Mentre le aziende del nord-est italiano sono pronte ad assumere per sostenere i livelli di crescita, mancano i candidati con le competenze.
TuttoITS sta seguendo il tema da tempo. Tra le macro-cause della scarsità di lavoratori qualificati, oltre l’abbandono precoce degli studi e il calo demografico, c’è il fenomeno dell’emigrazione dei giovani laureati da alcune regioni verso altre, ma anche verso l’estero. Abbiamo parlato di queste tematiche per esempio qui e qui, ma anche qui. Ora Fondazione Nord-est pubblica una serie di ricerche all’interno del progetto Brain economy sull’origine e le cause della “nuova emergenza” del sistema produttivo che avevamo annunciato qui e che mira a fotografare cosa sarà il nordest in relazione all’occupazione giovanile e a ridurre la fuoriuscita di giovani laureati e talenti.
I laureati: un valore economico
Il “sapere” ha anche un peso economico. Se infatti determina la produttività ed è decisivo nello sviluppo economico dei territori, la sua acquisizione richiede investimenti, privati e pubblici, dalla nascita alla laurea per crescere ed educare le persone.
La capacità di attrarre laureati da parte dei territori si traduce quindi in enormi vantaggi economici, viceversa in impoverimento per quelli abbandonati. Vediamo come questo capitale umano è suddiviso nel nostro Paese: in testa Lombardia (3,3 miliardi) ed Emilia-Romagna (1,5), in coda Campania (-2,4 miliardi), Sicilia (-2,3 miliardi) e Puglia (-1,7). Tra le regioni del nord-est, positivo il saldo di Trentino-Alto Adige (+83 milioni), negativo quello di Veneto (-72) e Friuli-Venezia Giulia (-117).
L’elaborazione dei dati è di Fondazione Nord-est sulla base delle stime OCSE (Education at a glance, 2011) e quantificando il valore del capitale umano dei laureati. Le stime sono state elaborate per il 2019, l’ultimo anno pre-pandemia (avendo quest’ultima modificato molto le abitudini lavorative e i movimenti delle persone).
Nord-est e nord-ovest
Il nord-est (Veneto, Emilia Romagna, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia-Giulia), complessivamente ha un saldo positivo (1,4 miliardi) ma con forti diversità al suo interno come visto sopra: Emilia Romagna (+1,5 miliardi) e Trentino-Alto Adige con (+83 milioni); Veneto con (-72 milioni) e Friuli-Venezia Giulia con (-117 milioni).
Il nord-ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta), riceve l’equivalente di 3,8 miliardi con in testa la Lombardia (3,3) e la sola Valle d’Aosta in deficit (-9 milioni).
Il capitale umano in Italia: l’emigrazione dei laureati
Nel periodo 2011-2019 il nord-ovest ha accolto persone laureate dai 25 ai 64 anni, pari ad un valore di investimento di 16 miliardi e il nord-est di 6,8 miliardi. Dal Centro sono emigrati l’equivalente di 159 milioni e dal Sud di 52 miliardi. Tuttavia, guardando i movimenti verso l’estero, anche la Lombardia risulta meno attrattiva con una emigrazione netta di 22,4 migliaia di laureati tra il 2011 e il 2019, seguita da Veneto (-9,52 migliaia), Lazio (-9,45) e Sicilia (-9,39). Mentre l’impoverimento lombardo è in attenuazione, quello veneto è piuttosto costante.
Sono 13mila i laureati “persi” dall’Italia nel 2019, equivalenti a 3,8 miliardi; e più di 100mila nel 2011-19, pari a 29,3 miliardi.
Laureati in fuga dalla maggior parte delle regioni italiane
Nel periodo 2011-2019 solo Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Trentino Alto-Adige e Liguria rimangono con saldo positivo di flusso migratorio, cioè non in perdita per i laureati della classe 25-64 anni. La perdita netta è in tutte le regioni a causa dei trasferimenti da e per l’estero e a fronte di saldi interregionali positivi in dieci regioni, ma non sufficienti a bilanciare il deficit con l’estero in Piemonte, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Umbria e Lazio.
Sempre secondo Fondazione Nord-est, l’investimento stimato per gli anni di crescita e formazione fino ai 25 anni, età prevista per la laurea, è pari a 165mila euro di spesa sostenuta dalle famiglie e di 126.936 euro di spesa pubblica, per un valore complessivo di 291.939 euro.
Sono le regioni del Sud ad avvertire le maggiori perdite: in particolare Campania, Sicilia e Puglia, con disavanzi cumulati al di sopra di 10 miliardi. Beneficia invece di oltre 16,7 miliardi di afflussi la Lombardia, seguita da Emilia Romagna con 8,1 miliardi nel periodo considerato. Nelle regioni del nord-est si evidenzia il forte disavanzo del Veneto (1,5 miliardi), quasi avesse l’attrattività di alcune aree centro-meridionali del Paese, l’avanzo di Trentino-Alto Adige per 52 milioni e il deficit di Friuli-Venezia Giulia per 213 milioni.
Si nota inoltre la capacità dell’Emilia Romagna di attrarre persone con elevata formazione dalle altre regioni italiane, ma anche a cedere persone laureate all’estero.