ITS e Università

Francesco Magni, vita da delegato di ateneo per le relazioni con gli ITS

Al convegno orobico su sinergie e prospettive di collaborazione tra accademia e formazione tecnologica superiore, c'era anche il delegato di ateneo per le relazioni con le Fondazioni. Ecco cosa ci ha raccontato

A quali obiettivi deve tendere la collaborazione tra ITS e università e come possono, valorizzando le rispettive differenze, creare un impatto positivo in un Paese dove restano bassi i dati sul conseguimento di un diploma di studi di livello terziario nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni? A Bergamo se ne è discusso, il 13 novembre, in un convegno dal titolo Università e ITS Academy: sinergie e prospettive di collaborazione, presso la locale università degli studi (ne abbiamo scritto qui).

La discussione, articolata in tre panel, ha permesso di fissare i punti cardini del tema, letto anche in ottica locale e – in particolare nel terzo segmento – di presentare le pratiche ed esperienze di collaborazione nella filiera bergamasca della formazione tecnologica superiore, offrendo ai protagonisti del mondo ITS e ai referenti di UniBg la possibilità di raccontare cosa succede concretamente sul campo (a volte più, altre meno). Tra i protagonisti del convegno, l’accademico Francesco Magni, docente di pedagogia generale e sociale dell’università di Bergamo e delegato di ateneo per le relazioni con le fondazioni ITS Academy, tra i promotori della giornata e protagonista della tavola rotonda Nuovi scenari della formazione tecnologica superiore: il ruolo dell’università e degli ITS.

Nel suo intervento, introdotto da un focus su cambiamenti epocali e nuove sfide dei sistemi di higher education, non sono mancate anche “suggestioni dal passato” (come quelle del filosofo e matematico britannico Alfred North Whitehead) per provare a lanciare qualche suggestione più generale sulla necessità di un superamento della “googlization della conoscenza” ma anche per rilanciare la domanda sull’utilità dell’istruzione in una stagione dove la mission dell’istruzione terziaria superiore non appare più quella del passato (quando aiutava a selezionare la classe dirigente e a garantire solide prospettive occupazionali).

La necessità di un “rinnovato umanesimo tecnologico-scientifico” chiama in causa anche il rapporto tra i due rami dell’istruzione terziaria superiore che devono parlarsi, rimanere tali nella diversità ma anche collaborare proficuamente per lo scopo superiore: convincere gli studenti che un titolo terziario conviene e che c’è spazio per tutti a patto di orientarsi bene meglio se all’origine. Come sottolineato da Magni, “il contesto bergamasco da questo punto di vista presenta caratteristiche peculiari e favorevoli per sperimentare collaborazioni inedite che passano dalla progettazione didattica condivisa fino alla realizzazione di veri e propri campus come quelli prefigurati dalla riforma della filiera formativa tecnologico-professionale. Come tutte le novità, si tratta di una sfida certo non facile ma entusiasmante che chiama all’impegno tutti coloro che hanno a cuore le giovani generazioni”.

A margine dell’evento, abbiamo intervistato l’accademico per un bilancio sul convegno ma anche per capire come svolge il suo ruolo di delegato per le relazioni con le fondazioni ITS Academy nell’ateneo guidato dal rettore Sergio Cavalieri, che a livello nazionale ricopre anche il ruolo di delegato Crui per gli ITS.

Francesco Magni, come nasce il modello di collaborazione che è stato realizzato a Bergamo?

“L’idea di fondo è molto semplice. L’inverno demografico, lo scenario globale, l’intelligenza artificiale, le sfide che abbiamo davanti, ci chiamano a una maggiore collaborazione istituzionale tra tutti gli attori in campo a favore del sostegno alle giovani generazioni nell’individuare la propria strada e nel valorizzare i talenti di cui ciascuno è dotato. Abbiamo visto le statistiche, il dato del 30,6% è un dato basso rispetto al resto dell’Europa e nel territorio bergamasco si abbassa ulteriormente (il riferimento è ai dati Eurostat del 2023 che evidenziano i bassi numeri italiani a fronte di una media del 43% che conseguono un diploma di studi di livello terziario, ndr). Allora l’idea è molto semplice: non siamo ancora un modello, è una prospettiva che stiamo cercando di tracciare con tutti i soggetti in campo, le istituzioni scolastiche e quindi le scuole secondarie di secondo grado, le imprese, la collaborazione con Confindustria ed altre realtà e associazioni, l’università e le ITS Academy che – ecco, qui mi preme sottolinearlo – accettano un dialogo, un rapporto con l’università secondo i termini che ci siamo detti, di leale collaborazione, di trasparenza, di serietà dei percorsi formativi”.

Il concetto stesso di accettare non comunica forse un elemento di subalternità del mondo ITS rispetto all’università?

“No, assolutamente. Condividono, è meglio dire che condividono: come emerso oggi, c’è bisogno della collaborazione di tutti per realizzare quel sistema in grado di sostenere e rilanciare la formazione terziaria, soprattutto nell’ambito tecnologico-professionale”.

Monitorerete i risultati di questa collaborazione? E in che modo?

“Assolutamente sì, non a caso abbiamo previsto fin dal convegno di oggi una sessione dedicata alla ricerca accademica sugli ITS. Esperti di differenti discipline economiche e statistiche pedagogiche nei prossimi anni potranno monitorare, valutare le scelte che ciascuna fondazione ITS avrà fatto non solo sotto il profilo occupazionale ma anche con riferimento ai modelli didattici pedagogici. Il monitoraggio, la valutazione dei percorsi formativi che verranno attivati è uno degli elementi qualitativi sostanziali che come università siamo disponibili a fornire, a dare come come contributo alla qualità del dell’ecosistema a cui stiamo collaborando”.

La sessione finale, molto ampia, era dedicata a pratiche ed esperienze di collaborazione nella filiera bergamasca della formazione tecnologica superiore: quale ha trovato più interessante o esemplare della sinergia tra le due realtà?

“Allora, si va dalle pratiche più immediate, la condivisione di laboratori all’avanguardia e del personale docente per attività didattica, fino a quelle che si spingono su attività di ricerca e di progettazione didattica congiunta. Come si è visto in alcuni casi, l’attività di ricerca che si svolge nell’università può andare a beneficio fin dalla progettazione dei percorsi innovativi di livello terziario tecnologico superiore. Viceversa, le sperimentazioni di questi modelli didattici possono costituire dati, elementi e riflessioni per proseguire nella ricerca. L’obiettivo è contribuire alla costruzione di questo nuovo sistema terziario di formazione superiore che prevede una collaborazione tra diversi attori in campo. Il grande messaggio che mi sembra emerga dalla giornata di oggi è che non esiste il one size fits for all, non c’è una taglia uguale che va bene per tutti. La personalizzazione dei percorsi formativi risponde alle esigenze di ciascun giovane, di ciascun studente di trovare la propria strada e di maturare al meglio possibile, al livello massimo possibile, i propri talenti delle proprie inclinazioni. La scuola da sola non riesce, l’università da sola fa fatica, gli ITS Academy da sole fanno fatica, le imprese da sole fanno addirittura fatica a trovare personale qualificato e adatto. Se operiamo tutti insieme, ciascuno con la propria parte, ciascuno nel rispetto dei ruoli istituzionali, allora può accadere qualcosa di interessante per il sistema paese, da guardare con attenzione”.

Si confronta anche con colleghi che ricoprono lo stesso ruolo in altri atenei? La figura del delegato di ateneo per le relazioni con le fondazioni ITS Academy è formalizzata a livello nazionale?

“L’evento di oggi era patrocinato dalla Crui, la conferenza dei rettori delle università italiane. Erano presenti diversi delegati dei rettori delle università sia lombarde che di altre regioni. Questo ha dato una rilevanza non solo locale o regionale al convegno di oggi, ma anche a pieno titolo nazionale, con la presenza del direttore Maurizio Chiappa (della Direzione generale per l’istruzione tecnica e professionale
per la formazione tecnica superiore, ministero dell’Istruzione e del Merito). Ogni università su questo è autonoma, in alcuni atenei il ruolo è formalizzato, in altri meno. Le differenze territoriali sono notevoli, sicuramente da contesto a contesto. Per quanto riguarda la Lombardia c’è un dialogo in atto con gli altri delegati ITS lombardi. Abbiamo avuto qualche riunione online nella scorsa primavera e sicuramente proseguiremo dopo il convegno di oggi”.

Il suo ruolo non esiste da sempre in quanto prima, semplicemente, non c’erano nemmeno gli ITS nel sistema formativo: perché il rettore ha scelto lei e come si svolge l’incarico?

“È un incarico che ho assunto con molto piacere e onore, con spirito di servizio per per l’ateneo, dove sono anche il delegato per la formazione iniziale degli insegnanti, che è un altro tema strategico per le università. Certamente richiede un impegno crescente perché ci stiamo muovendo in un territorio che è in parte inesplorato. La legge 99 è del 2022, i decreti attuativi ancora dopo e quindi abbiamo dovuto, per esempio, immaginare un primo vademecum per la realizzazione di quelli che saranno i patti federativi. Un lavoro sicuramente impegnativo ma entusiasmante perché ci consente di sperimentare, fin dall’inizio, delle strade ed eventualmente correggerci laddove potremmo migliorare e scoprire degli aspetti che sono ancora inesplorati”.

Lavora in sinergia anche con la collega, la docente di economia Federica Maria Origo, delegato del Rettore ai rapporti con le scuole, orientamento in ingresso e in itinere?

“Assolutamente, con la professoressa Origo, che è la delegata dell’orientamento, lavoriamo sotto questo profilo in stretto contatto anche perché davvero, come è emerso più volte, il tema dell’orientamento, del riorientamento è strategico sia lato università sia lato ITS. L’obiettivo è sempre quello, aiutare e consentire a ogni giovane di trovare la propria strada, di maturare i propri talenti, le proprie inclinazioni e le proprie capacità. In questo l’orientamento è fondamentale. Talvolta, succede che un giovane non trovi subito la propria strada formativa. Occorre qualcuno che, con pazienza e con competenza, possa anche accompagnare i giovani che stanno magari facendo più fatica, senza rinunciare ad arrivare a un diploma di studi terziario, fattore che sul sul lungo periodo, ma anche nell’immediato, ha delle ricadute notevoli in termini occupazionali ma anche di soddisfazione personale e umana”.

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Maria Rosaria Iovinella
Giornalista professionista| Milan-based since 2008
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