Il mondo dell’artigianato ha bisogno di persone competenti. Tuttavia il tradizionale passaggio di saperi, tipico di questo settore, non basterà più, perché anche le imprese del segmento devono fare i conti con l’innovazione e i suoi processi, che cambiano non solo il modo di fare ma anche le potenzialità del business. Con la leva digitale, per esempio, si possono sondare idee per nuovi prodotti e servizi. Ma a chi spetta portarla in azienda o in bottega? Di certo anche ai lavoratori più giovani e aggiornati, ma ecco che si apre un altro grande tema: il ricambio generazionale.
La conferma arriva da Verona, dove nell’ambito dell’evento Athesis New Job – Verona 2023, Valeria Bosco, direttore di Confartigianato Imprese Verona, ha discusso il tema dell’emergenza occupazionale e del fattore formazione con il nostro coordinatore editoriale Gianluca Dotti.
Secondo Bosco, che certamente gode di un osservatorio privilegiato, “nel comparto artigiano esiste un problema concreto di ricambio generazionale e anche di disallineamento di competenze con chi poi nell’impresa artigiana subentra per lavorare o anche per aprire un’attività. Storicamente chi lavora nell’artigianato è portatore di antichi mestieri, di competenze acquisite di generazione in generazione, invece oggi più che mai è importante inserire skills nuove, sia dal punto di vista tecnico, delle competenze digitali, imprenditoriali, di gestione, sia in termini di apertura oltre il territorio limitrofo. In questo momento c’è una concreta difficoltà“.
A scontare questa fase di disallineamento, come spiegato da Bosco, settori trainanti come l’edilizia, che ha avuto anche un booster dalle recenti politiche fiscali, ma anche i servizi per la persona e il settore della riparazione dei trasporti che ovviamente segue l’evoluzione dell’industria e ancor più richiede quindi di stare al passo.
Il Veneto è terra di grande artigianato ma anche di un gran numero di ITS, gli Istituti Tecnologici Superiori, che offrono una formazione duale altamente qualificata al fine di formare professionisti in grado di operare nei settori strategici dell’economia nazionale, artigianato compreso.
Bosco ne rimarca l’importanza, ricordando che “Confartigianato – in tutta Italia – è nei comitati che li hanno sostenuti e avviati, quindi anche a Verona; ovvio che c’è da fare un grosso lavoro di comunicazione. Bisogna far capire che esistono queste opportunità, spiegare bene come si collocano rispetto ad altre opportunità formative e fare tutto quello che serve per dire alle giovani generazioni che bisogna prepararsi, studiare, mettersi sul mercato con competenze concrete, ci vuole tempo per l’apprendimento. Gli ITS sono uno degli strumenti che caldeggiamo e sosteniamo“.
E chissà che gli ITS non scontino, proprio come l’artigianato, un problema di percezione: nel primo caso, c’è chi ancora, per motivi nominali, non li distingue dagli Itis e chi non ne coglie la portata di formazione terziaria superiore. Mentre, nel caso dell’artigianato, non è detto che tutti sappiano che non è un settore che vive di conservazione ma cambia, evolve e, anche laddove si ereditasse l’attività di famiglia, è necessario formarsi e aggiornarsi per stare sul mercato di oggi, con le sfide della contemporaneità.
“Sarebbe banale dire che formazione e lavoro devono viaggiare in parallelo. Tutti noi, a parte lo studio, ci siamo messi alla prova. Bisogna comunicare molto bene che fare gli imprenditori non è un’alternativa allo studio. ‘Non voglio studiare’ e quindi subentro nell’attività di famiglia o me ne apro una. E poi bisogna far presente che andare a lavorare in una impresa artigiana non vuol dire avere meno opportunità rispetto a un’impresa di grandi dimensioni, il welfare insito nel contratto artigiano non è da meno. C’è un grosso lavoro di comunicazione che va fatto, da un lato bisogna aprire ai giovani, e a chi studia, le aziende per capire cosa significa lavorare nel comparto, dall’altro dare corrette informazioni rispetto a cosa è il mondo dell’artigianato. Il futuro dell’impresa artigiana risponde ai bisogni dei territori che, se non perpetuati, portano a impoverimento sociale“.
Dalla discussione all’evento veronese di Athesis emerge ancora una volta l’importanza di connettere i diversi livelli del problema lavoro-formazione per capire dove e come cercare le soluzioni. Indispensabili restano le attività di orientamento – a tutti i livelli – ma, come rimarca il direttore Bosco, anche “una massiccia attività di comunicazione perché ricordiamoci che tantissime imprese non sono legate alla loro attività di categoria. Ma esserlo vuol dire avere informazioni, opportunità, formazione e quindi una crescita generale della cultura dell’imprenditore. Oggi il mercato ci dice che bisogna fare con una strategia di lungo periodo“.