Dopo la pubblicazione del Monitoraggio Nazionale degli ITS 2022 da parte di Indire, andiamo a considerare alcuni punti che permettono di confermare l’importanza di analizzare annualmente i dati. Il monitoraggio si riferisce ai corsi conclusi nei 12 mesi precedenti all’uscita del rapporto: il tempo necessario per valutare gli esiti occupazionali a un anno dal diploma. Quindi, in questo caso specifico fa riferimento ai corsi conclusi nel 2020.
Andiamo dunque a descrivere il contesto del monitoraggio e a riportare le analisi più recenti su ITS in Italia e offerta formativa. Faremo poi un confronto con gli anni precedenti per seguire l’evoluzione degli ITS. Infine, andremo a riassumere i risultati raggiunti.
Il contesto del monitoraggio 2022
Partiamo con alcuni dati generali che permettono di contestualizzare e presentare i corsi conclusi nel 2020. Stiamo facendo riferimento a 260 corsi, che hanno impegnato 89 Fondazioni ITS. È il numero più alto di ITS finora considerato in un monitoraggio, dato che nel 2018, all’avvio dei corsi, erano stati istituiti ben 103 ITS. Gli iscritti sono stati 6.874, che corrispondono a poco più della metà (53,8%) degli studenti valutati come idonei in fase di test di ammissione. Durante il percorso formativo si sono ritirati il 20,3% degli iscritti. Invece, il 77,6% degli iscritti ha ottenuto l’ammissione all’esame finale. Hanno conseguito il diploma 5.280 studenti, ossia il 99% degli ammessi all’esame. Tra i diplomati hanno trovato occupazione 4.218 ex studenti ITS. Il 90,9% degli occupati ha trovato un lavoro attinente al percorso formativo.
Gli ITS e l’offerta formativa
Andando a osservare la distribuzione dei corsi monitorati, possiamo osservare che non tutte le regioni sono in grado di offrire la varietà dei percorsi definiti dalle sei aree tecnologiche con cui gli ITS sono classificati. Il numero medio di percorsi erogati dalle regioni italiane varia da zero a sei. Cinque aree sono assenti in più della metà delle regioni: si tratta di Efficienza energetica, Nuove tecnologie della vita, Servizi alle imprese, Sistema moda e Sistema casa.
Per quanto riguarda invece le ore dedicate ai tirocini in azienda, la percentuale di tempo affadata a questa parte importante per la formazione è stata più o meno costante per tutte le aree tecnologiche. Ciò indica la grande disponibilità delle imprese ad accogliere i ragazzi che desiderano apprendere sul campo.
L’evoluzione negli anni degli ITS
Nel rapporto è molto interessante anche la sezione che mette a confronto le performance degli ITS tra gli anni 2013 e 2020. Dall’anno della loro istituzione, gli ITS sono cresciuti in modo costante per numero e per corsi forniti. Gli Istituti Tecnici Superiori non attraggono più solo diplomati presso Istituti Tecnici (anche se rimangono sempre la maggioranza con un 58,7% degli iscritti), ma attirano anche liceali (22,6% contro il 16,5% del 2013), diplomati al professionale (13,6% contro l’8,4% del 2013) e laureati (4-5% del totale degli studenti).
Un altro dato che è interessante monitorare nel tempo è l‘andamento dell’occupazione per i diplomati ITS. Dal 2013 a oggi sono in calo i contratti a tempo indeterminato, sono in ripresa quelli a tempo determinato mentre sono in crescita i contratti di apprendistato. Il contratto più diffuso resta quello a tempo determinato o lavoro autonomo a regime agevolato.
Comunque la percentuale di occupati a un anno dal diploma si mantiene in media ad un ottimo livello riguardando il 79,9% dei diplomati.
I risultati raggiunti
I risultati della valutazione a livello nazionale non sono importanti solo per l’orientamento degli studenti o per creare una classifica che aiuta i singoli istituti a migliorarsi e a puntare più in alto. Il punteggio, infatti, consente di individuare i percorsi “premiati”, che accedono a una quota pari al 30% delle risorse nazionali. È un incentivo a fare bene e a continuare a fare meglio.
Per comprendere meglio in base a quali parametri avviene la valutazione puoi leggere questo articolo. Avevamo già parlato della valutazione degli ITS, ma a quell’articolo possiamo aggiungere la distribuzione per regione degli ITS più quotati.
Rispetto agli anni precedenti, si nota un aumento dei corsi premiati: nel 2020 se ne contano il 54.6% contro la media di tutti gli anni pari al 48.5%. Possiamo quindi concludere che c’è un costante miglioramento nella formazione e nella proposta degli ITS. I finanziamenti entranti, grazie a questi riconoscimenti di premialità, daranno ulteriori opportunità agli studenti e saranno un incentivo all’innovazione per l’offerta formativa.