TuttoITS a Job&Orienta

I docenti delle scuole superiori dovrebbero conoscere meglio gli ITS Academy come alternativa post-diploma

Due esperienze regionali confermano che anche il corpo docente ha bisogno di conoscere meglio l'istruzione tecnologica superiore. Un fattore vitale proprio ai fini dell'orientamento

Se uno studente di 18 anni ignora l’esistenza degli Istituti Tecnologici Superiori – o della formazione terziaria professionalizzante – le cause possono essere varie e non va trascurato il fattore anagrafico. Gli ITS infatti sono nati nel 2010, quando lo studente che oggi potrebbe, potenzialmente, iscriversi aveva solo cinque anni. Entrambi sono giovani e hanno bisogno, a vicenda, di conoscersi.

Se invece a non conoscere bene gli ITS sono i docenti della scuola secondaria di II grado è più difficile trovare una motivazione valida, visto che si tratta di una specializzazione post diploma, più recente ma non meno valida di altre, e che presenta delle peculiarità rilevanti. Il tema non è nuovo: chi indaga i limiti allo sviluppo degli ITS Academy rintraccia, nella modesta sinergia tra i due mondi, un fattore che danneggia soprattutto i meccanismi di orientamento alla formazione terziaria professionalizzante.

Ma nei limiti ci sono anche le opportunità (di cambiamento). Un saggio sul tema è andato in scena al salone veronese dell’orientamento, della formazione e del lavoro Job&Orienta attraverso il racconto di due esperienze che hanno viste protagoniste Emilia Romagna e Lombardia.

Come raccontato infatti nel panel Nuove competenze e nuove professioni. Il ruolo degli ITS Academy: una proposta formativa per i docenti, l’iniziativa che nasce per formare i docenti sui trend di sviluppo dell’economia regionale su cui insistono gli ITS è il frutto di un percorso di co-progettazione che ha visto protagonisti loro in primis, e poi amministrazioni regionali, uffici scolastici regionali e Unioncamere, accompagnati da Anpal Servizi.

Al centro dell’approfondimento, erogato con moduli ad hoc attraverso la piattaforma Sofia, ci sono i trend di sviluppo dell’economia regionale su cui insistono gli Istituti Tecnologici Superiori. E – più in generale – anche un inquadramento del sistema di innovazione nazionale e regionale, una panoramica aggiornata sulle transizioni digital e green e una conoscenza, appunto, dei percorsi di formazione tecnologica superiore.

Lombardia ed Emilia Romagna al centro del dibattito

Ai grandi temi del nostro tempo, come di fatto sono le transizioni, si accompagna anche una base propedeutica sulla formazione terziaria superiore. Sarebbe sbagliato infatti pensare che ogni singolo docente conosca di default questa realtà formativa. I dati divulgati al convegno istituzionale da Roberto Sella, coordinatore di Rete ITS Lombardia, sugli esiti della prima edizione (2023) indicano che alla domanda “conosceva gli ITS prima del corso seguitoil 44% ha risposto No, mentre hanno risposto Sì nel 97% dei casi alla domanda “consiglierebbe il corso ai colleghi“.

Più precisamente, in Lombardia, si trattava di undici incontri formativi e informativi dal titolo La sfida della Twin Transition, profili e competenze per la transizione digitale ed ecologica.

L’altra regione al centro dell’esperienza raccontata a Job&Orienta, l’Emilia Romagna, è nel 2023 alla sua terza edizione. Il corso (della durata di 25 ore suddivise in 8 moduli) interamente online, è realizzato dalla Scuola Politecnica ITS Emilia Romagna col supporto di Anpal Servizi e in collaborazione con il Settore regionale educazione, istruzione, formazione, lavoro e l’ufficio scolastico regionale.

Se in una regione come la Lombardia, che vanta il maggior numero di Istituti Tecnologici Superiori, una soglia considerevole di docenti non conosceva gli ITS (senza entrare nella specificità della qualità e dei motivi di questa mancata conoscenza), viene da chiedersi quali possano essere le statistiche in regioni dove i numeri sono più bassi, se non pari quasi a zero (Umbria e Molise, per esempio). L’impatto sull’orientamento potrebbe essere particolarmente negativo, non solo nel breve periodo, con il mancato suggerimento di quest’opzione, ma anche sulla lunga distanza (con scelte sbagliate o limitate).

Come sottolineato infatti da Serse Soverini, responsabile Scuola Politecnica ITS Emilia Romagna, “la mobilità sociale oggi delle persone non è più sulle professione liberali ma sulle professioni tecnologiche o dei servizi“.

Una chiave per il futuro professionale

Il risultato di un mancato orientamento verso percorsi che “sono mirati a esigenze specifiche anche se non sono addestramento, ma sono essenzialmente basati su trasferimento di know how” potrebbe risolversi alla lunga in una perdita di opportunità professionali e occupazionali in un Paese dove, a livello culturale, esiste una sottovalutazione della formazione scientifica e tecnica e in cui molti sognano lavori tradizionali e socialmente stimati, ignorando però i nuovi bisogni delle imprese e dell’economia in generale (anche guardando a un quadro più globale).

A una presa di coscienza simile i ragazzi non possono arrivare da soli, ma non è nemmeno scontato che i docenti – già alle prese con la didattica, l’aggiornamento e la burocrazia – riescano ad approfondire il mutato scenario delle competenze e delle professioni.

L’esperienza lombarda e quella emiliana si prestano quindi a repliche in altri scenari, pur tenendo conto dell’esigenza di contestualizzazione e della flessibilità che l’iniziativa già prevede. Inoltre, le prossime edizioni dovranno tenere conto “delle importanti evoluzioni del contesto nazionale ed europeo“, in termini di aggiornamento della filiera tecnologica professionale e di update dei framework europei delle competenze.

Sarà interessante vedere quanto cresceranno i tassi di partecipazione: i numeri in Lombardia rivelano che al corso si sono iscritti, alla prima edizione, 247 docenti provenienti da 115 istituti superiori della regione (circa 50 ricoprono un ruolo legato all’orientamento nel loro istituto). Anche gli istituti possono fare molto, con azioni mirate che possono spaziare, come raccontato da Maria Alberti, dirigente dell’IPC Don Milani di Meda, dalla coprogettazione di percorsi didattici con ITS del territorio, alle visite agli ITS nell’ambito delle attività di personalizzazione del Progetto formativo individuale, fino al possibile ingresso in qualità di partner nelle fondazione ITS.

I margini, nel complesso, sono davvero importanti per un’ulteriore spinta al sistema.

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Maria Rosaria Iovinella
Giornalista professionista| Milan-based since 2008
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