Un sistema formativo che non sia più una piramide rigida ma un ecosistema flessibile, costruito sulla persona e sui suoi talenti. Una rivoluzione culturale, prima ancora che normativa, per trasformare la formazione tecnico-professionale da scelta di ripiego a percorso di eccellenza, con gli ITS Academy come punta di diamante.
È la visione delineata dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, durante l’incontro “I giovani e la sfida della formazione” al Meeting di Rimini. Un dialogo a più voci con docenti, dirigenti, imprenditori e con il presidente della Rete ITS Italia, Guido Torrielli, che ha messo a fuoco una delle principali sfide del Ministero: rendere la nuova filiera “4+2” la struttura portante del sistema, combattere il drammatico mismatch tra domanda e offerta di lavoro e portare gli iscritti degli Istituti Tecnologici Superiori a quota 40mila studenti.
Definiti dal presidente Torrielli “i mattoni nuovi” con cui costruire il futuro e una “rivoluzione del buon senso”, gli ITS sono al centro del piano di rilancio. “Insieme arriveremo, secondo me, a 40 mila”, ha dichiarato Torrielli, sottolineando come il modello italiano, basato sulla co-progettazione con le imprese e su una didattica laboratoriale avanzata, sia “un modello da copiare, un modello da invidiare” all’estero.
Il ministro Valditara ha confermato il pieno sostegno a questo percorso, assicurando di aver posto al ministro dell’Economia Giorgetti “fra le priorità, proprio il tema di continuare per i prossimi anni a finanziare l’ITS”. I fondi, ha spiegato, sono stati investiti per creare laboratori all’avanguardia, ma la vera scommessa per consolidare il sistema è la filiera formativa “4+2”. Questa riforma, che collega in un percorso organico il diploma quadriennale tecnico-professionale con i due anni di specializzazione negli ITS, crea “un naturale sbocco che consentirà agli ITS di affermarsi sempre di più”. Una struttura, ha rimarcato il ministro, che rappresenta “la grande vera differenza rispetto all’istruzione tecnico-professionale” di altri Paesi europei.
L’alleanza scuola-impresa per colmare il gap
Il successo di questa visione poggia su un dialogo costante e strutturato tra mondo della scuola e mondo del lavoro. Un’alleanza strategica per affrontare quella che Valditara definisce “una vera e propria emergenza nazionale”: la previsione di Unioncamere secondo cui, nel 2027, il 47% dei posti di lavoro rischierà di non essere coperto per mancanza di qualifiche adeguate. Su questo punto, l’intervento di Luca Bergantini, business unit manager di SCM Group, ha offerto la prospettiva del mondo industriale, evidenziando tre gap principali: uno di contenuti, con programmi formativi non sempre allineati alle esigenze aziendali; uno di genere, con la necessità di inserire più figure femminili nel settore manifatturiero digitale; e uno comunicativo, che vede ancora oggi percorsi come ITS e CFP percepiti da famiglie e studenti “come delle scelte di serie B”.
In uno scenario di “osmosi” virtuosa, i manager insegnano a scuola portando competenze innovative e le aziende contribuiscono, anche con finanziamenti privati, a potenziare i laboratori. Il dialogo è fondamentale anche per l’internazionalizzazione degli ITS, visti come strumento di “diplomazia della scuola” per formare competenze sia in Paesi partner, creando sviluppo, sia per attrarre talenti specializzati in Italia.
Una battaglia culturale per la dignità del lavoro
La sfida, hanno concordato tutti i relatori, non è solo economica o organizzativa, ma profondamente culturale. Si tratta di superare un retaggio, che risale alla Riforma Gentile, che ha sempre visto la formazione tecnica come secondaria rispetto a quella liceale. “Dobbiamo valorizzare le tante intelligenze che hanno pari dignità”, ha affermato Valditara, citando gli studi di Howard Gardner sulla pluralità delle intelligenze.
Questa valorizzazione passa da una didattica innovativa, che parta “dalla realtà per arrivare alla teoria”, e da un orientamento efficace. Il potenziamento delle figure del docente tutor e del docente orientatore, insieme a campagne di sensibilizzazione per le famiglie, mira a rendere la scelta del percorso di studi più consapevole e coerente con le attitudini di ogni studente. Come ha testimoniato Andrea Siciliano, docente dell’Istituto Alberghiero Don Gnocchi, le scuole professionali devono essere prima di tutto “luoghi di cultura” in cui i giovani imparano a “pensare ciò che fanno e a esprimere un ideale attraverso il proprio impegno”.
In questo quadro si inseriscono anche le altre riforme, dalla lotta alla dispersione esplicita (con i risultati del Decreto Caivano) e implicita (con i progetti Agenda Sud e Nord), fino al rafforzamento dell’autonomia scolastica, intesa non come libertà burocratica ma come possibilità di “un pensiero creativo, intelligente, di interpretazione del contesto”, ha sottolineato Paolo Maino, presidente Di.S.A.L. e dirigente scolastico ITE Gadda Rosselli (Gallarate). Un modello di scuola che, dalle fondamenta fino al suo vertice tecnologico negli ITS, mette al centro la persona, perché, ha concluso il Ministro, “quando un uomo riesce a realizzare i propri sogni e le proprie aspirazioni legittime, non ha più bisogno di deviare dal corso giusto della sua strada”.














