TuttoITS a Job&Orienta

ITS protagonisti a Job&Orienta: già dall’inaugurazione un focus sulla formazione tecnologica superiore

La 32esima edizione del salone dell'orientamento si è aperta con una discussione (presentata da TuttoITS) sul valore del made in Italy in collegamento a percorsi di formazione mirata e specialistica, tra cui quelli ITS

Competenze aggiornate, al passo con le grandi trasformazioni in atto a livello globale, ma anche e soprattutto competenze all’altezza del made in Italy. A Verona, all’apertura della 32esima edizione di Job&Orienta, il Salone dell’orientamento, della scuola, della formazione e del lavoro, arriva un messaggio forte e chiaro alla platea dell’evento e – più in generale – a quel pezzo di Paese giovane e in ascolto che deve prendere decisioni strategiche sul proprio futuro.

Il made in Italy, che si confronta con l’accelerazione tecnologica e con la transizione verso un modello energetico ed economico più sostenibile, ha bisogno di capitale umano e di skill all’altezza della propria fama, perché continua a essere un formidabile elemento di traino per il sistema Paese. Ma il made in Italy attuale ha anche bisogno di comunicare la sua stessa trasformazione, in chiave innovativa, per raggiungere i professionisti del futuro che si metteranno in gioco nei diversi ambiti: dal manifatturiero all’agroalimentare, dalla cultura al turismo. Deve parlare soprattutto a coloro che non associano concetti come digitale e innovazioni alle sacre industrie nazionali e a chi non si vede al lavoro in settori visti come “tradizionali”.

Queste industry stanno cambiando e a intercettarne la trasformazione c’è anche la formazione tecnologica superiore che punta a formare addetti con le giuste competenze per le aree tecnologiche considerate strategiche per lo sviluppo economico e per la competitività. Il sistema agroalimentare, il sistema casa, il sistema meccanico, il sistema moda – nell’ambito delle nuove tecnologie per il made in Italy – ribadiscono l’importanza di una formazione tecnologicamente aggiornata al fine di trovare occupazione nelle imprese italiane che, nei casi più virtuosi, coniugano, in ognuno di questi “sistemi”, un saper fare consolidato e una proiezione sul nuovo (a cominciare dalle leve tecnologiche presenti in azienda).

Ma, come ribadisce il dibattito di apertura moderato da Gianluca Dotti, coordinatore editoriale di TuttoITS, che ha visto protagonisti della discussione il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, il ministro per lo Sport e i giovani Andrea Abodi, l’assessore regionale all’Istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità di Regione Veneto Elena Donazzan, il sindaco di Verona Damiano Tommasi e il presidente di Veronafiere Federico Bricolo, per raggiungere una sintesi tra bisogni delle imprese e del made in Italy e risposte dall’offerta ci sarà bisogno di un lungo percorso.

In primis culturale perché, come ribadito dal ministro Lollobrigida, “abbiamo una cultura della formazione un po’ complessa. Un modello connaturato a una formazione classica come ascensore sociale, elemento che ha condizionato la cultura nazionale, non sempre come fattore positivo. Rispetto all’occupazione non sempre quello è il veicolo. Un’offerta ampia deve consentire di fare percorsi diversi per arrivare ad avere un’occupazione con una redditività rilevante e un riconoscimento sociale omogeneo senza divaricazioni tra le diverse scuole“. Il combinato disposto liceo-università è, per molte famiglie, ancora un dogma e altre opportunità vengono tralasciate, non sempre per snobismo, ma spesso anche e soprattutto per la poca consapevolezza dell’esistenza di altri percorsi.

Quello ITS, come confermato dall’assessore Donazzan, “è decisamente strategico. In Italia c’è bisogno di alta formazione tecnologica superiore, questo ci chiede il lavoro e questo dobbiamo dare – ha ribadito l’assessore -. Se c’è bisogno di formazione professionale dobbiamo dare valore, dobbiamo dire che l’unica scelta non è il liceo. Gli ITS hanno tre questioni rilevanti: ogni settore di area strategica ha il suo ITS di riferimento. Sono flessibili rispetto alla domanda e hanno più del 50% di docenti che provengono dal mercato del lavoro. La metà delle ore è operativa. Lo scoglio qual è? Continuare a spiegare questa opportunità a famiglie e docenti“.

La chiarezza sull’importanza del contributo che la formazione tecnologica superiore può dare è chiara.

In un’edizione che ha per focus tematico Orientamento made in Italy è importante mettere a fuoco cosa sia cambiato rispetto a prima, in quanto i due temi – orientamento e made in Italy – non sono nuovi di per sé. Lo abbiamo chiesto, a margine della presentazione, a Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità di Regione Veneto: “questo governo ha voluto puntare come una bussola sul made in Italy. Nell’ambito dell’istruzione significa fare riforme. La riforma degli ITS e il loro potenziamento va in questa direzione. C’è poi una legge che parla di liceo del made in Italy. Oggi siamo al centro del dibattuto, ma da qui possono arrivare stimoli, sollecitazioni da parte dei giovani“.

Donazzan sottolinea anche l’apporto che il Veneto può dare alla discussione, non solo come una delle regioni più forti a livello economico: “siamo la regione che presenta più iscritti all’istruzione professionale tecnica che al liceo, il più basso grado di dispersione, il più basso numero di Neet (il Rapporto statistico 2023 indicava per il Veneto una quota “tra le più basse a livello nazionale, pari al 13,1%, contro la media nazionale del 19%, ndr). Possiamo raccontare all’Italia che noi abbiamo fatto questo perché abbiamo creduto molto nella formazione professionale, nell’istruzione tecnica, negli ITS. Abbiamo un ottimo rapporto con il mondo del lavoro e delle imprese e questo produce risultati“.

In un mondo dove “transizione green e digitale sono trasversali a tutti i settori” e in cui questi ultimi “non sono temi a sé, ma griglie di valutazione – come indica Donazzan – la speranza è che anche studenti e famiglie comprendano che “avere un’economia che non parla il linguaggio della formazione e dell’istruzione è una grande dicotomia” e che “il made in Italy è una grande educazione e deve partire naturalmente dai percorsi di orientamento” (come sottolineato sul palco).

Insomma, non mancano i percorsi, non mancano le opportunità ma, come l’evento inaugurale sembra mettere in risalto, forse a produrre il gap è anche uno scollamento informativo su quanto siano cambiate non le vocazioni italiane ma il mondo digitale e tecnologico con cui queste ultime si devono confrontare. Quindi “capire cosa è il made in Italy in maniera profonda “- come indicato da Lollobrigida – potrebbe rappresentare una via di accesso a competenze e percorsi che schiudono diverse opportunità, anche quella di fare impresa in prima persona. Servono interesse e curiosità per orientarsi su temi non proprio generalisti e speriamo che il salone, anche in questo senso, possa raggiungere l’obiettivo non solo in loco, ma anche a casa, nel passaparola tra ragazzi e famiglie.

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Maria Rosaria Iovinella
Giornalista professionista| Milan-based since 2008
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