Un confronto sui criteri per autorizzare le Fondazioni ITS Academy a operare in una o più aree tecnologiche. Lunedì 24 luglio si è svolto al ministero dell’Istruzione e del merito (Mim) un incontro con i sindacati confederali e di categoria su uno dei temi toccati dalla riforma approvata dal Parlamento nel 2022. Il provvedimento che ha ridefinito la governance degli Istituti Tecnologici Superiori prevede infatti possibili deroghe che vanno stabilite d’intesa tra la Regione interessata e il Mim. Deroghe che si dovranno basare appunto su una serie di criteri da inserire in un decreto attuativo di prossima emanazione.
Il ministero – spiega una nota della Flc Cgil – ha proposto diversi “concomitanti condizioni” sui criteri. Innanzitutto ci dovrà essere una “popolazione residente nel territorio regionale inferiore a due milioni di abitanti o, in alternativa, superiore ai quattro milioni di abitanti nelle ipotesi in cui, dalle principali indagini ufficiali relative al mercato del lavoro, emerga un elevato fabbisogno occupazionale su determinate figure di tecnici superiori oppure vi siano concrete possibilità di investimenti produttivi da parte di determinate aziende per specifiche filiere produttive”.
Inoltre serviranno “precise e documentate esigenze della filiera produttiva di riferimento dell’ITS, emerse in sede di istruttoria regionale”, nonché “l’impegno a incrementare prima dell’accreditamento la consistenza patrimoniale della Fondazione ITS per ogni area tecnologica di riferimento ulteriore rispetto a quella primaria”.
Per il ministero risulterà possibile “derogare ai requisiti demografici – spiega ancora la Flc Cgil – tenendo conto degli investimenti effettuati dalle Fondazioni con le risorse ricevute nell’ambito del Pnrr e dei risultati positivi conseguiti dalle medesime Fondazioni nel triennio precedente nell’ambito delle attività di monitoraggio e valutazione dei percorsi formativi erogati”.
Secondo la sigla sindacale, nello schema di decreto è “necessario introdurre norme di carattere generale che definiscano chiari orientamenti sugli aspetti dimensionali e sulla massa critica che devono possedere i singoli ITS”. Inoltre “l’utilizzo dei requisiti demografici porta con sé una serie di contraddizioni”. Va quindi utilizzato un “indice armonizzato che tenga conto della popolazione residente, della popolazione in età lavorativa, di un parametro perequativo a favore, in particolare, del Mezzogiorno”, rileva la Flc Cgil.
Invece la Cisl Scuola evidenzia come le “eventuali declinazioni territoriali dell’offerta formativa, per specifiche esigenze di contesti produttivi, debbano comunque concorrere alla prospettiva di una crescita economica omogenea, sostenibile e inclusiva in tutte le aree geografiche del Paese”.
Per la sigla sindacale vi è la “necessità che il dato relativo alla popolazione residente nel territorio di riferimento (regionale o provinciale) sia opportunamente integrato, sulla base di specifiche istruttorie regionali, da documentate esigenze della filiera produttiva di riferimento dell’ITS Academy, eventualmente corredate da indicatori statistici sul reale fabbisogno di professionalità con elevate competenze tecnologiche”.
“La realizzazione dei percorsi formativi ITS non deve solo rispondere alle principali sfide nell’ambito delle politiche di sviluppo industriale, tecnologico e di riconversione ecologica e digitale ma deve sempre tener presente la connotazione che il profilo culturale delle figure professionali nazionali di riferimento assume in relazione all’apprendimento permanente e alle competenze sociali e di cittadinanza attiva”, si legge in una nota di Cisl Scuola.
Secondo Daniele Maggiore, rappresentante di Anief, “una difficoltà notevole, e non affrontata nel decreto, riguarda l’ordinamento scolastico specifico degli istituti tecnici e professionali, a cui viene concessa l’apertura di un percorso ITS diverso dal percorso di studi ivi istituito”.
“A titolo di esempio un istituto professionale che ha come specificità moda, ottico, oppure odontotecnico potrebbe istituire un ITS anche nei settori energetici senza avere alcuna specificità di indirizzo, così come un istituto meccanico, informatico, elettrotecnico potrebbe istituire corsi per beni culturali, turismo, e sulla mobilità”, spiega Maggiore in una nota.