Vicende italiane

Competenze e coscienze, l’eredità di Papa Francesco ai giovani

Formazione come antidoto alla dispersione scolastica ma anche come educazione alla solidarietà e alla giustizia sociale nel lascito di Bergoglio

L’eco delle parole di Papa Francesco risuona oggi con forza nuova, dopo la sua scomparsa. Il 21 aprile 2025, giorno del Lunedì dell’Angelo, alle 7:35 del mattino, Jorge Mario Bergoglio si è spento nella sua residenza alla Domus Sanctae Marthae, nella Città del Vaticano. La notizia ha scosso il mondo, ma il suo insegnamento continua a interpellare con forza, in particolare sul fronte della formazione dei giovani.

Papa Francesco non è stato solo un pastore di anime, ma anche un attento osservatore delle sfide del nostro tempo. Tra queste, il futuro dei giovani e il valore del lavoro, centrali nella sua visione. Il suo rapporto con il mondo della formazione professionale rappresenta un’eredità culturale e civile da non dimenticare (anche per il mondo degli Istituti Tecnologici Superiori (ITS).

Il 3 maggio 2024, nel suo ultimo intervento pubblico sul tema, il Pontefice aveva accolto in udienza studenti e docenti di Confap (Confederazione Nazionale Formazione Aggiornamento Professionale) e Forma (Associazione Italiana degli Enti di Formazione Professionale). In quell’occasione, aveva definito la formazione professionale come “antidoto alla dispersione scolastica e risposta concreta alla domanda di lavoro”. Parole che oggi suonano quasi come un testamento pedagogico.

Nel cuore del pensiero di Bergoglio c’era l’idea che l’educazione non potesse limitarsi alla trasmissione di competenze tecniche. L’apprendimento doveva camminare insieme all’educazione alla solidarietà, alla giustizia sociale, al rispetto per la persona. In un tempo in cui più di un milione di giovani italiani under 34 non studia e non lavora, Papa Francesco vedeva nella formazione professionale una via d’uscita dal disincanto e dalla marginalità.

Un pensiero che si intreccia fortemente con la visione salesiana, che già nell’Ottocento, grazie a don Bosco, aveva intuito il valore educativo del lavoro. Oggi la rete salesiana, con i suoi 63 centri di formazione professionale e diversi ITS in Italia, prosegue questa missione. Dall’agroalimentare all’informatica, passando per energia e meccatronica, l’offerta formativa salesiana continua a rispondere ai bisogni del mercato con un’anima educativa.

Il messaggio del Papa non era solo rivolto a studenti e formatori, ma anche al mondo delle imprese. Chiedeva una classe politica capace di riconoscere e valorizzare socialmente i giovani, e un’economia che rimettesse al centro la dignità del lavoro. Il rischio, denunciava, era ridurre tutto a produttività e profitto, perdendo di vista il valore umano della professione.

Nell’era della tecnocrazia (ma anche della tecnofobia), Papa Francesco ha chiesto una formazione che non si limiti all’uso degli strumenti, ma che formi coscienze. “Formare” per lui significava generare futuro, non solo competenze. Un invito che oggi, dopo la sua morte, diventa ancora più urgente: proseguire nel solco da lui tracciato, con coraggio e visione.

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Riccardo Liguori
Collaboratore
Giornalista professionista. Determinato, riflessivo e curioso, tra i temi che ho più a cuore l'ambiente e la filosofia hanno (quasi) sempre la precedenza.
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