronto per essere adottato e diventare a tutti gli effetti un decreto ministeriale valido.
Cosa prevede
Lo schema di decreto, che fa riferimento agli articoli 3 e 7 della riforma, contiene “disposizioni concernenti le aree tecnologiche, le figure professionali nazionali di riferimento degli ITS Academy e gli standard minimi delle competenze tecnologiche e tecnico-professionali”.
L’articolo 2 del testo aumenta da 6 – cioè quelle attuali – a 10 il numero delle aree tecnologiche.
I percorsi degli Istituti Tecnologici Superiori potranno fare riferimento alle seguenti aree: Energia; Mobilità sostenibile e logistica; Chimica e nuove tecnologie della vita; Sistema agroalimentare; Sistema casa; Meccatronica; Sistema moda; Servizi alle imprese e agli enti senza fini di lucro; Tecnologie per i beni e le attività artistiche e culturali e per il turismo; Tecnologia dell’informazione, della comunicazione e dei dati.
L’individuazione delle nuove aree tecnologiche punta a “rispondere alle principali sfide nell’ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico e di riconversione ecologica, nonché ai fabbisogni formativi, scientifici, tecnologici e tecnico-professionali espressi dal mondo del lavoro”.
L’articolo 3 dello schema di decreto si occupa delle “figure professionali nazionali di riferimento”, collegate a un’area tecnologica di riferimento e al relativo ambito. Le nuove figure professionali sono indicate nel primo allegato e ognuna di esse è corredata “della nomenclatura e classificazione delle unità professionali (codici Istat Cp2021; codici Istat Ateco; codici Esco), nonché del Quadro europeo delle qualificazioni (Eqf)”.
Le figure indicate nell’allegato sono più di 50: si va dal Tecnico superiore per la digitalizzazione dei processi con soluzioni Artificial Intelligence based al Tecnico superiore digital media designer, passando per il Tecnico superiore System Cybersecurity.
L’articolo 4 del testo disciplina i “percorsi formativi triennali di sesto livello EQ”, mentre l’articolo 5 si occupa dei “requisiti di accesso” ai percorsi.
Lo schema di decreto prevede poi una norma sui percorsi formativi ibridi. In particolare le Fondazioni ITS Academy “appartenenti ad aree tecnologiche differenti, che insistono sul medesimo territorio regionale”, potranno “collaborare al fine di erogare e gestire percorsi formativi ibridi”, specifica l’articolo 6 del provvedimento.
Questi percorsi dovranno caratterizzarsi per “l’inserimento di alcune unità formative atte a declinare e curvare le competenze dell’area tecnologica professionalizzante, il cui peso nel curricolo rientra in un intervallo compreso tra il 10 e il 25 per cento del monte orario complessivo del biennio formativo”.
Il secondo allegato del testo si occupa del “profilo culturale e professionale dei diplomati” degli Istituti, mentre il terzo allegato è costituito da una “Tabella di confluenza al nuovo ordinamento” introdotto dalla riforma del 2022.
I pareri
Le commissioni parlamentari hanno fornito i loro pareri nel giro di poche settimane. Tuttavia tra Camera e Senato si sono registrate differenze sulla valutazione dei contenuti del provvedimento.
Lo scorso 11 ottobre la commissione Cultura di Palazzo Madama ha approvato un parere messo a punto da Roberto Marti – senatore della Lega e presidente della commissione – che contiene un’osservazione.
Il documento approvato rileva come “l’area tecnologica 5 ‘Sistema casa’ potrebbe più opportunamente essere ridenominata ‘Sistema casa e ambiente costruito’ in quanto tale nuova denominazione risulterebbe più puntuale e completa in riferimento al complesso delle lavorazioni edili (inclusive sia delle nuove costruzioni, sia degli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente in termini energetici, sismici e ambientali, ivi compresi gli interventi sui beni culturali) che attengono non solo alle abitazioni, bensì anche alle infrastrutture e gli spazi urbani”.
In una nota l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) ha evidenziato come siano state condivise dalla commissione Cultura del Senato le proprie istanze sul testo. Ora il ministero dell’Istruzione e del merito potrebbe valutare di modificare lo schema di decreto e accogliere l’indicazione formulata dai senatori (e da Ance).
Sempre l’11 ottobre la commissione Cultura di Montecitorio ha dato il suo ok, in questo caso senza osservazioni, al parere messo a punto dal deputato di Fratelli d’Italia Fabio Roscani.