Il futuro degli ITS

Quattro (s)punti sul futuro degli ITS a Job&Orienta 2024

Le prospettive del sistema tecnologico superiore italiano sono state discusse alla 33esima edizione della fiera. Ecco le evidenze più interessanti

Da due anni a questa parte, il discorso sul futuro degli ITS tiene banco perché nel frattempo è cambiato “il mondo”: l’introduzione nell’ordinamento di una normativa organica di rango legislativo per gli Istituti Tecnologici Superiori, il boost finanziario arrivato con il Pnrr e la riforma dell’istruzione tecnica professionale (4+2), hanno contribuito a una discussione più intensa su prospettive e ambizioni dell’intero sistema che viene proiettato in un orizzonte di senso e scopo ancora più lungo e largo.

Il rischio, tra un ragionamento sui campus, un altro sui curriculum di filiera e simili, è tralasciare il cuore caldo del mondo ITS, ovvero la didattica, le esperienze formative e le storie imprenditoriali dei ragazzi che li frequentano. Un pericolo sventato all’ultima edizione di JOB&Orienta, il salone dell’orientamento di scena a Verona dal 27 al 30 novembre. Tra gli eventi in programma, spiccava “It’s the future. Il futuro degli ITS”, a cura dell’Associazione Rete ITS Italia in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, Regione del Veneto e Umana (venerdì 29 novembre).

Prospettive e occupabilità

E sebbene non mancassero personalità di profilo (Carmela Palumbo – Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione; Valeria Mantovan – Assessore Regione Veneto; Marco Bussetti – Direttore generale Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto), a spiccare sono state le storie di chi, partendo dagli ITS, ha trovato lavoro, ricalibrato le competenze o fondato una propria impresa.

In generale, si confermano le buone prospettive in termini di occupabilità e coerenza tra studi e mansioni: secondo dati divulgati alla 33esima edizione, l’87% degli studenti che ha concluso il proprio percorso di studi nel 2022 a un solo anno dal diploma (fine 2023) ha trovato occupazione. Di questi (pari a 6.121 diplomati), il 93,8% svolge un lavoro coerente con gli studi effettuati“.

Buone notizie anche per i “percorsi aventi diritto al 30% del contributo nazionale, a titolo di premialità sulla base delle loro performances: quest’anno sono il 68,5% % dei percorsi monitorati (239 su 349), superando nettamente la media del 55% registrata nel corso dei dieci anni precedenti“.

I numeri dicono molto ma non tutto: le storie raccontate nell’ambito di It’s the future. Il futuro degli ITS” propongono altri spunti da non sottovalutare, per capire appunto verso quale futuro si muove il sistema della formazione tecnologica superiore ma anche per individuare elementi di ispirazione per chi potrebbe, anche insospettabilmente, avvicinarsi alla formazione duale. Ecco un recap in punti, partendo dalle case history narrate sul palco.

Una spinta ai territori

All’evento Its’ the Future: il futuro degli ITS Academy hanno partecipato anche Floriana Guida e Andrea Polimeno, formatisi presso ITS Turismo Puglia. Guida e Polimeno, entrambi manager del turismo, scommettono con il loro impegno professionale su un modello ibrido di gestione dei beni comuni, per favore un turismo sostenibile che porti valore alle comunità. Come sottolineato da Guida a Verona, “gli ITS riescono a costruire una formazione nel complesso cucita ad hoc sui territori qualificando l’offerta“. In un paese dove dal 2011 al 2023, sono 550 mila i giovani italiani di 18-34 anni emigrati all’estero, è importante proporre un’alternativa di una formazione che, nei casi migliori, aiuta gli studenti anche a restare sui territori.

Mobilità in entrata

La storia di Abdelsayed Mousa Samy Alfons, egiziano arrivato a Udine grazie all’accordo tra ITS Academy Malignani e la scuola italiana Don Bosco del Cairo, illustra bene le potenzialità di uno sguardo oltre confine. Durante il secondo anno di corso di tecnico superiore automazione e sistemi meccatronici (Mechatronics&robotics) Mousa è stato inserito in azienda, e diplomatosi con il massimo dei voti, a settembre 2024 è stato assunto in un’impresa udinese: oggi è parte di un team che si occupa di programmazione PLC per impianti di additivazione per metallurgia primaria e secondaria. Lo scorso marzo, è stato firmato un Memorandum di Intesa con l’obiettivo di rafforzare la collaborazione tra il sistema scolastico italiano e quello egiziano. Una collaborazione che prevede anche l’istituzione, nella Scuola italiana Don Bosco del Cairo, del nuovo percorso 4+2. Nell’ambito del Piano Mattei, il MIM ha concluso intese tecniche con l’Etiopia, Tunisia e sta per finalizzarne due con l’Algeria, per sviluppare una collaborazione nel settore dell’istruzione tecnica e professionale e valorizzare il sistema formativo italiano. Incoraggiare la mobilità sarà fondamentale, anche in ottica di crescita dei numeri e della sostenibilità dell’intero sistema, uno dei punti di domanda guardando al futuro.

Uno sguardo ad altri target

Il fattore coerenza dei percorsi in entrata e in uscita resta fondamentale, tanto più alla luce del 4+2. Tuttavia, come raccontato sul palco a Verona, si può arrivare dagli ITS passando da un liceo delle scienze umane o dall’università, a dimostrazione che l’occupabilità può risuonare come fattore di attrazione per chi non aveva scelto una formazione tecnica in prima battuta o per chi vuole scommettere sullo sviluppo di competenze precise e meno teoriche in tempi ragionevoli anche in ottica reskilling (pur essendo giovani e già titolati).

Uno step per fare impresa

A Verona, a raccontare i suoi trascorsi in ITS, c’era anche Elia Dante: diplomatosi nel 2018 come building manager all’Its veneto Red Academy, ha successivamente fondato una propria impresa che offre servizi specializzati in Building information modeling. Si dice spesso che uno dei meriti della formazione tecnologica superiore sia avvicinare gli studenti più in velocità al mondo del lavoro ma di fatto può accelerare anche la via all’imprenditorialità. Come spiegato da Dante e Juri Ambrosi, sul sito di TimetoBIM, l’avventura è “iniziata dando forma alla nostra passione per l’edilizia e al suo sviluppo tecnologico, conosciutici approfondendo le competenze attraverso un percorso di alta formazione abbiamo deciso di sviluppare una visione innovativa e pratica del settore”. Ribadire il tema dell’imprenditorialità è fondamentale perché, se lo scenario di una vita in azienda può essere seduttivo per molti, potrebbe non esserlo del tutto per qualcun altro, un soggetto che – ad esempio- non vuole passare dall’università prima di fare business ma al contempo è consapevole che un titolo terziario non è un semplice dettaglio in un mondo del lavoro più complesso.

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Maria Rosaria Iovinella
Giornalista professionista| Milan-based since 2008
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