Potrebbe accadere che finiti i due anni di formazione presso un ITS un ragazzo voglia proseguire con gli studi. C’è magari la curiosità suscitata da alcune materie incontrate durante la formazione ITS e l’università potrebbe essere una buona opportunità di approfondimento e di ampliamento delle proprie competenze e possibilità lavorative.
Purtroppo però il passaggio dalla formazione ITS all’università è ricco di ostacoli. Ne abbiamo individuati dieci principali.
1. La accettazione di uno studente ITS
Non tutte le università si mostrano così aperte nell’accettare uno studente proveniente da un ITS. Non è detto, infatti, che il percorso effettuato venga riconosciuto. Molto dipende anche dall’affinità tra laurea scelta e ITS frequentato.
Se una persona cambia percorso di studi, scegliendo una facoltà che non è attinente con quanto seguito presso un ITS, allora saranno pochi i crediti riconosciuti. Magari rientreranno tra gli esami superati solo le certificazioni linguistiche e informatiche.
2. Il riconoscimento dei crediti
Le università possono riconoscere i crediti formativi (CF) accumulati durante gli anni di formazione presso un ITS. Tuttavia, il calcolo può variare da un ateneo all’altro. Dipende, infatti, come vengono valutati i singoli corsi proposti da un ITS in relazione alle esigenze dell’università. In altre parole, dipende se l’ateneo considera abbastanza approfondita la preparazione ottenuta da un certo corso ITS oppure no. In ogni caso, il punteggio riconosciuto potrebbe essere pari a 40 CF, sui 120 che fornisce un ITS.
3. Richiedere la certificazione dei CF accumulati presso un ITS
Ottenere la certificazione dei crediti formativi accumulati non è sempre automatico. Molti ITS forniscono i CF solo dopo richiesta al Comitato Tecnico Scientifico dell’ITS. La domanda può essere inviata solo dopo il completamento del periodo di formazione presso un ITS. Ciò avviene contrariamente a quanto indicato dal sito Miur che sostiene un riconoscimento dei crediti formativi anche senza il completamento del percorso formativo.
La certificazione dei CF può arrivare dopo un certo periodo di tempo, cosa che potrebbe rallentare l’iscrizione all’università.
4. La difficoltà di confrontare i piani di studio
Un piano di studio è formato da tutti i corsi seguiti da uno studente, con relativi esami sostenuti. È un quadro generale del percorso formativo selezionato dallo studente. Alcuni esami sono obbligatori e propedeutici ad altri. Significa che, se non si superano certi esami, non è possibile sostenere i successivi. In pratica, quando si confrontano piani di studi con corsi denominati in modo diverso, con descrizioni non troppo dettagliate o parziali, è difficile trovare le corrispondenze.
È quello che accade anche nel passaggio dall’ITS all’università (ma anche nel percorso inverso, dall’università all’ITS). È difficile confrontare i piani di studio e per questo alcuni ITS si sono seduti a tavolino con i docenti di alcune facoltà affini per stabilire quanto valgono gli esami degli Istituti Tecnologici Superiori e quali corsi sono invece da integrare nel passaggio da un percorso di studi all’altro.
Si tratta di identificare in modo congiunto le competenze degli studenti e gli standard richiesti da entrambi i percorsi.
Anche uno studente potrebbe incontrare la stessa difficoltà perché per lui potrebbe essere difficile identificare l’ateneo e il percorso di studi più affine alla propria formazione ITS. Questa difficoltà si ripercuote sulla quantità di crediti formativi riconosciuti.
5. La difficoltà nel riconoscere gli insegnanti (e gli insegnamenti)
Gli atenei richiedono certe qualifiche per gli insegnanti che sostengono i corsi di studio. È uno standard che spesso gli ITS non possono assicurare. Gli obiettivi sono diversi: gli ITS hanno bisogno di esperti che formino al lavoro. Per questo cercano i propri insegnanti tra professionisti dei diversi settori.
I professionisti coinvolti dalle università sono persone con una carriera accademica, che solo in alcuni casi hanno anche esperienze lavorative al di fuori degli atenei. Per le università diventa, quindi, difficile stabilire gli standard qualitativi dei corsi e degli insegnanti che li tengono. Occorre forse rivedere le modalità di valutazione dei curricola.
6. Gli esami riconosciuti solo parzialmente
Proprio a causa di queste difficoltà di paragone tra un percorso e l’altro, può accadere che nel passaggio dall’ITS all’università alcuni esami vengano riconosciuti solo parzialmente. Ciò significa che una volta effettuato il passaggio all’università sia necessario integrare le proprie competenze con ulteriori nozioni e con ulteriori prove di esame.
7. Unica possibilità: le università associate a un ITS
Per facilitare la formazione superiore c’è stato il tentativo di aprire canali privilegiati per il passaggio dall’ITS all’università. In definitiva, lo scopo principale è favorire l’istruzione superiore per elevare le competenze della nuova generazione di lavoratori.
Tuttavia, questo sistema ha talvolta condotto a una sorta di accordo esclusivo tra ITS e alcune facoltà. Il passaggio per ottenere la laurea diventa, quindi, possibile ma obbligato. Talvolta, la strada per arrivare all’obiettivo della laurea è unica e spesso anche a pagamento. In sostanza può succedere che, terminato un certo ITS, sia possibile iscriversi solo presso un’università e solo a pagamento.
8. La doppia iscrizione incompatibile
Se una persona è iscritta presso un ITS non può contemporaneamente iscriversi all’università. Mentre è possibile iscriversi contemporaneamente a due corsi universitari.
9. Chi si diploma presso un ITS potrebbe perdere l’anno accademico
Dato che la doppia iscrizione è incompatibile, molte volte uno studente ITS si ritrova a sostenere l’esame di diploma finale proprio mentre inizia l’anno accademico. Presso gli atenei spesso il periodo di iscrizione è dilatato nel tempo, ma non è sempre così. Quindi, qualche neodiplomato ITS potrebbe essere costretto a perdere il suo primo anno di immatricolazione.
10. Che cosa accade a chi ha conseguito un quinto livello EQF all’estero?
Se una persona ha conseguito il V livello EQF all’estero – cioè lo stesso livello di competenze che in Italia si ottiene frequentando un ITS – come viene valutato dall’università italiana? Andando a sbirciare le regole per gli accessi agli atenei italiani sembra che vengano considerati validi come accesso all’università solo i bachelor o i master degree, cioè i titoli equivalenti alle nostre lauree triennali e quinquennali.
In ogni caso, chi possiede titoli ottenuti all’estero deve dimostrare che:
- un’università o un altro istituto di formazione superiore abbia rilasciato il titolo;
- il titolo estero sia una qualifica ufficiale del sistema di riferimento;
- il titolo sia un titolo accademico finale di 1° o 2° ciclo;
- il titolo sia riconosciuto da un’università o da altri enti (per esempio, CIMEA) o ministeri deputati alla convalida del documento.
Hai trovato altri problemi nella fase di passaggio tra ITS e università? Segnalali alla redazione di TuttoITS redazione@tuttoits.it