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Fabbriche digitali, competenze dinamiche per figure professionali in evoluzione

Abilità flessibili e aggiornate nel tempo faranno la differenza per rispondere alle esigenze delle imprese senza rincorrere i trend: l'analisi di Oronzo Lucia, Coordinatore del Comitato Scientifico di SPS Italia

Collaborazione

Editoriale a cura di Oronzo Lucia – Coordinatore del Comitato Scientifico di SPS Italia

Le competenze per l’industria del futuro coinvolgono direttamente anche gli ITS che, essendo i luoghi in cui si formano esperti di tecnologie innovative, devono preparare tecnici con elevate competenze tecnologiche.

La formazione ha lo scopo principale di provare a colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto in aree diventate ormai critiche per uno sviluppo industriale che garantisca quella sostenibilità che si ripercuoterà direttamente e positivamente sulla sopravvivenza e crescita delle aziende.

Ai ragazzi serve comprendere a fondo i concetti alla base di Industria 5.0, ed è particolarmente importante porre l’attenzione sulla cooperazione tra uomo e macchina che, mediante le tecnologie digitali come IOT, AI, robotica e automazione avanzata, può rendere i processi produttivi più efficienti, flessibili e sostenibili.

Da queste esigenze immediate bisogna sicuramente partire, ma senza mai trascurare di integrare nel percorso formativo quegli aspetti che portano alla cosiddetta ‘formazione laterale’, utile a completare le competenze necessarie per affrontare la complessità delle dinamiche produttive e del lavoro.

Le figure tecniche, siano esse provenienti dalle facoltà d’ingegneria o da ITS, sono sempre più soggette a profonde evoluzioni e ridefinizioni.

In sostanza gli ambiti industriali nei quali queste figure già oggi, ma ancor di più nel prossimo futuro, sono/saranno chiamate ad operare si possono così riassumere:

  • aziende manifatturiere focalizzate a produrre e utilizzare soluzioni tecnologico-digitali;
  • aziende operanti nella R&D digitale/robotica/automazione;
  • aziende che integrano entrambi gli ambiti precedenti;

Le competenze chiave per chi deve operare in ambiente industriale, produttivo o di ricerca, devono consentire di comprendere e adattare le tecnologie disponibili alle necessità del contesto specifico e agli obiettivi strategici aziendali.

Per svolgere bene i ruoli tecnici, le competenze hard fondamentali riguardano: Automazione di processo, Robotica, Scouting e Integrazione di nuovi strumenti e sistemi automatici, Analisi dati, Machine learning, Virtualizzazione e Simulazione, User Interface & Experience, Ergonomia dei sistemi di comando, Principi di Safety e Security, Gestione e Project Management dei business case. Capiterà che in ambito Produzione alcune competenze richieste saranno più stringenti di altre e viceversa in R&D.

Oronzo Lucia – Coordinatore del Comitato Scientifico di SPS Italia

Ma se le competenze tecniche evolvono e si innovano, quelle relazionali variano ben poco, perché peculiari dell’essere umano. Cambiano anche, a seconda di cultura, tempo e geografia, le competenze cosiddette soft. Infatti, Sostenibilità, Umanesimo, Resilienza e Cultura del Valore Aggiunto, sono integrate nella visione antropocentrica 5.0.

Un possibile elenco di competenze soft, per integrare il bagaglio tecnico, potrebbe essere:

Adattamento al cambiamento, il mondo intorno cambia velocemente e saper cogliere le opportunità che si generano deve entrare nel modo di pensare;

Capacità di analisi e sintesi e loro bilanciamento, nell’era dell’iper-specializzazione il rischio è quello di avere sottosistemi altamente specialistici e ottimizzati, ma che nell’insieme non sono in grado di produrre buoni risultati.

Cogliere i segnali deboli e intervenire, valutandone il significato già in fase iniziale, evita di trascurare quei sintomi lievi che nel tempo possono trasformarsi in malattia grave.

Problem solving per individuare ed eliminare la causa radice e risolvere un problema in maniera definitiva. Serve tempo e analisi profonde, non scorciatoie che portano al fallimento.

Favorire lo scambio di informazioni, esperienze ed errori a tutti i livelli, in un gruppo che continua ad eccellere nel tempo, permette a tutti di comunicare e chiedere aiuto in modo aperto e trasparente ed eventuali errori commessi vanno usati solo per migliorare.

Lavorare sulla formazione continua aiuta le persone a migliorare le proprie capacità e competenze e genera coinvolgimento e appagamento. Con le attuali velocità il rischio di perdita di rilevanza è elevato.

Prendersi cura della salute e sicurezza propria e altrui in modo che ognuno possa vivere e lavorare in un ambiente sicuro e confortevole.

Guidare con l’esempio, per cui ognuno va riconosciuto e valutato per ciò che fa e non solo per cosa dice.

Ascoltare attivamente le persone che hanno dei bisogni, affinché vengano capiti e accolti trovando modalità di lavoro soddisfacenti, che sono quasi sempre le più efficienti.

Fidarsi delle persone perchéla fiducia non si spiega, si percepisce. Avere e ricevere fiducia consente di lavorare con maggiore efficacia.

In sintesi, per un inserimento proficuo in contesti industriali 5.0, in base alle considerazioni finora fatte, si vuole sottolineare che le competenze sono ‘dinamiche’ e quindi mantenute vive nel tempo. Bisognerà saper affrontare le evoluzioni delle tecnologie disponibili per adattarle alle esigenze aziendali, valutandone criticamente la capacità reale di creare valore, senza seguire mode o hype. Ancora, saper lavorare sui singoli business case, ma con un approccio sistemico alle soluzioni. Applicare soluzioni in linea con gli obiettivi tecnici, avendo però chiari quelli strategici e finanziari, in una visione d’insieme.

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