Via libero definitivo alla riforma sugli Istituti Tecnici Superiori e alla loro trasformazione in Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy), ma ora bisogna prestare attenzione – nei prossimi mesi – alla stesura dei decreti attuativi. Martedì 12 luglio è arrivato l’ok unanime al provvedimento da parte della Camera dei deputati, con 387 voti favorevoli, nessun contrario e 6 astenuti. In queste ore sono arrivate le prime reazioni politiche e istituzionali, oltre ai commenti degli stakeholder, sul testo di iniziativa parlamentare, nato da una serie di proposte di legge depositate da alcuni deputati (tra cui la ministra per gli Affari regionali e le autonomie Mariastella Gelmini) a Montecitorio.
Secondo Claudio Di Berardino, assessore della Regione Lazio e coordinatore della commissione Istruzione, università e ricerca della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, ora bisogna concentrare il lavoro sui “decreti attuativi per i quali le Regioni, come concordato con i ministri Bianchi e Gelmini, sono pronte ad avviare un tavolo comune di lavoro anche per dare forza agli ITS inseriti nelle programmazioni regionali”.
Per la sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico Anna Ascani la riforma “investe i settori tecnologici proposti nell’offerta formativa degli ITS Academy, puntando sulle tecnologie innovative, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, rafforzando il collegamento tra formazione e imprese”.
Mentre Gelmini auspica un “gioco di squadra” perché “la piena attuazione della riforma richiede ora l’approvazione di 17 decreti ministeriali che dovranno avere l’intesa della Conferenza Stato, Regioni e Province autonome”. La ministra sottolinea come gli Istituti hanno “finalmente un quadro normativo stabile di riferimento, potendo contare su 1,5 miliardi di euro attivati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un’occasione imperdibile per ammodernare il nostro sistema di istruzione e formazione”.
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi evidenzia come “la legge definisce un quadro strutturato e nazionale che rafforza la rete dei nostri ITS, garantendo il rapporto diretto con i territori e i loro tessuti produttivi che ne rappresenta il punto di forza”. La riforma “nel suo complesso consente di ampliare l’offerta formativa per studentesse e studenti, con l’obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti” ma è anche “un passo avanti per il sistema di istruzione e per il nostro sviluppo industriale”.
Per Guido Torrielli, presidente dell’Associazione ITS Italy, la riforma consentirà di “dare avvio ai progetti legati ai fondi messi a disposizione dal Pnrr”. Sarà però “necessario ora procedere con grande rapidità sia sul fronte degli investimenti che sul piano dei decreti attuativi, così da poter raggiungere gli obiettivi ambiziosi che l’intero sistema ITS si è dato e soddisfare la grande domanda di specializzazione del sistema produttivo italiano“.
Secondo Giovanni Brugnoli, vicepresidente per il capitale umano di Confindustria, con l’ok definitivo alla riforma “inizia una nuova fase per l’intero sistema educativo italiano che si dota finalmente di un segmento che è sempre mancato, il livello di istruzione terziaria professionalizzante, quello che in Europa tutti chiamano Higher Vet e che ha fatto la fortuna di paesi industriali come la Germania e la Francia”.
Critiche invece arrivano dal segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari e dal segretario generale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli: “Una deludente riforma degli Istituti Tecnici Superiori consegna la formazione nelle mani dei privati”. Per i due dirigenti sindacali il testo “è in larga parte non condivisibile”. L’eliminazione della scuola come soggetto di riferimento ”indirizza tutto il provvedimento verso un’ulteriore privatizzazione di un pezzo rilevante del sistema formativo, con la rinuncia a una complessiva dimensione nazionale. Inoltre, le risorse stanziate nella legge sono davvero scarse (poco più di 48 milioni annui)”. Ferrari e Sinopoli chiedono a Bianchi di aprire “un confronto con le parti sociali per migliorare nella fase attuativa le criticità di una riforma importante, ma partita con il piede sbagliato”.