Mario Draghi, presidente del Consiglio, li ha definiti un pilastro educativo, e non è un caso se il Recovery Fund destina loro 1,5 miliardi di euro. “Gli ITS sono un’opportunità unica verso un rinnovo della formazione e della ricerca di lavoro in Italia, in un periodo di profonda incertezza socioeconomica”, si è detto nel corso del webinar Gli ITS e il Sistema Italia (qui il video completo) organizzato dall’American Chamber of Commerce in Italy lo scorso 15 marzo.
La situazione italiana
A differenza del resto dell’Europa, in Italia gli Istituiti Tecnici Superiori rappresentano ancora una nicchia. “Oggi gli iscritti sono 18-19mila. Prevediamo di raddoppiarli entro il 2026“, ha sottolineato Dolly Predovic, presidente Gdl Education AmCham Italy e Ceo di Career Paths. “Si tratta di numeri molto bassi rispetto alla quantità di giovani che oggi hanno bisogno di formazione terziaria per entrare nel mondo del lavoro”. È importarne ricordare che nella nostra penisola oggi un giovane su quattro under 34 non studia né lavora, nonostante viva nel secondo Paese manifatturiero d’Europa.
Non si può negare che dal momento della loro nascita nel 2010 a oggi gli ITS abbiano incrementato la loro visibilità ma “necessitano di una maggiore promozione e un più profondo orientamento fra gli studenti, le famiglie e le scuole”, ha spiegato Monica Poggio, amministratrice delegata di Bayer Italia e presidente Fondazione ITS Lombardia Meccatronica. “Oggi più che mai è necessario sostenere l’alta formazione terziaria su competenze sempre più in linea alle esigenze del mercato. Penso, per esempio, alle discipline STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica)“.
“Non è un caso se i profili maggiormente ricercati nel mondo del lavoro provengono dai comparti IT e ICT, vicini ai temi STEM”, ha continuato Anna Gionfriddo, Brand Italy Director di Manpower.
Gli ITS per fare sistema
Gli ITS sono scuole di educazione terziaria e ad alta specializzazione tecnologica, cui si accede dopo il diploma di scuola superiore secondaria, che educano nuove figure professionali sempre più necessarie nelle imprese 4.0 e dunque fondamentali per riequilibrare il sistema Italia e per aiutare il Paese a stare al passo con gli altri stati europei.
La promozione di una legge quadro su questi percorsi formativi, l’aumento della collaborazione degli ITS con il territorio, le aziende e l’università e l’incremento della comunicazione e diffusione degli ITS, sono le necessità discusse durante il webinar.
“Parlare di ITS oggi”, ha sottolineato Alessandro Mele, Vicepresidente ITS Italy, “significa parlare delle necessità di determinati settori produttivi e di specifiche richieste delle aziende dove la collaborazione con il mondo educational è sempre più importante. Nell’attuale contesto emerge con forza questa necessità, per combattere un certo grado di indifferenza o scetticismo del mondo del lavoro nei confronti della disponibilità e della capacità delle scuole di adattarsi alle sue esigenze”.
Nato dall’idea di Riccardo Donabon, H-Farm Education, rappresenta un nuovo sistema educativo che garantisce lo sviluppo della competitività nella nostra società. Un sistema in cui anche i corsi ITS trovano una loro naturale collocazione.
“Il nostro impegno è fare in modo che i giovani siano protagonisti del loro tempo. Oggi l’85% dei datori di lavoro trova una distanza forte tra le competenze dei ragazzi che entrano nel mondo del lavoro e quelle richieste dalle aziende”, ha raccontato Antonello Barbaro, amministratore delegato di H-Farm Education. I tre pilastri che, secondo Barbaro, devono essere irrobustiti per colmare questo gap sono la connessione con il mondo delle aziende, della società civile e dei governi. “Il tutto in piena comunicazione con il mondo dell’educazione”, ha aggiunto Donadon. “Questo garantisce uno stimolo e un orientamento continuo tra ragazzi e il mondo esterno”. Le peculiarità di questa nuova forma di condivisione del sapere sono la divisione delle materie insegnate in foundational (matematica e biologia) e evolutionary (intelligenza artificiale e tecnologia digitale) ma soprattutto una nuova dinamica tra apprendimento e lavoro.