Tempo di inizio corsi e tempo di bandi. In un articolo precedente avevamo già osservato che nei bandi di alcuni ITS spuntano limiti di età per l’iscrizione. Ciò significa che, per iscriversi presso un ITS, non si possono avere, per esempio, più di 29 o 35 anni. È un’apparente contraddizione se si pensa che gli ITS sono corsi aperti anche a persone disoccupate e inoccupate e che sono un’opportunità di upskilling e reskilling. Vale a dire che sono pensati per consentire l’acquisizione di competenze più aggiornate o nuove a coloro che hanno perso il lavoro o che non riescono a trovare un’occupazione.
Per comprendere meglio i motivi per cui talvolta ci sono questi limiti di età – e quali sono vantaggi o svantaggi nell’introdurli – abbiamo intervistato Valentina Scala, la direttrice dell’ITS Apulia Digital Maker e Giuseppe Paternò, presidente dell’ITS Efficienza Energetica della Basilicata.
Limiti di età sì, limiti di età no
Il vero motivo per cui ci sono diverse possibilità di iscrizione in Italia dipende dal fatto che non esiste una legislazione nazionale che stabilisce una regola unica. I limiti imposti dai bandi dipendono dal tipo di finanziamenti che sostengono i corsi.
“Il finanziamento che ci è stato concesso per sostenere i corsi ITS è legato a fondi strutturali 2014 – 2020 e in particolare al Fondo Sociale Europeo (FSE)” racconta Paternò. I fondi FSE hanno l’obiettivo di migliorare le opportunità occupazionali, promuovere lo sviluppo dell’istruzione e della formazione e sostenere i soggetti più vulnerabili per assicurare inclusione e pari opportunità. Tuttavia, “l’FSE impone il vincolo dell’età e della residenza“. Se nei bandi non è posto questo vincolo è impossibile utilizzare il fondo europeo. Ecco spiegato il motivo per cui nell’ITS lucano non è possibile iscriversi se si hanno più di 29 anni e se non si è residenti in Basilicata. Anche per questo secondo limite, la riforma degli ITS ha portato a ripensamenti proponendo la possibilità di ampliare le aree territoriali a livello interregionale. Ma ancora mancano i decreti attuativi per poter estendere le possibilità di iscrizione al di là dei confini regionali. Inoltre, anche le misure incentivanti come il contratto di apprendistato di alta formazione e ricerca, si rivolgono ai soggetti di età compresa tra i 18 e i 29 anni.
Una scelta diversa l’ha potuta fare la regione Puglia. “Abbiamo deciso di includere anche la finalità del reskilling all’interno dei corsi ITS. E infatti, ci sono corsisti non giovanissimi che si sono riqualificati e hanno trovato occupazione in azienda“, racconta Scala. L’inserimento lavorativo in azienda può essere più semplice per un giovane, che peraltro ha maggiore dimestichezza con le competenze tipiche dell’industria 4.0 e dell’ICT. Ciò non toglie che ci siano possibilità anche per le persone disoccupate o che hanno perso il posto di lavoro.
Anche l’ITS della Basilicata sta richiedendo a gran voce questa possibilità, soprattutto per aiutare tutte quelle persone che escono dall’azienda per ridimensionamento del personale. “Abbiamo fatto la richiesta di non avere vincoli di età e la regione Basilicata sta cercando di aiutarci sostenendoci con altri fondi. Per esempio usciranno a breve misure, nell’ambito del programma GOL, per garantire importanti possibilità di formazione finalizzata all’occupazione per i meno giovani anche attraverso gli ITS“. È fondamentale assicurare posti di lavoro o salvarli attraverso l’apprendimento di nuovi mestieri o attraverso la riqualificazione.
Favorire la riqualificazione
Il destino delle persone che non sono più fresche di diploma, ma che comunque desiderano rimettersi in gioco con una nuova fase di istruzione, si gioca al momento delle selezioni. “Selezioniamo gli studenti in collaborazione con le aziende partner. Nel momento in cui il candidato dimostra di avere un percorso pregresso coerente o una forte motivazione o un bagaglio culturale che gli consente di frequentare i corsi, noi siamo pronti ad accoglierlo a braccia aperte“, dice Scala.
In definitiva, il limite non si pone nemmeno per persone occupate o che nel corso di studi trova un’occupazione. “Sia dal parte del Ministero che a livello regionale sono previsti percorsi agevolati per le persone occupate, con il riconoscimento di crediti e dell’attività lavorativa come stage“, aggiunge Scala.
Il fine è solo uno: l’acquisizione di nuove competenze. “È un aspetto molto utile anche alle aziende che ottengono così un trasferimento tecnologico, altrimenti faticoso per imprese di piccole e medie dimensioni. Le piccole aziende ampliano così la loro capacità di intervento e innovazione“.