TuttoITS x Stena Recycling

Lavorare alla manutenzione in Stena Recycling

In un contesto dove le attività sono fortemente interconnesse, le procedure di conservazione e riparazione fanno la differenza: il maintenance leader Alberto Romagnoli spiega perché

In collaborazione con: Stena Recycling

Nella sua precedente vita lavorativa ha guidato, per vent’anni, un’impresa: commerciava e installava macchinari per il legno, rapportandosi con un tessuto di realtà, quello delle falegnamerie artigianali, che ha vissuto destini alterni, anche a causa della concorrenza dei player mass market.

Poi, per Alberto Romagnoli, otto anni fa si sono aperte le porte di Stena Recycling: ancora oggi lavora ad Angiari, il principale sito italiano della recycling company, dove ricopre la carica di Maintenance leader. Una posizione a cui è approdato dopo un po’ di gavetta; come racconta a TuttoITS “avevo competenze tecniche generali e i macchinari erano sempre stati nel mio Dna: sono partito come manutentore da zero ma dopo qualche anno il mio responsabile è andato via. Mi hanno fatto una proposta ed eccomi qui”.

Nella sua mansione di responsabile guida altre sette persone che supervisionano la manutenzione di tre impianti: “Seguiamo il PMR (Precious metal recovery, ndr), il più ricco di linee e macchinari; l’impianto di primo trattamento, che ha a sua volta diverse linee, e quello dedicato alle apparecchiature refrigeranti”.

Alcuni assiomi guidano le attività del team guidato dal professionista: “La base di tutte le manutenzioni è l’ordine e la pulizia degli impianti: non significa che dobbiamo fare le pulizie, ma sicuramente tenerli e conservarli al meglio possibile. C’è poi la lubrificazione di componenti e organi in movimento”.

Scendendo più nel dettaglio, le attività della manutenzione si rivelano fondamentali in una realtà dove le dinamiche che vanno dall’ingresso dei Raee in azienda alle procedure di riciclo, e valorizzazione di prodotti e sostanze, sono fortemente interdipendenti. “Siamo interconnessi a cascata, facciamo regolarmente riunioni, siamo a conoscenza dei RIFIUTI che entrano, se c’è un problema su una linea va tempestivamente comunicato: comunicare è fondamentale al fine di non bloccare la produzione e gli ingressi.”.

I diversi tipi di rifiuti elettrici ed elettronici entrano negli stabilimenti, subiscono i trattamenti pertinenti, vengono triturati e le risultanze separate in base ai diversi tipi di materiale. “Ogni frazione mista continua in altre linee dove viene ulteriormente rilavorato fino ad ottenere un monoprodotto. In una sola linea abbiamo 300 motori o motoriduttori (elettrici, ndr), 1200 cuscinetti a organo in movimento che girano sulla linea principale. Poi ci sono le parti elettriche ed elettroniche, i nastri, le cloche, le strutture, i rotori su cui interveniamo una volta al mese così come per le lame del macinatore, le cui pareti sono blindate con piastre d’acciaio. Ogni mese apriamo e sostituiamo le parti usurate. Il nostro lavoro è strutturato e complesso, abbiamo un programma di gestione per monitorare le manutenzioni che a loro volta sono cicliche. Un cuscinetto ha una durata media di un certo numero di ore, va lubrificato periodicamente: abbiamo 1200 punti di lubrificazione in un reparto. E poiché l’impianto è sviluppato in altezza, abbiamo lubrificatori automatici in quota”.

Alberto Romagnoli, al lavoro nell’impianto di Angiari

Un lavoro non privo di responsabilità verso l’azienda, che deve appunto fermarsi il meno possibile, ma anche di rischi in quanto “se un manutentore non compie bene certe azioni mette a rischio la sua persona, ma può provocare anche danni e lesioni ad altri”. Tuttavia, Romagnoli lo consiglierebbe la professione di maintenance operator ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro: “Assolutamente si, in qualsiasi settore, la figura del manutentore è richiesta, in espansione e contesa tra le aziende. La quotazione di un buon manutentore è data dagli anni in cui ha lavorato in un’azienda: vuol dire che quest’ultima non ti ha mollato”.

Ma quali competenze sono necessarie per provare a fare questo lavoro? “Bisogna avere competenze minime di meccanica, di elettronica, anche per motivi di sicurezza. Sapere di meccanica, anche a un livello basico, è essenziale: se ti chiedo di prendere, ad esempio, un bullone M8, devi sapere cosa è. Le competenze che ti danno scuole con una componente pratica, non solo teorica, possono andare bene”.

Il concetto di Care for Potential, che in Stena si traduce nel valorizzare il capitale umano promuovendo la formazione interna, è fatto proprio da Romagnoli: “Stena agisce per merito e io come tale mi comporto. Se un ragazzo si applica e si impegna cerchiamo di farlo crescere con corsi, formazione, responsabilità”. Leadership sì ma aperta al confronto in un contesto dove la reattività deve essere alta: “Accetto consigli da tutti, sono responsabile ma ascolto anche l’ultimo dei manutentori: discutiamo liberamente, apertamente. Una guida deve esserci, anche per motivi di esperienza. Ma se riconosco che la tua idea è migliore della mia, la prendo e la porto avanti”.


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