A partire dalla giornata di giovedì 23 novembre si è svolto al Teatro Ristori di Verona il Festival del Futuro 2023. L’evento, promosso dal Gruppo Athesis (che è anche l’editore di TuttoITS), è stato dedicato alle prospettive tecnologiche future e ha visto tra i protagonisti della discussione gli Istituti Tecnologici Superiori, con il coordinatore editoriale del nostro newsbrand Gianluca Dotti che è intervenuto nel panel intitolato Come cambia il lavoro: le competenze per il futuro.
Insieme a Dotti, hanno trattato l’argomento del lavoro del futuro i relatori ospiti alla sessione di confronto, ossia: Francesca Rosso di European Training Foundation, Marco Bentivogli di Base Italia, Donatella Pinto di ArcaPartners e, infine, Nicola Voltolin di Zeep! Agency. Il moderatore Marino Smiderle, direttore de Il Giornale di Vicenza, ha coordinato la sessione guidando gli ospiti attraverso domande e approfondimenti sul loro ambito di competenza.
Gli ITS nel dibattito
L’urgenza di preparare le nuove generazioni alle sfide occupazionali di un futuro prossimo è una prospettiva cruciale per l’orientamento professionale. Settori come l’automazione, l’intelligenza artificiale o la robotica stanno soppiantando i lavori tradizionali, andando a sostituire la presenza umana sul piano lavorativo, forse anche svalorizzandola.
In questo contesto di innovazione e cambiamento, gli Istituti Tecnologici Superiori si collocano come cuore del progresso nel panorama formativo italiano. Grazie alla riforma dell’estate 2022, questi centri sono ora un ecosistema in espansione: l’impennata si traduce in un aumento sia della quantità che della varietà dell’offerta formativa, passando da 6 a 10 aree tecnologiche.
L’indiscutibile punto di forza degli istituti – questione emersa durante il confronto al Festival del Futuro – risiede nella durata del percorso di studi: soli due anni con un’enfasi considerevole sull’attività pratica e la flessibilità nell’adattarsi alle innovazioni tecnologiche. “L’obiettivo? Creare percorsi che si traducano direttamente in opportunità lavorative” – spiega Dotti – “rispondendo alla crescente richiesta di competenze adattabili nel mercato del lavoro in rapida evoluzione“. Il punto di forza rappresentativo degli ITS è la capacità di garantire occupazione: almeno l’80% degli studenti trova impiego all’uscita, con numerosi istituti che assicurano addirittura un tasso del 100%.
L’investimento governativo e la comunicazione intensa su questa prospettiva hanno contribuito a rendere gli ITS uno stimolo per il futuro dell’occupazione, segnando una svolta significativa nel panorama dell’istruzione tecnologica italiana. Seguire l’evoluzione dinamica di questo sistema, che promette di essere il catalizzatore di una nuova generazione di talenti tecnici e innovatori, significa guardare a un filone con un’importanza strategica nel panorama occupazionale degli anni a venire.
Quello a cui gli ITS danno risposta è comunque un bisogno che è emerso trasversalmente dalla discussione: il gap tra domanda e offerta di lavoro, infatti, non riguarda solo l’Italia ma l’intera Unione Europea, tanto che oggi – come ha sottolineato Rosso – si va in cerca di tecnici altamente specializzati anche nei paesi confinanti con l’Ue stessa. E poi ci sono percorsi alternativi come le academy che le aziende stesse sviluppano sempre più spesso al proprio interno, ha ricordato Pinto, oltre a un flusso di competenze in costante evoluzione, incluso il mondo della comunicazione e del marketing a cui ha fatto riferimento Voltolin. Per arrivare fino alle modifiche che riguardano la struttura, l’organizzazione e le gerarchie stesse che governano il mondo del lavoro, cui Bentivogli ha fatto riferimento a partire dal suo più recente libro Licenziate i padroni, riferito anzitutto al nuovo modo di concepire il valore stesso delle professioni.