Sei mesi di sperimentazione tecnologica al fianco di imprese e ricercatori per fare la differenza sul fronte della sostenibilità e dei servizi digitali, delle tecnologie immersive e della moda e del design, della fabbrica intelligente: così gli studenti di cinquanta fondazioni ITS di tutta Italia hanno percorso, da febbraio a giugno, la strada dell’innovazione che li ha portati all’ITS Day 2024, evento conclusivo del percorso ITS 4.0 2024. Arrivato alla settima edizione con challenge annessa, il percorso promosso dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e sviluppato in partnership con Università Ca’ Foscari Venezia, ha visto il coinvolgimento di circa 80 imprese e quasi 900 studenti.
Due i migliori progetti in assoluto premiati con il primo premio: Rimes della Fondazione I.T.S. Nuove Tecnologie della Vita BIOMEDICALE Mirandola ed Eolico MetroPolitano di ITS ACADEMY GREEN TECH.
Gli studenti degli ITS hanno lavorato con tecnologie di AI, modellazione digitale in 3d, realtà aumentata e virtuale, interfacce per applicazioni, piattaforme hardware open-source per realizzare i prototipi che sono stati presentati e votati a Roma alla Camera di Commercio (venerdì 5 luglio, ndr).
TuttoITS ha intervistato Mario Baj-Rossi, Tutor degli allievi e responsabile del coordinamento dei corsi e dell’organizzazione di progetti presso ITS ACADEMY GREEN TECH e Anna Maria Campagnoli, Responsabile di processo presso Fondazione I.T.S. Nuove Tecnologie della Vita BIOMEDICALE Mirandola, per capire come i progetti sono stati sviluppati, quanto e in che modo abbiano coinvolto i ragazzi, e quali sono le più complessive acquisizioni maturate grazie alla partecipazione a ITS 4.0 2024.
Eolico MetroPolitano, nuove vie alla sostenibilità
Miglior progetto in assoluto, in ex aequo con Rimes, e vincitore nella categoria Sostenibilità, Eolico MetroPolitano evidenzia già nel nome la sua ragion d’essere. Punta a sfruttare l’energia cinetica e potenziale disperse al passaggio dei treni e dei loro utenti in metropolitana per promuovere l’economia circolare all’interno del sistema di trasporto pubblico. In che modo? Attraverso il posizionamento delle turbine eoliche all’interno delle gallerie e tramite un pavimento smart: l’aria in movimento aziona le turbine mentre il calpestio del Sustainable Energy Floor genera energia elettrica.
Baj Rossi, come si è evoluto il progetto e la collaborazione con i diversi attori, al fine della realizzazione dell’idea di partenza?
Il concetto di base è l’economia circolare, visto che il treno passa e consuma elettricità e sposta una massa d’aria all’interno del tunnel. Non si tratta di una produzione di energia che sfrutta qualcosa ex novo, semmai qualcosa che viene consumato per il trasporto pubblico. Non abbiamo creato un prodotto ma l’utilizzo di due prodotti in un contesto specifico, dettagliato, definito che possa essere vincente per l’ente gestore. Siamo partiti a gennaio per i lavori assieme a Ca’ Foscari, utilizzando la metodologia del design thinking. Poi abbiamo lavorato con il GTT – Gruppo Torinese Trasporti, la municipalizzata della città metropolitana di Torino. La sfida con GTT è stata capire comprendere come e se realizzare una tecnologia del genere. Abbiamo fatto uno studio e un calcolo di fattibilità, per capire l’ipotetico investimento e il potenziale ritorno, la producibilità annua con dati forniti da loro e prodotti anche da noi. Grazie a Ca’ Foscari ci siamo concentrati anche sulla parte comunicativa di un progetto simile, forse la più importante. Con gli studi fatti siamo arrivati a un mockup (un prototipo a scopo illustrativo, ndr) e continueremo il percorso. All’inizio c’era una piena disponibilità ma anche una curiosità blanda, adesso GTT sta dimostrando il suo interesse a proseguire.
Che apporto hanno dato gli studenti, anche in relazione alle competenze di partenze e alla formazione acquisita? (Hanno preso parte al progetto, Federico Cerruti, Luca Crapanzano, Micaela De Santis, Doris Di Maso, Cristiano Rispoli, Hasen Sinisi, Andrea Squadrani, Luca Vaira, Stefano Laurendi, Fabrizio Nobile, ndr).
Essendo l’economia circolare una tematica abbastanza trasversale, abbiamo coinvolto un po’ tutti i nostri corsi. Siamo partiti con una quindicina di allievi, si sono occupati in primis dello stato di fatto. Abbiamo visitato GTT; intervistato produttori, tecnici, utenze varie; poi dallo studio tecnico sono emerse le competenze e gli interessi personali. C’è chi era più interessato alla parte di calcolo, fisico, del fenomeno, chi al funzionamento della parte elettrica. Abbiamo seguito le metodologie del design thinking, con una parte di ideazione e definizione e siamo sfociati nella parte comunicativa, al fine di far comprendere l’importanza del progetto. Abbiamo intervistato l’assessore alla mobilità della città di Torino e il suo team che hanno apprezzato molto il progetto.
Qual è l’acquisizione più importante per i ragazzi, oltre al valore della vittoria in sé?
Devono capire che le sfide risolvibili sono ovunque. Questi ragazzi hanno una possibilità di comprendere le cose diverse dalla nostra ma non devono pensare che il mondo sia finito. Essere messi in sfida è un punto interessantissimo, poi, ovvio, bisogno aiutarli, seguirli, ma alla fine del progetto avevano proprio la foga di portare a termine il modello fisico che abbiamo presentato a Roma. Questi lavori possono essere progetti che hanno un domani, non sono esercitazioni a sé stant
Quali novità investiranno l’offerta formativa dell’ITS che obiettivi vi date in termini di nuovi ingressi?
Amplieremo l’offerta, abbiamo insistito su energia e sistema casa, ma dal prossimo anno apriremo due nuovi corsi sulla parte di servizi alle imprese, sempre legati al mondo energetico, ma dal punto di vista più del marketing e dell’amministrazione, al fine di aprirci a più utenze. Dobbiamo andare incontro alle richieste del mercato ma anche a quelle dei ragazzi. A oggi abbiamo quattro corsi, siamo sui 200 allievi attivi durante i bienni, sicuramente dovremmo arrivare a 300, ci viene chiesto di crescere come numeri. L’obiettivo è ampliare l’offerta formativa per accogliere quote rosa, guardando più alla ragioneria e al digital, mentre il mondo impiantistico continua ad essere estremamente maschile. Se arrivi da un perito o da un professionale, nel 99% dei casi sei maschio e continui in un percorso che ti specializza. Abbiamo in media 1, 2 ragazze su 25 studenti. Aprendoci a un mercato più di ufficio, stando anche ai dati di livello europeo sul ruolo delle donne nel mondo dell’energia, la maggior parte di quella percentuale è nella parte amministrativa/economica. Quindi, ci proviamo.
Rimes, Iot al servizio del monitoraggio neonatale
Ex aequo con Eolico MetroPolitano per il vincitore assoluto, ma ottiene anche il primo posto nella categoria servizi digitali. Si tratta di RIMES che sviluppa un avanzato sistema di monitoraggio neonatale usando la piattaforma IoT di HANDHY. Il dispositivo con sensori che monitora parametri vitali come frequenza cardiaca e saturazione dell’ossigeno, grazie al collegamento con una dashboard ospedaliera, consente ai genitori di restare al passo con lo stato di salute del bebè e ai professionisti da remoto di controllare il buon andamento da remoto.
Annamaria Campagnoli, iniziative come ITS 4.0 avvicinano i ragazzi alle aziende e a metodologie che si usano anche nelle imprese. Al di là della vittoria, di per sé sempre un valore aggiunto, come è andata la partecipazione e come evolverà il progetto?
La buona riuscita è dovuta al fatto che c’è stato un bell’incontro tra noi ITS e HANDHY, che si occupa di tecnologia IOT nell’ambito della salute e che abbiamo conosciuto prima della partenza del progetto nazionale. Con la startup abbiamo realizzato alcune lezioni sull’autoimprenditorialità. Il fondatore, Mohamed Ouassif, si è reso disponibile per venire a portare alcune testimonianze ai nostri studenti e abbiamo capito che poteva essere la persona giusta per accompagnare i nostri ragazzi al progetto nazionale, perché nella sua startup si usa metodologia del design thinking. Quando gli abbiamo proposto di accompagnare i nostri ragazzi si è buttato con entusiasmo in questa iniziativa. E abbiamo fatto una call to action interna tra tutti gli studenti, alcuni si sono candidati a partecipare. Tra questi abbiamo fatto una piccola selezione per costruire un team di persone molto motivate a partecipare al percorso. Poi ci sono stati incontri periodici. E tutto ciò ha portato poi a quello che sappiamo. La collaborazione con una startup, con un soggetto interessato ad investire su nuovi progetti, ci fa pensare che potrebbe davvero esserci un futuro per questo dispositivo in termini di messa in produzione.
Il team che ha partecipato era composto da sei studenti (tre del corso Data Analyst e tre del corso Bio: Ion Marian Buliga, Matteo Nardelotto, Samuele Presicci, Sara Polacchini, Gurjot Singh, Vittorio Valeri). Che ispirazioni sono emerse dalla partecipazione, anche lato vostro?
I ragazzi coinvolti provengono dal secondo anno di corsi, perché servono competenze per lavorare a questi progetti. È stato il primo anno in cui abbiamo fatto un team misto tra due diversi corsi e dobbiamo dire che è stato veramente molto proficuo perché la contaminazione dei saperi fra un corso e l’altro ha davvero aiutato il team a lavorare più efficacemente sul progetto. Anche lato nostro, con iniziative simili, possiamo capire se è necessario fare qualche ritocco, per esempio nel piano di studi, oppure se cogliere qualche spunto per creare delle connessioni, anche banalmente tra fra i diversi professionisti che insegnano nei vari percorsi.
A che orizzonti guardano gli studenti, c’è chi, oltre al lavorare in aziende del distretto biomedicale, punta a fare impresa?
La tendenza principale che vedo al momento, un trend che dura vari anni, è quello di rivolgersi alle nostre aziende di riferimento. Un dispositivo medico è un prodotto complesso e si fatica a essere autonomi a livello di progettazione. In primis i ragazzi vedono l’azienda multinazionale o pmi come sbocco lavorativo. Ci sono tuttavia anche degli studi di consulenza che si occupano di servizi per le aziende e gli studenti possono trovare occupazione anche in questi. Non ho ancora visto ragazze che si mettono in proprio, ma potrebbe essere forse una novità, da adesso in avanti. I ragazzi che hanno acquisito esperienza nelle aziende possono eventualmente mettersi in proprio sulla progettazione o su servizi di supporto alle imprese. Sarà interessante da vedere, essendo passati alcuni anni da quando sono usciti i primi diplomati.
Che orizzonti vi date nel breve-medio periodo alla luce degli stimoli giunti dalla riforma e dal PNRR, anche in termini proprio di anche arruolamento?
Noi siamo ancora un piccolo ITS. All’anno scorso avevamo tutti i corsi a Mirandola, dove appunto è situato il nostro distretto di riferimento. Stiamo cercando di attivare nuovi percorsi, anche cogliendo un po’ le linee di di evoluzione del sistema sanitario che prevede sempre più la domiciliarità. Stiamo tentando di allargare la base territoriale, che finora è stata molto collegata al distretto di riferimento. Cerchiamo di avvicinarci anche alle aziende presenti nell’ambito bolognese, ce ne sono diverse di area biomedicale. E soprattutto cerchiamo di essere più raggiungibili da tutta quella che è l’asse della via Emilia, di essere più raggiungibili dalla Romagna. In quanto agli studenti, più che la scuola di provenienza, è proprio l’attitudine della persona quella che fa la differenza. Abbiamo avuto ottimi risultati con ragazzi che provengono dai licei scientifici, essendo percepiti come uno dei pochi ITS scientifici oltre che tecnologici. Sempre più importanti sono le azioni di orientamento che devono andare al di là degli episodi. Quello che mi auguro è che non ci si limiti a un’ora in cinque anni per spiegare il sistema ITS ma che ci possa essere davvero un dialogo con le scuole, ci sia la possibilità di far fare agli studenti della scuola superiore esperienze in collaborazione con il mondo ITS. Con le nostre aziende di riferimento c’è davvero grande collaborazione, grande stima e grande riconoscibilità. Però, al di fuori delle relazioni che si sono costruite negli anni, si fa ancora tanta fatica. Con le scuole tutti gli anni bisogna ripartire da capo. C’è ancora tanto da fare, sia nel territorio, sia a livello di comunicazione. Non ricordo una campagna efficace di promozione (del sistema ITS, ndr).
Rimes ed Eolico MetroPolitano sono i migliori progetti in assoluto ma ecco un recap con tutti i vincitori per singole categorie (segue sotto). Come sottolineato da Stefano Micelli, docente di Università Ca’ Foscari Venezia e direttore scientifico del progetto “la cifra innovativa dei progetti presentati quest’anno a conclusione del progetto ITS 4.0 2024 testimoniano il grande potenziale delle nuove metodologie didattiche nell’ambito della formazione tecnica avanzata. La qualità messa in campo da studenti, docenti e organizzazioni dimostrano una padronanza delle tecnologie e una progettualità sorprendenti che permetteranno di confrontarsi con il futuro in modo attivo”. I progetti vincitori dell’ITS 4.0 DAY verranno presentati alla Maker Faire Rome dal 25 al 27 ottobre 2024 al Gazometro Ostiense.
Primo classificato e vincitore della categoria MODA E DESIGN
Titolo: Tailored Glamping Bliss
ITS che l’ha realizzato: Fondazione I.T.S. Nuove Tecnologie per il Made in Italy, indirizzo per l’Industria Meccanica e Aeronautica (UD)
CATEGORIA: FABBRICA INTELLIGENTE
Titolo: WiFire. Il box per rendere smart qualsiasi estintore
ITS che l’ha realizzato: Fondazione I.T.S. Nuove Tecnologie per il made in Italy – settore Meccanico/Navalmeccanico – Cantieristica e Nautica da Diporto (SP)
CATEGORIA: SERVIZI DIGITALI
Titolo: RIMES
ITS che l’ha realizzato: Fondazione I.T.S. Nuove Tecnologie della Vita BIOMEDICALE Mirandola (MO)
CATEGORIA: SOSTENIBILITÀ
Titolo: Eolico MetroPolitano
ITS che l’ha realizzato: Its Academy Green Tech
CATEGORIA: TECNOLOGIE IMMERSIVE
Titolo: SilentSpeech
ITS che l’ha realizzato: Fondazione I.T.S. APULIA DIGITAL MAKER (FG)