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ITS, le competenze per un made in Italy che evolve

Il design ha bisogno di abbracciare la sostenibilità, a partire dai materiali, come dimostra un progetto di Upskill a cui hanno preso parte gli studenti dell’ITS Malignani di Udine

In collaborazione con: UniCredit

Moda, mobili, gioielleria, occhialeria e altre manifatture: sono alcuni dei settori a maggiore concentrazione di piccole e medie imprese, strategici per l’economia nazionale e in particolare per l’export. Hanno dimostrato resilienza in tempi particolarmente turbolenti, ma anche per questi baluardi del Made in Italy le sfide non mancano. Prendiamo il caso del comparto arredo – casa: post pandemia e transizione ecologica lo spingono, come sottolineava Federlegno Arredo in questa analisi, a “accogliere le nuove tecnologie come volano dell’innovazione” ma anche a “guardare al modello di sviluppo in chiave critica e valutare l’opportunità di sperimentare modelli alternativi, in cui materiali e prodotti seguano nuove logiche”.

Un saggio di queste sfide è stato dato dal progetto Upskill: piccole e medie imprese, e realtà no profit, hanno risposto a un’iniziativa che ha permesso ai soggetti coinvolti, pmi e realtà no profit, di lavorare a nuovi prodotti e soluzioni grazie all’apporto di Upskill 4.0, spin off di Ca’ Foscari, società benefit e partecipata da UniCredit. Fondamentale, per lo sviluppo dei progetti, la metodologia del design thinking e il coinvolgimento degli studenti degli ITS, le scuole ad alta specializzazione tecnologica che formano anche i futuri professionisti di settori inerenti al Made in Italy.

Un recente evento a Milano, a conclusione di un percorso durato diversi mesi, ha svelato quattro soluzioni concrete che possono ispirare altre aziende che operano in ambiti dove artigianato e innovazione si incontrano. Come sottolineato da Remo Taricani, Deputy Head di UniCredit Italia, “l’iniziativa è la dimostrazione di come lavorare sinergicamente può contribuire a promuovere processi virtuosi di innovazione presso il tessuto di microimprese e pmi dei nostri territori, facendo leva sulle competenze specialistiche degli ITS. Nell’ambito della partnership UniCredit ha fornito il proprio contributo mettendo in campo un supporto sia agli ITS sul versante dell’education finanziaria, sia alle imprese che vogliono innovare e crescere”.

Tra le soluzioni presentate, quella per l’azienda veronese Reverse, studio di architettura di interni e laboratorio di produzione artigianale. Gli studenti dell’ITS Malignani di Udine hanno infatti lavorato, in sinergia con l’impresa, per ideare una seduta fatta in materiali riciclabili e riciclati, realizzando il progetto NOT, una seduta componibile e adattabile a spazi in e outdoor. Hanno inoltre selezionato materiali riciclati come Mfd Mr e Mosswall, che possono essere applicati utilizzando le stesse tecniche di lavorazione del legno. Un lavoro ambizioso e impegnativo, che ha valorizzato al meglio le competenze maturate nell’ambito della formazione presso il loro istituto tecnico superiore: tra i corsi del Malignani figurano infatti quelli dell’indirizzo arredo e servizi alle imprese – sostenibilità di prodotto.

Quali competenze apprese in ambito ITS sono tornate più utili nell’ambito del progetto realizzato per Reverse? “Sicuramente, sono serviti molto i software per la modellazione 3d, senza non saremo mai riusciti a ideare, progettare, realizzare e prototipizzare il nostro componente d’arredo per Reverse. Abbiamo avuto la fortuna di entrare subito in questo progetto dove ci veniva chiesta una sfida specifica” spiega Massimiliano d’Aleo, studente e partecipante del progetto.

 A orientare il lavoro, la metodologia del design thinking che consente di scomporre problemi complessi e costruire percorsi innovativi e processi di creazione in diversi step. I ragazzi hanno potuto contare sulla solida guida della project manager Tiziana Obici che promuove il lavoro dei partecipanti e spiega come hanno reagito alla metodologia: “I ragazzi sono stati molto bravi, capaci, creativi. La metodologia li ha aiutati ed è stata fondamentale nella fase iniziale di ricerca, li ha aiutati a mettersi in gioco, a lavorare assieme e a fare ricerche approfondite. Hanno fatto una grandissima investigazione sui materiali, sono venuti in contatto con molte realtà e hanno scoperto proposte innovative. Ma il design thinking li ha aiutati anche a uscire dalla zona di comfort, come nel caso della presentazione finale, un momento molto emozionante”.

Cristina Viola, studentessa e componente del team, conferma lo stimolo e l’interesse provato a lavorare con il metodo proposto: “Questa metodologi, mi ha permesso di ragionare molto di più sulle motivazioni e sul target del progetto, concentrandomi per tutto il percorso sull’utente finale. La fase che mi ha più convolta è stata quella della prototipazione, vista la mia attitudine per il lavoro pratico”.

Il progetto Not ha nel nome il suo destino: non solo legno (timber). La sfida era infatti quella di identificare materiali alternativi, ma lavorabile con le stesse tecniche. Andrada Muresan, studente e partecipante, racconta come il team ha lavorato in questa fase: “Siamo stati divisi in gruppi per cercare aziende che si occupassero di riciclo di legno o creazione di oggetti di design. C’era chi chiamava le aziende per chiedere informazioni o piccole interviste, chi controllava i siti web, chi conosceva le aziende in prima persona. A seguito dei risultati riscontrati da tutti i gruppi, si è fatta un’attenta selezione dei materiali più innovativi, utili per lo scopo finale e pratici, arrivando a quelli poi applicati nel nostro progetto”.

Gli studenti degli ITS e l’azienda hanno lavorato in sinergia. I primi “hanno sperimentato, imparato una metodologia, tirato fuori il lato creativo; le aziende hanno interagito con ragazzi giovani che stanno imparando nuove skill utili per il lavoro e in grado quindi di apportare conoscenze. Gli studenti sono molto contenti di entrare in contatto con realtà aziendali, nel loro percorso di studio e in appuntamenti come Upskill”, rimarca la project manager Obici.

Innovare e ripensare i processi sarà sempre più importante per le piccole e medie imprese anche al fine, come nel caso di Reverse, di contribuire al bisogno di sostenibilità,  richiesto dagli utenti valle ma possibile solo da una logica by-design a monte. Abbracciando una logica di innovazione, le aziende saranno anche più allettanti per gli studenti che le vedono come uno sbocco naturale dopo una formazione Its scelta con grande consapevolezza. “All’inizio ero più improntata a un percorso universitario, anche per via delle “ideologie” dei miei genitori. Poi alle superiori mi sono stati presentati i percorsi Its, nei quali conta molto di più la pratica che la teoria. Il mio obiettivo professionale è quello di entrare in un’azienda che mi permetta di crescere e imparare cose nuove, di esprimermi e magari viaggiare”, afferma Cristina.

Per Massimiliano, la scelta dell’ITS ha rappresentato uno strappo rispetto alla formazione in grafica e comunicazione a Trieste: “Dopo vari open day e informazioni raccolte, ho deciso di provare questo corso perché sembrava il più attinente al mio percorso di studi e mi incuriosiva il settore arredo già da un po’ di tempo. Il mio obiettivo professionale per il prossimo futuro è entrare in un’azienda valida per continuare a progettare prodotti di arredo e perché no, anche la parte di comunicazione avendo molte conoscenze in merito”.

Il binomio pratica/teoria ha convinto anche Andrada, che ha scelto l’Its e l’ecodesign “sia per la mia precedente formazione in ambito progettuale che mi è piaciuta tantissimo, sia per una mia personale passione per l’ecologia e il verde, una tematica che dovremmo tutti considerare di più in questo periodo storico. Nel futuro spero di trovare un ambiente dinamico e stimolante da cui imparare il più possibile, che mi permetta di crescere a livello professionale e magari di fare un’esperienza all’estero se mi sarà possibile”.

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