In futuro sarà più facile passare da un corso ITS all’università e viceversa? Sembra proprio di sì e lo dimostrano alcune sperimentazioni già avviate. Per esempio, per il corso ITS Meccatronica di Cesena sono già attive delle convenzioni per passare a lauree professionalizzanti proposte dall’Università di Bologna.
“È stato importante il riconoscimento dei crediti formativi forniti dall’ITS per facilitare questo passaggio“, commenta Roberto Vecchi, prorettore per la didattica dell’Università di Bologna. “In Italia, comunque, resta un urgente bisogno di profili tecnici nei diversi ambiti. Si tratta di figure professionali specifiche e di qualità, proprio quelle che emergono al termine di un percorso di formazione ITS“.
Comunque sia, il passaggio per questi tecnici all’università è favorito dalla presenza di lauree a orientamento professionalizzante. Inoltre, potrebbe essere facilitato dall’identificazione di vere e proprie passerelle, cioè percorsi predefiniti che consentano questo passaggio.
La differenziazione dei percorsi universitari e degli Istituti Tecnologici Superiori è, comunque, un valore che va mantenuto. “È proprio sulla diversità che si innesta la possibilità di innovare“, ha concluso Vecchi.
I nodi ancora da sciogliere tra ITS e università
Rendere più fluido il passaggio dagli ITS agli atenei è importante per premiare giovani meritevoli e desiderosi di proseguire negli studi. È sicuramente altrettanto valida anche l’opzione contraria. La presenza degli ITS può costituire un’opportunità importante per quei giovani che abbandonano l’università. La dispersione universitaria può essere arginata tramite gli ITS, che possono davvero rappresentare una possibilità interessante per non gettare quanto appreso durante gli anni di studio accademico.
“Sebbene il dato più rappresentativo della performance degli ITS sia proprio rappresentato dallo sbocco occupazionale, le passerelle per trasferirsi all’università sono un’opportunità importante“, ha ribadito Cristina Grieco, presidente di Indire.
Indire si occupa del monitoraggio delle performance e della qualità degli ITS e proprio su questo punto è sorta una criticità da risolvere. Gli studenti che decidono di proseguire con l’università dopo l’ITS figurano come non occupati, un dato che scredita l’ITS di provenienza. E non è solo una questione di apparenze. Con un minor numero di occupati, diminuisce anche la quota premiale riconosciuta agli Istituti Tecnologici Superiori.
“È necessario avviare altre collaborazioni tra atenei e ITS, proprio come quelle che si sono avviate per la realizzazione del corso in Cybersecurity per la PA“, sottolinea Vecchi. Solo con una stretta collaborazione sarà possibile individuare passerelle e definire concretamente il modo di calcolare i crediti formativi.