Alla 40esima assemblea nazionale dell’Anci, di scena a fine ottobre a Genova, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva esortato a dare “piena attuazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tante risorse, tanti progetti costituiscono nel loro insieme un’occasione storica per il Paese, con la mobilitazione di importi ingenti, addirittura superiori a quelli del provvidenziale e mitico Piano Marshall nel dopoguerra“.
Parole che hanno risuonato nei pensieri e nei ricordi di Guido Torrielli, un passato con ruoli da dirigente in Confindustria Genova e attualmente presidente dell’Associazione Rete ITS Italia, che rappresenta il più grande raggruppamento italiano delle Fondazioni ITS. “Quando andavo nelle fabbriche, ricordo di avere visto dei torni con scritto sopra Marshall. Può darsi che negli anni in cui neanche ci sarò più ci sarà scritto Pnrr negli ITS…..“, chiosa sornione il presidente in una conversazione recente con il nostro newsbrand TuttoITS.
Il tono è ironico ma il parallelo è chiaro: per gli Istituti Tecnologici Superiori, il Piano Nazionale di ripresa e resilienza è l’occasione epocale per quell’accelerazione sempre sperata e desiderata che punta a raddoppiare il numero degli attuali iscritti entro il 2026.
Ma al contempo è già tempo di pensare a un futuro nel quale quella spinta si sarà fisiologicamente esaurita. “Alla fine del 2025, quando cominceremo la promozione del percorso 2026-2027, è chiaro che il Pnrr non inciderà più se non per le borse di studio forse e allora lì dovremo far fronte con il fondo sociale europeo: non avendolo speso per due anni, potremo in qualche modo recuperarlo. Mi farò forza, dal primo gennaio 2024, per costruire un disegno di legge che trasformi i 48 milioni attuali di euro di finanziamento ordinario in 400 milioni per permetterci di formare 40mila ragazzi in un biennio“, guardando idealmente a un orizzonte di approvazione potenziale del provvedimento entro il 2026-2027.
L’importanza di investimenti permanenti rilevanti ai fini di un rafforzamento “istituzionale e gestionale degli ITS” era al centro anche delle proposte di policy del Rapporto sugli ITS Academy divulgato dalla Fondazione Agnelli: lo studio rimarcava come l’attuale finanziamento statale non sembrasse adeguato a “una crescita significativa dei numeri degli ITS Academy” e affermava che “a regime il finanziamento complessivo dovrebbe essere di altro ordine. Ipotizzando di coinvolgere nel sistema terziario di istruzione tecnologica superiore circa 80mila studenti ogni anno e ipotizzando un finanziamento per coprire un costo annuo per studente di 6.600 euro l’ammontare necessario a regime, per i corsi biennali, è circa 1 miliardo di euro“.
“Ben vengano quei numeri, sarei onorato di aver partecipato alla crescita di un sistema di quel genere“, afferma Torrielli che definisce però “poco simpatica” la definizione di ITS come “monadi” che il rapporto utilizzava per sottolinearne alcuni limiti, compresa la flebile relazione con altri attori del segmento dell’istruzione come scuole secondarie e università. Le ambizioni non mancano ma le cifre potrebbero essere un filo più contenute: “per dare qualità non potremo fare selezione nell’ordine uno a uno, semmai di uno a tre, vuol dire che se vogliamo selezionare 20mila persone ne dobbiamo selezionare 60mila come minimo. Diversamente, vorrebbe dire non avere fatto qualità, non avere fatto selezione. Il compito più importante e arduo è quello di riuscire adesso a dimostrare che con il Pnrr possiamo arrivare a dei numeri importanti. Una volta fatto quello, allora è facile chiedere un finanziamento ordinario di un certo tipo“.
La stagione attuale vede le Fondazioni impegnate nella spesa: le risorse prevedono 500 milioni di euro per i laboratori e 700 milioni per corsi, borse di studio eccetera. La scadenza a fine novembre dei termini aveva cominciato a rappresentare un problema, che risulta rientrato. “C’è stato un differimento dei termini, che erano previsti per novembre ai fini dell’assegnazione dei lavori, alla fine del prossimo febbraio: questo consente a molti di potere gestire questa fase di assegnazione dei lavori, e acquisti di apparecchiature, per poter poi procedere all’inserimento nelle sedi opportunamente ristrutturate. Siamo in un momento di vera euforia per la gestione di questi 500 milioni. Abbiamo però anche il problema dei nuovi ITS, quelli che sono stati riconosciuti in una seconda fase, che godono di un finanziamento ad hoc rispetto ai 500 milioni previsti per tutti, in questo caso c’è bisogno di un trattamento diverso e quindi di scadenze differenziate. Il ministero ha l’ingrato compito di dover dimostrare alla Ue lo stato di avanzamento dei lavori, deve dimostrare con i dati che il nostro settore sta procedendo e può arrivare a investire tutto prima dei termini previsti dal Pnrr“.
Ma l’impegno continuerà con la seconda tranche dei finanziamenti, di cui “sono state presentate in linea di massima le linee operative per la gestione dei 700 milioni che riguardano i corsi e la rimanente parte le borse di studio. L’orientamento non viene finanziato nell’ottica di ‘informazione e comunicazione’, ma viene finanziata tutta l’attività di orientamento legata alle ore uomo destinate alla promozione nelle scuole“. In tutti i casi “l’obiettivo massimo è di avere una forte collaborazione con il ministero che ci aiuti in tutti i modi a superare ostacoli burocratici e di tempo“. Torrielli non nega, tuttavia, che “ci abbiamo messo del nostro nel rispondere con immediatezza alle richieste del sistema“, una lentezza originata “da una difficoltà nel capire come muoversi da parte dello stesso sistema governativo“.
Il mood generale sembra essere più conciliante di quello avvertito a Genova tre mesi fa, in piena estate, nella due giorni di tavoli tecnici e confronti dal titolo Orizzonte ITS. Sfide e opportunità degli Istituti Tecnologici Superiori. Allora la discussione si era concentrata non solo sulle difficoltà pratiche connesse alla gestione di un’inedita mole di fondi, ma anche – ancora nel 2023 – sullo spinoso tema del riconoscimento del mondo ITS, un soggetto del sistema formativo nazionale tutt’ora misterioso per milioni di italiani che non sanno cosa siano né cosa facciano gli ITS Academy, né perché sia così rilevante l’impatto della normativa organica varata nel 2022.
“Era un momento nel quale cercavo di bilanciare segnali di allarme che esistevano già” afferma Torrielli che si concentra molto anche sul ruolo della partecipazione, al sistema ITS, delle Regioni, non esitando a parlarne come di “altro punto debole del sistema“.
“Avevamo fatto un censimento, ma se dovessi dire quali sono le due regioni che maggiormente lavorano sullo stesso standard, penso che ne abbiamo 18 (al netto di Trentino e Valle d’Aosta, ndr) che lavorano su standard diversi. Oltre ad arrivare a un finanziamento ordinamentale del sistema ITS, uno degli obiettivi, pur mantenendo le differenze regionali che ci sono e ci saranno sempre, è tentare la strada dell’uniformità di comportamento da parte di tutte le regioni“.
Una visione centralista degli ITS, chiediamo al presidente? “La mia è una visione centralista perché per me gli ITS non sono regionali ma nazionali. Però devono esserci per forza programmazioni regionali dovute alle conoscenze, da parte delle regioni, dello sviluppo territoriale. Le due cose non si escludono, ma avere perlomeno dei comportamenti uniformi, nelle condizioni di base, mi sembrerebbe ragionevole“.
Tra gli interventi possibili con le risorse, secondo la riforma, figurano il potenziamento dei laboratori, la formazione dei docenti, lo sviluppo di una piattaforma digitale nazionale per le offerte di lavoro risolto agli studenti, ma anche “l’incremento del numero di ITS“.
Su questo fronte Torrielli la pensa diversamente: “qualche regione ha anche esagerato un po’ nel bandire nuovi ITS. Se io ho un sistema o distretto che nasce, o che era stato trascurato, e chiede la costituzione di un ITS per favorire la formazione dei ragazzi, è un conto. Se in un’area con una densità di imprese molto bassa vado a portare nove nuovi ITS, qualcosa di strano c’è. Gli ITS hanno un Dna che è quello e basta. Non siamo enti di formazione. Se produciamo ragazzi per esigenze di un territorio derivanti da indagini prive di una consistenza reale rischiamo di formare figure che vanno su un mercato non coerente con il nostro sistema di produzione. No, quindi, a nuovi ITS dove non c’è un’area industriale che li supporti e li richieda. Con la nuova legge avremo due punti di blocco, uno quello del monitoraggio, un altro quello dell’accreditamento“.
Tra i prossimi appuntamenti che aspettano Torrielli, e quindi il mondo ITS, la tre giorni di Orientamenti, a Genova, e l’evento Job e Orienta a Verona, dove saremo presenti anche noi di TuttoITS.