Il 2021 doveva essere l’anno degli ITS, con l’arrivo di una riforma ideata per rilanciare l’istruzione tecnologica superiore anche attraverso il finanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Riforma che tuttavia, entro il secondo anno di pandemia, non è arrivata. Anche il 2022 doveva essere l’anno degli ITS, con l’effettiva approvazione della tanto attesa riforma e quindi l’avvio, a cascata, degli investimenti e delle innovazioni. Sappiamo però com’è andata: a fronte di una crescita che si consolida in termini di numero di istituti, di corsi offerti e di studenti iscritti, quell’effetto di slancio e quel cambio di passo tanto atteso (come conseguenza della riforma) ancora non s’è visto. Non si può negare che gli ITS siano in ascesa, ma per raggiungere l’obiettivo annunciato di decuplicarne iscritti e diplomati nel giro di pochi anni ci vuole ben altro.
Forse, e come TuttoITS lo speriamo di cuore, l’anno degli ITS potrebbe essere il 2023. Mezzo miliardo di euro è pronto per essere ripartito tra gli istituti e sarà utilizzato, anzitutto, per finanziare un ammodernamento dei laboratori e degli strumenti didattici. Un ulteriore miliardo di euro dovrebbe essere alle porte. Una – almeno temporanea – stabilità politica fa confidare in quel minimo di continuità indispensabile per avviare processi di lungo corso che devono impattare sulla formazione e sui punti di contatto tra domanda e offerta di lavoro nel nostro paese. Una congiuntura economica non particolarmente favorevole lascia immaginare una ulteriore riscoperta delle professioni tecniche e tecnologiche, anello indispensabile per consentire alla nostra economia di essere bilanciata e solida. Una consapevolezza collettiva del valore degli ITS stessi che, piano piano, si sta diffondendo. E un indirizzo politico che, al pari di quello del governo precedente, sembra essere favorevole allo sviluppo del modello ITS.
Ma la missione di questo progetto editoriale non è osannare gli ITS, bensì fare giornalismo sugli ITS. Ebbene, immaginare che quella che abbiamo di fronte sarà una cavalcata trionfale è decisamente ottimista. Dal numero di domande che riceviamo quotidianamente in redazione dai nostri lettori (a redazione@tuttoits.it), e dall’impossibilità in molti casi di trovare una risposta ai quesiti che ci vengono posti, dobbiamo trarne il dato di una ancora profonda confusione per quanto riguarda gli aspetti normativi e amministrativi legati agli ITS: come è regolato il rapporto tra ITS e università? Come vengono (o non vengono) riconosciuti i percorsi ITS nei concorsi pubblici? A queste domande strutturali potremmo aggiungerne altre che spesso in redazione ci poniamo: come mai ancora così tante persone ignorano l’esistenza stessa degli ITS? Quali elementi fanno da collo di bottiglia a un boom di iscrizioni che – dati alla mano – ancora non si vede? Come superare quell’obsoleto retaggio culturale secondo cui la formazione tecnica è una formazione di serie B? Con quali strategie si potrebbe ridurre quel divario di genere ancora così ampio in termini di frequenza e completamento dei percorsi ITS?
Quello che sappiamo per certo è che il 2023 sarà un anno in cui si parlerà molto di ITS, per ragioni politiche, economiche, tecnologiche, strategiche e normative. Noi continueremo a farlo qui su TuttoITS, come sempre in modo indipendente, trasparente, quanto più possibile oggettivo (consapevoli che l’oggettività assoluta non esiste), rigoroso e quotidiano, concentrandoci sulla qualità prima ancora che sulla quantità. Faremo domande – anche scomode se serve – e cercheremo risposte, a beneficio dei veri destinatari del nostro lavoro: i lettori. Con l’auspicio che fare giornalismo autentico, sempre puntuale e all’occorrenza critico, sia il migliore aiuto che possiamo offrire per fare sì che gli ITS crescano stabili e in salute. E che non solo il 2023, ma anche tutti quelli successivi, siano gli anni degli Istituti Tecnologici Superiori.