L’avvento dell’intelligenza artificiale sta rimodellando anche il panorama industriale a una velocità senza precedenti, e comprendere le dinamiche tra innovazione, competenze e formazione è diventato cruciale per chi si affaccia al mondo del lavoro.
Paolo Foglio, ingegnere elettronico specializzato nei processi produttivi e nei sistemi di automazione del settore automobilistico, in occasione della tavola rotonda “Position Paper 2025 – Gli autori del CS di SPS Italia presentano i Tech ‘n’ Go“, durante SPS Italia, la Fiera di Automazione e Digitale per l’Industria che si è svolta dal 13 al 15 maggio a Parma, ha offerto spunti di riflessione preziosi per i lettori di TuttoITS Academy, media partner dell’evento, chiamati a essere protagonisti di questa trasformazione.
Innovazione: un obbligo, non una scelta
“Non è una questione di scelta”, afferma Foglio. “Siamo in un’era in cui l’economia digitale ha cambiato le regole del gioco. Ogni azienda deve confrontarsi con il digitale e con l’IA, altrimenti rischia l’obsolescenza”. Il manager di Iveco Group non usa mezzi termini: in un mondo in cui la Commissione Europea stessa delinea un futuro in cui le risorse “capiscono”, l’adattamento non è più un’opzione, ma un imperativo. Questo cambiamento epocale richiede ai futuri professionisti una mentalità aperta e una costante disponibilità all’apprendimento.
Le nuove competenze per l’era digitale
Di fronte a questa trasformazione radicale, quali sono le competenze chiave per i professionisti del futuro? “Dobbiamo tutti studiare”, spiega l’esperto. “Non basta conoscere il manuale d’uso di una tecnologia. Serve sviluppare un pensiero critico, capire il ‘perché’ delle cose. L’IA non è qui per sostituirci, ma per fare ciò che noi non sappiamo fare”. Foglio sottolinea come l’IA, lungi
dall’essere una minaccia, possa diventare uno strumento potente nelle mani di chi sa usarla con consapevolezza.
Per orientarsi in questo scenario complesso, l’ingegnere introduce una distinzione fondamentale tra “sapere” e “conoscenza”. Il primo è più trasferibile, mentre la seconda è un’esperienza profonda, legata alla coscienza umana e alla capacità di contestualizzare le informazioni. “L’IA ha ancora molta strada da fare per raggiungere quel livello”, osserva il manager, evidenziando l’importanza di comprendere come la tecnologia sia plasmata dal contesto sociale e antropologico in cui viene inserita. In altre parole, la tecnologia non è un’entità neutra, ma è profondamente intrecciata con i valori, le credenze e le dinamiche sociali che la circondano.
Il ruolo cruciale della formazione
In questo scenario, la formazione assume un ruolo centrale nel preparare i futuri professionisti alle sfide del mercato del lavoro. “Dobbiamo andare oltre il semplice trasferimento di informazioni”, chiarisce Foglio. “Dobbiamo recuperare la ‘conoscenza’ e comprendere la differenza tra ‘lavoro’ e ‘mestiere’“. Foglio spiega come l’IA possa automatizzare il lavoro, inteso come attività per vivere, ma difficilmente potrà replicare il mestiere, che richiede caratteristiche più profonde e legate all’esperienza umana, come l’intuizione, la creatività e la capacità di risolvere problemi complessi in contesti incerti.
L’esperienza pratica: un valore insostituibile
Nonostante l’avanzamento tecnologico, l’esperienza diretta sul campo rimane un valore insostituibile nella formazione dei professionisti del futuro. “L’IA può suggerire come fare una torta, ma la torta migliore la faccio io con il suo aiuto”, afferma l’esperto. Ci sono competenze che si acquisiscono solo con la pratica, come comprendere i processi e le dinamiche di un sistema complesso, sviluppare un occhio critico e affinare la capacità di prendere decisioni in situazioni reali.
Foglio riporta l’esempio dell’introduzione del CAD (Computer Aided Design) nelle aziende, dove inizialmente alcune competenze artigianali andarono perse, ma l’esperienza pratica si rivelò poi fondamentale per evitare errori costosi e per sfruttare appieno il potenziale della nuova tecnologia.
Macchinità: una riflessione sul nostro futuro
Nel suo libro Macchinità. Essere digitali, Foglio esplora in profondità il concetto di “Macchinità”, ovvero l’insieme delle tecnologie digitali che stanno trasformando la nostra società. L’autore ci invita a riflettere sull’impatto di queste tecnologie non solo sul mondo del lavoro, ma anche sul comportamento umano, sull’identità e sulla nostra percezione del mondo. Foglio sottolinea come il 2023 abbia rappresentato un anno di svolta, segnato da progressi significativi nel campo dell’IA e delle neuroscienze, che ci pongono di fronte a domande cruciali sul futuro dell’umanità e sul nostro ruolo in un mondo sempre più dominato dalle macchine.
Prepararsi alle sfide del futuro
“Dobbiamo investire in formazione e istruzione”, ribadisce il manager, “ma soprattutto nello sviluppo del pensiero critico. Dobbiamo imparare a distinguere tra opportunità e problemi, e a navigare in un mondo sempre più complesso”.
Foglio esorta i futuri professionisti a non limitarsi alla conoscenza tecnica, ma a sviluppare una comprensione profonda delle implicazioni sociali, economiche e antropologiche delle tecnologie con cui si troveranno a lavorare. Questo significa non solo saper utilizzare gli strumenti digitali, ma anche essere in grado di valutarne criticamente l’impatto, di anticiparne le conseguenze e di contribuire attivamente a plasmare un futuro in cui tecnologia e umanità possano coesistere in modo armonioso.