Nonostante spesso si dica che l’Italia in fatto di digitalizzazione sia parecchi step indietro rispetto ad altri paesi europei, il recente report di The European House Ambrosetti e Salesforce smentisce in parte questa voce.
L’Italia sarebbe infatti prima in UE per progetti implementati di intelligenza artificiale nelle Pubbliche amministrazioni. Un dato positivo che non deve accontentare, ma essere motivo di ulteriori investimenti in fatto di formazione dei giovani anche attraverso gli ITS.
L’impegno dell’Italia
Negli ultimi anni la digitalizzazione delle PA ha subito un incremento significativo a livello europeo, con un aumento di progetti presentati all’anno che va dai 48 del 2010 ai 148 del 2021. L’Italia ha presentato 63 progetti, seconda solo ai Paesi Bassi con 116, ma prima per quanto riguarda quelli “implementati”, ovvero quelli effettivamente operativi che sono nel nostro paese ben 38.
Dal 2018 al 2022 però, l’Italia ha investito meno in questo senso rispetto a Francia, Spagna e Germania (1 miliardo contro i 2.5 e 2 degli altri).
Il ruolo degli ITS
Tralasciando il dato sui progetti implementati di AI nelle PA, l’Italia continua ad avere standard di digitalizzazione piuttosto bassi. Il nostro paese si trova infatti al 20esimo posto in UE per incidenza dei servizi pubblici digitali erogati ai cittadini, un dato assolutamente da migliorare e per cui è necessario investire su un’unica cosa: la formazione.
Le linee guida europee prevedono che, entro il 2030, l’80% della popolazione debba avere competenze digitali di base. Al momento, in Italia mancherebbero 15.3 milioni di cittadini. Un motivo in più per investire da un lato su una alfabetizzazione digitale di base, ma dall’altro sulla preparazione di professionisti in grado di mettere in atto soluzioni.
Lato formazione, in Italia (fonte Corcom) sono 42mila i laureati in discipline Ict, in Germania addirittura oltre sei volte di più, 252mila.
È quanto mai necessario dunque investire sul ruolo degli ITS, la soluzione per formare i giovani da un punto di vista tecnologico e soprattutto coordinare la formazione di questi con le aziende del territorio, offrendo al mondo del lavoro ciò di cui ha più bisogno.