Competenze vincenti

Premio nazionale GiovedìScienza, vince il bioingegnere Lorenzo Sardelli

Alla competizione in cui trionfa chi racconta in modo più efficace la scienza trionfa in casa il partecipante di Torino con un progetto di ricerca sui biomateriali

Si è concluso il 26 maggio all’Accademia delle Scienze di Torino il Premio nazionale GiovedìScienza, la competizione realizzata dall’associazione torinese CentroScienza Onlus e rivolta a giovani ricercatrici e ricercatori. Le due giurie, una Tecnica e una Popolare, hanno decretato il vincitore, anzi: i vincitori, coloro che si sono distinti e hanno raccontato il proprio progetto di ricerca nella maniera più efficace, sperimentando i linguaggi di una comunicazione della scienza alla portata di tutti e tutte. In soli sei minuti.

Dei dieci finalisti che si erano aggiudicati l’accesso alla finale, di cui quattro ricercatori e sei ricercatrici under 35, uno solo si è imposto ottenendo il primo premio del valore di 5.000 euro. Dall’Università di Torino, Lorenzo Sardelli ha convinto le due Giurie con un progetto dal titolo La scuola per supereroi del timo umano.

La natura come musa ispiratrice

Bioingegnere di formazione, Sardelli nella sua ricerca ha come musa ispiratrice la natura: con l’intento di progettare materiali avanzati che ne imitino il comportamento, studia le proprietà meccaniche e funzionali di tessuti e strutture biologiche. Ed è proprio attraverso l’ingegneria chimica e strutturale dei biomateriali che Sardelli sviluppa soluzioni innovative per affrontare sfide cruciali nella medicina rigenerativa, concentrandosi sul trattamento di infezioni e malattie legate all’invecchiamento degli organi immunitari, con particolare attenzione al timo (ghiandola collocata nel torace, davanti alla trachea, ndr), e alle cellule che ne caratterizzano la funzione.

“Ho sempre avuto l’impressione che i ricercatori, e in particolare chi si occupa di un settore un po’ di nicchia come me, fossero un po’ reclusi in una sorta di torre d’avorio, senza un’effettiva ricaduta nella pratica” spiega Sardelli, motivando il suo intento nella partecipazione al Premio: raccontare ed esprimere qualcosa che fosse suo fin dall’inizio. “Bisogna invece far capire che quello che ci spinge ad andare avanti è un’effettiva ricaduta pratica sulla vita delle persone, e sostengo che ci sia bisogno di raccontarlo già ai ragazzi e alle ragazze. Io ho avuto la fortuna di avere già alle superiori molte figure brave in questo campo, e mi piace l’idea di portare avanti la speranza di essere per loro una figura dello stesso tipo”.

Un futuro tra ricerca e comunicazione

Penso che la comunicazione sia parte integrante dell’attività scientifica: se non si comunica quello che si fa in laboratorio, l’esperimento viene percepito come un esercizio di stile, quando invece è qualcosa che impatta sulla vita di tutti, indipendentemente dal tipo di ricerca che uno fa”.  È importante, sottolinea Sardelli, rendere consapevoli cittadini e cittadine di quale sia il valore della ricerca, anche per poterla difendere, se un giorno si rivelasse necessario. “Quando arriva un momento in cui la ricerca viene considerata come qualcosa di sacrificabile, i cittadini consapevoli e maturi ci aiutano a preservare il nostro lavoro, e acquisiscono gli strumenti per essere critici tutte le volte che si parla di scienza, immuni alle manipolazioni di informazioni da parte di altri. È importante, poi, che si capiscano soprattutto le domande, più che le risposte, che ci si deve porre quando vengono offerte delle informazioni scientifiche: è utile non solo al singolo cittadino ma anche alla comunità”.

Una rosa di premi

Completano il podio Chiara Anzolini, dall’Università di Padova, con un progetto dal titolo Messaggeri dalle Profondità della Terra, e Lorenzo Pizzuti, dall’Università Milano-Bicocca, con Le meraviglie dell’universo Oscuro, aggiudicandosi rispettivamente il secondo e il terzo posto.

Le due giurie hanno anche decretato i vincitori di altri tre premi da 3.000 euro ciascuno.

Veronica Maglieri, dall’Università di Pisa, si è distinta con un progetto incentrato sul benessere delle persone e sulla qualità della vita, e per questo le è stato assegnato dalla Giuria Popolare il Premio Speciale Elena Benaduce. La sua ricerca, dal titolo Ridere è una cosa seria, studia le espressioni facciali e i comportamenti contagiosi di cani, lupi, primati e altri animali per capire l’evoluzione di alcuni comportamenti comunicativi tra specie diverse.

Livio Penazzi, dall’Università di Torino, si è aggiudicato il Premio GiovedìScienza Futuro, grazie al miglior studio di fattibilità per l’implementazione del suo progetto dal titolo Un futuro sostenibile per il pet food. Una ricerca, la sua, che analizza l’uso di proteine alternative derivate da insetti e scarti della pasta di lenticchie, dimostrando così i vantaggi in termini di digeribilità e benefici metabolici per i cani, e offrendo una concreta prospettiva per ridurre l’impatto ambientale della filiera pet food.

Infine, Martina Lamanna, dall’Università di Bologna, si è aggiudicata il Premio GiovedìScienza Impresa Sostenibile e Digitale, con il miglior progetto su temi di sostenibilità e digitalizzazione. Si tratta di MOOve: il futuro della zootecnia intelligente, un lavoro che introduce un collare intelligente per bovine da latte che utilizza sensori e intelligenza artificiale per monitorare alimentazione, ruminazione e movimento, prevenendo problemi di salute, riducendo l’uso di farmaci e migliorando l’efficienza alimentare.

Un ecosistema diffuso

 “Gli altri candidati sono stati meravigliosi, conclude Sardelli, evidenziando come la finale del Premio GiovedìScienza sia stata anche occasione di condivisione, senza imbarazzi o silenzi. “Noi ricercatori d’istinto facciamo gruppo: il mondo della ricerca accademica in Italia è molto complicato e competitivo, ma in questo contesto noi finalisti avevamo già raggiunto il traguardo, e poter condividere una cosa così bella ci ha unito. Ci siamo subito sentiti affini e abbiamo visto che tutto il mondo è paese, anche quando si parla di discipline completamente diverse. Poi, ogni volta che presentava qualcuno il mio pensiero era: vabbè, ha vinto lui, ha vinto lei. Mi sembravano tutti talmente interessanti, chiari e di alto livello che mai avrei immaginato di vincere il primo premio.

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Elena Barosso
Collaboratrice
Editor per Alpha Test (Milano). Laureata in Ingegneria meccanica e Bioingegneria (Padova) e allieva del Master in Comunicazione della Scienza "Franco Prattico" della Sissa (Trieste).
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