ITS Academy e Università: come si relazionano, a che scopi e con quali obiettivi? La domanda è legittima, in quanto il raccordo con la formazione terziaria accademica è presente nello stesso testo della legge 99/2022, istitutiva del Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore (in precedenza gli ITS non erano disciplinati da una normativa organica). L’articolo 8 del provvedimento è infatti dedicato ai “Raccordi tra il sistema universitario, gli ITS Academy e le istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica”.
Raccordi che possono esplicarsi, per esempio, con patti federativi “allo scopo di realizzare percorsi flessibili e modulari per il conseguimento, anche in regime di apprendistato di alta formazione e ricerca, di lauree a orientamento professionale, per incrementare le opportunità di formazione e ulteriore qualificazione professionalizzante dei giovani, a livello terziario, ai fini di una rapida transizione nel mondo del lavoro”.
La legge rimandava poi alla definizione, via successivo decreto, dei “criteri generali e le modalità per i passaggi tra i percorsi formativi degli ITS Academy e i percorsi di laurea a orientamento professionale, e viceversa, con il relativo reciproco riconoscimento dei percorsi formativi e dei crediti universitari formativi“; e delle “modalità per rendere trasparente e sostenere […] il riconoscimento dei crediti certificati acquisiti dai diplomati degli ITS Academy a conclusione dei percorsi formativi di differente livello, […] ai fini dell’eventuale prosecuzione degli studi in percorsi di laurea“.
I due fronti ribadiscono spesso – lo evidenziano anche le interviste sul nostro portale ai presidenti di Fondazioni – di essere universi paralleli e non in concorrenza. Il tema resta comunque complesso.
Il rapporto della Fondazione Agnelli, uscito un anno fa, rifletteva come “dal punto di vista ordinamentale, sin dall’inizio la scelta è stata quella di tenere gli ITS al di fuori del sistema universitario” ma anche che “i rapporti fra le due istituzioni sono ridotti ai minimi termini”. Inoltre, secondo l’analisi, “le università, d’altronde, si sono spesso preoccupate che i percorsi professionalizzanti appannino il loro blasone, apparendo una soluzione di ripiego rispetto al resto dell’offerta”.
In ambito Crui (la Conferenza dei rettori delle Università italiane), c’è un delegato agli ITS e la posizione è attualmente ricoperta da Sergio Cavalieri, Rettore dell’Università di Bergamo, già Professore Ordinario in Operations Management presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell’informazione e della Produzione nell’ateneo lombardo.
I resoconti delle assemblee Crui forniscono, in generale, un quadro sui temi che i diversi delegati presentano alla più generale attenzione nel rispettivo ambito di competenza. I resoconti a disposizione sul 2024 evidenziano come, lo scorso gennaio, sul fronte ITS, al centro dell’attenzione ci fossero gli “aggiornamenti sui decreti attuativi in materia di ITS. Il Rettore (Cavalieri, ndr) illustra in particolare quanto definito in merito al riconoscimento dei crediti formativi universitari nei passaggi tra ITS Academy e corsi di laurea a orientamento professionale”.
Nel 2023, i resoconti restituiscono una presenza del topic ITS più significativa nella seconda parte dell’anno e in particolare a settembre, essendo stata approvata in Consiglio dei ministri la bozza di disegno di legge che regolava la filiera della Tecnologia Professionale (4+2), ed essendo allo studio con l’ufficio legislativo del MUR una revisione del testo, il delegato ne riferiva in merito.
Nel 2021, il tema ITS è citato in occasione di un intervento del ministro dell’istruzione Bianchi, a ottobre, presente all’assemblea per sottolineare “il ruolo fondamentale che l’università sarà chiamata a giocare su almeno cinque linee di intervento sui temi della scuola“. Tra questi figura anche “la riforma degli istituti tecnici e degli ITS, per dare legittimità e riconoscimento a chi esce dalle prime e per ristrutturare il terzo canale complementare della formazione terziaria“. Siamo ancora nel mondo pre riforma, e nel settembre 2019, per restare in un orizzonte di cinque anni, si auspicava che un “nuovo decreto disciplinasse l’eventuale passaggio dai percorsi ITS ai corsi di laurea ad orientamento professionale secondo modalità coerenti con quanto previsto dalla legge 107/2015 e dalla legge 89/2016“.
Il quadro restituisce quindi un’attenzione trainata in particolare dall’evoluzione sul piano normativo.
L’intervento normativo favorisce la sinergia laddove possibile, più interessante chiedersi fino a che punto i sistemi possano e vogliano davvero dialogare e con quali obiettivi. In un evento tenutosi a Bergamo lo scorso aprile (Bergamo Next Level, ndr) il rettore Cavalieri sottolineava la specificità della mission degli ITS ma anche l’importanza di non generare confusione fra i due rami dell’istruzione terziaria superiore italiana
Secondo l’accademico, come riportava il Corriere della Sera (edizione di Bergamo), sull’annosa questione della richiesta delle imprese e delle professionalità disponibili, “il nostro tessuto è composto da piccole-medie aziende, che assumono laureati che non sono prettamente coerenti con i profili ricercati e che avrebbero bisogno soprattutto di tecnici. L’istruzione tecnico-superiore si rivolge a una fascia che l’università non è in grado di coprire. Bisogna evitare che gli Its si trasformino in un trampolino per le Università“.
Dopotutto, è la legge stessa ad affermare che uno degli obiettivi prioritari degli ITS è proprio quella di colmare “progressivamente la mancata corrispondenza tra la domanda e l’offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, soprattutto piccole e medie, e di assicurare, con continuità, l’offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche nell’ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico e di riconversione ecologica“.
Ma il ragionamento sul trampolino vale anche in senso inverso, a quanto pare: era il ministro Giuseppe Valditara, presente all’evento orobico, a sperare che “non si considerassero gli ITS come luoghi dove viene accolto chi non riesce in ambito universitario“, auspicando quindi che la scelta della formazione tecnologica superiore risponda a criteri seriamente vocazionali e non finisca per rappresentare un ripiego.
Non è però detto che, all’atto pratico, i presidenti dei singoli ITS concordino con la visione del ministro, in quanto sperare di pescare capitale umano dal bacino dei delusi, o di chi cerca una seconda opportunità prima di approdare per direttissima al lavoro o alla condizione di Neet, è una chance del tutto legittima (e coerente con il bisogno del sistema di continuare a crescere con numeri importanti anno su anno in termini di immatricolazioni, a fronte anche degli investimenti supportati dal Pnrr).
E la posizione dell’unico raggruppamento italiano degli istituti tecnici superiori, ovvero Rete ITS Italia? A Bergamo, Guido Torrielli, presidente dell’associazione Rete Its Italy, esortava il rettore a creare “un comitato che permetta di raggiungere quei “patti federativi” inseriti nel decreto che riguarda i rapporti con l’Università“.
Infine possiamo confermare, in virtù delle domande che ci pongono i lettori, che il tema dell’ITS come trampolino per arrivare alla laurea, almeno quella triennale, inizia a essere sempre più avvertito da chi frequenta un Istituto Tecnologico Superiore (un aspetto da osservare con attenzione).
I margini per approfondire le potenzialità del rapporto (o raccordo) tra ITS e accademia restano importanti o quanto meno stimolanti. Continueremo a parlarne su TuttoITS, confidando anche che i diretti interessati, dal delegato Crui ad altri attori, abbiano interesse a confrontarsi nel merito.