La riforma sugli ITS è stata approvata definitivamente lo scorso 12 luglio dalla Camera dei deputati, suscitando reazioni e commenti “a caldo” piuttosto positivi (anche se non sono mancate le critiche). Il primo provvedimento organico sugli Istituti Tecnici Superiori, che fino a poche settimane fa rispondevano a un dpcm del 2008, è stato commentato anche “a freddo”, soprattutto dagli stakeholders.
La Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna) valuta positivamente il percorso intrapreso. Saranno fondamentali i numerosi decreti attuativi della riforma che andranno adottati nei prossimi mesi e per i quali l’associazione chiede di attivare un confronto specifico e una consultazione anche con le parti sociali, che dovranno giocare un ruolo fondamentale per il successo dei nuovi ITS.
“Nonostante l’altissimo tasso di occupazione che si registra a un anno dal diploma, l’accesso agli ITS è finora stato piuttosto limitato. – rileva in una nota CNA – Proprio per questo è intervenuta la riforma, che si pone l’obiettivo di moltiplicare il numero di iscritti e contribuire a colmare il disallineamento fra domanda e offerta di lavoro, soprattutto nel sistema delle piccole e medie imprese”.
Secondo l’associazione non profit Roadjob la riforma sugli ITS rappresenta una sfida, perché servirà garantire una didattica di altissima qualità, ma anche un’opportunità. “Saranno determinanti i decreti attuativi perché siano aggiornati gli ambiti tecnologici degli ITS dando spazio all’elettronica e all’informatica applicata in ambito industriale. – commenta il presidente di Roadjob Primo Mauri – Come sempre in Italia il rischio è quello di dare vita all’ennesimo ‘corsificio’, restando intrappolati in logiche corporative e auto referenziali di spartizione dei finanziamenti pubblici”. Mauri auspica una progettazione di medio-lungo periodo, perlomeno sul quinquennio, e quindi impostata su fabbisogni professionali futuri, non sulle necessità contingenti e iper specialistiche delle singole aziende.
In un commento pubblicato lo scorso 21 luglio su Lavoce.Info i tre studiosi Luca Bonacini, Giuseppe Pignataro e Cristina Specchi si sono occupati della riforma sugli Istituti Tecnici Superiori, rilevando come allo stato attuale, il numero e la distribuzione degli ITS non sembrano essere adeguati per rispondere alle crescenti esigenze legate all’offerta formativa che emerge nei territori. In determinate regioni ciò può comportare, per gli studenti, la necessità di trasferirsi, con potenziali sperequazioni sulla base del background familiare.
Sul fronte sindacati dopo le critiche avanzate da Flc Cgil al provvedimento è arrivato il commento di Cisl Scuola. Il segretario confederale Angelo Colombrini chiede di “fare presto” e di iniziare subito il confronto sui decreti attuativi per permettere alle Fondazioni che dovranno adeguarsi ai nuovi criteri di adempiere agli oneri burocratici. Inoltre chiede alle Regioni di programmare efficacemente l’offerta formativa triennale attivando sui territori una forte interlocuzione con le parti sociali, recuperando così quello che è mancato a livello nazionale. Secondo Cisl Scuola la riforma non chiarisce ancora come saranno utilizzati gli 1,5 miliardi stanziati dal Pnrr né con quale atto o disposizione verrà deciso il loro impiego.
Inoltre nei giorni scorsi Claudio Di Berardino, assessore della Regione Lazio e coordinatore della commissione Istruzione, università e ricerca della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, è tornato a parlare di ITS. “Il periodo storico che stiamo vivendo richiede uno sforzo straordinario. Una delle priorità assolute è dare subito risposte ai tanti cittadini che non hanno lavoro, penalizzati dalla crisi Covid e ora dalle conseguenze economiche della guerra”, ha spiegato in una nota Di Berardino. “Dobbiamo lavorare anche per far conoscere il valore degli ITS tra i giovani e le loro famiglie, in quanto rappresentano un efficace strumento di politica attiva. Infatti, un anno dal conseguimento del titolo, oltre l’80% degli studenti fino a punte del 100% trova un’occupazione coerente”, ha poi aggiunto l’assessore, rilevando come le Regioni abbiano lavorato in modo costruttivo per giungere all’approvazione da parte del Parlamento della riforma degli ITS.
Secondo Di Berardino “dopo tanti anni la riforma del sistema degli Istituti Tecnici Superiori è fondamentale per mettere in pratica la formazione mirata alle competenze, generando occupazione”.